Capitolo 4

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KRISTEN



Apro gli occhi e mi accorgo subito che la sveglia non ha suonato. Ci risiamo, anche questa mattina arriverò in ritardo!


Il professor White era così felice in questi giorni, visto che riuscivo ad arrivare perfino in anticipo alle sue lezioni.


Mi alzo dal letto e mi rendo conto che è tutto troppo calmo, fino a quando non realizzo che OGGI È DOMENICA! Controllo il telefono e noto che sono solo le sette del mattino, così decido di rimettermi a letto, visto che è ancora presto. Sincronizzo la sveglia un paio d'ore più tardi e poso il telefono sul comodino, per poi addormentarmi di nuovo. Diverse ore dopo stacco la sveglia e corro subito in bagno a lavarmi, la giornata è lunga e le cose da fare sempre tante.


Una volta pronta, lascio la stanza recandomi nella casa dei ragazzi, dove non metto piedi da giorni, esattamente da quando Nicholas ha fatto la sua apparizione nella stanza di Steve, sorprendendoci.


Non sono andata nemmeno a pulire casa e loro non si sono preoccupati minimamente di me.


Appena entro noto un enorme senso di pace. Sicuramente dormono ancora tutti.


Questa mattina farò grandi pulizie, non prima di aver fatto un'energica colazione. Come al solito, una volta finito, metto tutto in ordine in cucina e dopo vado nel salone comunicante dove intravedo uno stereo. Sono di buonumore oggi e non ci penso più di tanto a mettere un cd a caso e alzare il volume al massimo. La prima canzone che parte è di Iggy Azalea.


Inizio a spolverare, ma dopo dieci minuti mi accorgo che la casa è ripiombata nel silenzio. Mi giro per controllare e vedo i ragazzi con una faccia sconvolta e quel presuntuoso di Nicholas con la presa dello stereo in mano.


«Ma che fai?» chiedo innervosita.


«Tu che fai? Ma sei scema? È domenica, non è ancora mezzogiorno e tu alzi lo stereo a tutto volume?».


Credo di averlo fatto infuriare, ma decido di ignorarlo.


«Sto parlando con te!» tuona e diventa impossibile non incrociare il suo sguardo.


«Non vedo dove sia il problema! E lo scemo qua sei tu, non io» ribatto incrociando le braccia.


«Sei una fottuta rompipalle» mi dice per tutta risposta, lanciando la presa in aria.


Ma dove sono finita?


«Vaffanculo!» sbotto alzando la voce e lui ricambia facendo lo stesso.


«Ragazzi, prepariamoci. Andremo ad allenarci prima, visto che qualcuno ci ha svegliati». Improvvisamente quel senso di pace che c'era prima, si trasforma in un rumoroso mormorio pieno di lamentele.


Vanno via e mi fanno tutti il dito medio, tutti tranne lui. Steve va via facendomi un occhiolino e rivolgendomi un sorriso.



***



Finalmente ho finito di pulire tutta casa. Sono esausta. Non solo è domenica e ho deciso di adempiere ai miei doveri, ma questi tizi hanno pure il coraggