Capitolo 1

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Eccomi qui,nuovamente,pronta per iniziare un nuovo anno lontano da quella che oramai considero la mia seconda casa ovvero la terra soprannominata dei pastori o più conosciuta con il nome Sardegna.Eccomi qui,a fare il cambio di stagione,a mettere da parte i costumi che per tre mesi mi hanno accompagnato ,a impilare le canottiere che per tutta l'estate ho bagnato con l'acqua fresca della piscina comunale del mio paese ,Milano.Eccomi qui,a ripensare a tutto ciò che ho fatto da quel meraviglioso dieci giugno,momento in cui sono iniziate le vacanze estive.Le serate piene di cazzate,le feste in maschera,i bagni,la piscina,il mare,il sole,i compiti rimandati all'ultimo secondo,la musica a palla ,i romanzi letti sotto il sole cocente,le albe,i tramonti,gli after,i pianti,le risate ,le litigate,le nuove amiche e i "summer"incisi sulla morbida sabbia della Toscana hanno fatto si che quest'estate fosse stupenda,indimenticabile.Stamattina però,al mio risveglio,alla luce del mio cellulare ,la prima notifica che i miei occhi si sono ripromessi di leggere dice così :"inizio scuola".In questo modo é iniziato il quattordici settembre,giorno tanto atteso,che dá il via al suono della prima e assordante campanella,rumore che per tre mesi non ho più sentito,rumore che per tre mesi si é trasformato in quello delle forti onde contro gli appuntiti scogli.Ed è con questa melodia,ossia l'armonia più bella del mondo che varco la soglia della mia classe e mi riemergo nella mia vita quotidiana ,riempita da libri e note sul registro.Entro in classe tutta trasandata,mi siedo accanto a Caterina,la mia migliore amica e iniziamo a parlare delle vacanze estive fino all'entrata della nostra professoressa di francese ,la signora Leroy,donna gentile e premurosa che si occupa di noi come fossimo suoi figli.Inizia con il chiederci come sono andati questi tre mesi,per poi continuare con le raccomandazioni del nuovo anno e per poi concludere con ciò che faremo in terza media,classe che mi spaventa molto,visti gli esami che dovremo svolgere a giugno.
Un'ora passa abbastanza velocemente,e l'insegnante lascia spazio al docente dell'ora successiva,l'istitutore di matematica,uomo saggio ma allo stesso tempo eccessivamente severo ,che appena entrato in classe ritira i compiti che ci aveva assegnato prima della fine della scuola.
Ed é proprio in questo istante che iniziato i soliti e frequenti problemi.Guardo Caterina spaventata e pallida,le mani mi sudano e le gambe mi tremano.Caterina si accorge della mia reazione e mi guarda intimorita.
"Ho d-dimenticato il quaderno"le sussurrò nell'orecchio
Il professore ci lancia uno sguardo torvo ma ci ignora
"Che quaderno?"chiede preoccupata
"Quello con tutto i compiti di matematica"piagnucolo io
Ora il docente,é dietro di noi,pronto a ritirarci gli esercizi che per molte settimane ho svolto ma che ora non riesco più a ritrovare nel mio nuovo e disordinato zaino.
"Signorina Fontana,i suoi compiti prego"
Impallidisco tutta d'un colpo,la mia amica mi guarda spaventata e i miei compagni iniziano a parlare tra loro,come se dimenticarsi il quaderno a casa fosse la cosa più strana al mondo.
"Non dirmi che..."inizia lui
Ma proprio in quel momento il citofono della classe suona,l'insegnante va a rispondere e la classe inizia a parlare,ridere,urlare e scherzare.
Io sempre più spaventata mi guardo attorno ,come in cerca di una possibile soluzione.
"Fontana in segreteria"urla quello che si può considerare un professore
Con la gola serrata mi dirigo verso il piano terra,preoccupata di ciò di cui ha bisogno la segretaria ma allo stesso tempo sollevata per aver rimandato le ramanzine e i castighi a più tardi.
Arrivo in circa due minuti e solo allora noto mia madre che parla allegramente con Ilaria,la collaboratrice nonché
aiutante della scuola.
"Tieni e la prossima volta collega la testa quando fai lo zaino"dice mia madre con un sorriso consegnandomi gli esercizi.
La ringrazio e corro su per le scale come una pazza,travolgendo una ragazzina dai capelli rosso fuoco ,che mi guarda male ma che non ribatte.Prima di entrare in classe nascondo il quaderno sotto la maglietta a strisce blu e bianche ,cerco di ritrovare il fiato e di far ritornare normale il battito del mio cuore.
Appena varco la soglia dell'aula mi risiedo al mio posto,normalmente,tiro fuori senza farmi vedere il blocco e lo consegno sorridendo all'istitutore ,che mi guarda soddisfatto ma nel contempo sospettoso.Faccio l'occhiolino a Caterina e proprio in quell'attimo la terza campanella nelle ultime tre ore,si fa strada in noi,accendendo nelle nostre teste il termine intervallo.Durante quest'ultimo,spiego alla mia amica la gentilezza della mia figura materna e ci rimettiamo a parlare di quel ragazzo che negli ultimi mesi le sta facendo letteralmente perdere la testa.Il resto della giornata passa tranquillamente e finalmente mi ritrovo davanti a un bel piatto di patatine fritte completate da una porzione di lasagna fumante.Passo il primo pomeriggio a ascoltare "Libro bianco"di Lodovica Comello,il mio più grande idolo e accompagnata dalla dolce voce di questa semplice ragazza friulana mi domando cosa farò più tardi ,visti i compiti assenti e il bel sole che entra dalla finestra e che si riflette sui miei capelli.
Mando un messaggio alla mia amica,proponendole un giro in piazza Duomo ,e naturalmente lei da vera amante dei vestiti mi risponde subito,accettando la mia grande idea.Ci diamo appuntamento per le quattro in punto davanti alla stazione della metropolitana,così apro il mio armadio e l'ora successiva la trascorro provando vari look per poi scegliere un paio di jeans a vita alta e una maglietta a maniche corte con scritto una frase ironica.Completo il tutto con un paio di zeppe rosa pallido e con una borsa indaco comprata a Budapest tre anni fa.Mando un messaggio a Caterina dicendole che sto arrivando e mi dirigo verso la stazione correndo come una matta e andando quasi a sbattere contro un palo della luce.Arrivo alla fermata e abbraccio quella che oramai considero una sorella,ragazza che considero la mia unica confidente e l'unica che mi sa sempre capire ed ascoltare.Come al solito é vestita perfettamente,il vestitino senza maniche che indossa é completato da una lunga collana di perle ,da un paio di tacchi altissimi e da una borsetta bianca a tracolla,regalo ricevuto da me al suo ultimo compleanno.Distolgo lo sguardo dal suo fisico perfetto e scendiamo dalla metropolitana,sognando ad occhi aperti le tante gonne che potremmo comprarci se mai un giorno fossimo famose.
Giriamo per circa un'oretta tra negozi di vario genere e finalmente riusciamo a fermarci in un semplice bar per comprare un succo di frutta alla pesca.Io mi metto a leggiucchiare il nuovo romanzo che ho appena comprato alla Mondadori e la mia amica tira fuori i suoi due nuovi maglioni gialli comprati da Subdued.
"Non vorrai mica metterti a sfilare qui?"chiedo ridendo
"Sono pazza,ma non fino a questo punto"replica lei sorridendo
Quanto mi piace quel sorriso,quel sorriso che fa sorridere anche me,quel sorriso che ho incontrato in prima elementare e che non ho più abbandonato.Amo Caterina con tutto il mio cuore,è la mia unica e migliore amica.Lei è la sola che mi conosce davvero ,la sola persona che capisce quando voglio parlare,confidarmi o scherzare.Mi distolgo dai miei pensieri,sentendo la soave voce della mia sorellina chiamarmi.
"Dai paga "ordina facendomi l'occhiolino
"Ma anche no "
Alla fine ognuna di noi si paga la propria bibita e ci dirigiamo verso il nostro negozio preferito dove Caterina  compra una minigonna e un paio di ballerine nere mentre io come al solito esco a mani vuote.
Ci avviamo verso la fermata della metropolitana, ma appena facciamo due passi la mano della mia amica inizia a tremare,il mio sguardo si posa sul suo e vedo i suoi occhi puntati su un qualcuno in direzione del Duomo.La mia vista  in quattordici anni aveva assistito a tanti spettacoli,ma quello davanti a me era sicuramente uno dei migliori.

Un sogno ad occhi apertiWhere stories live. Discover now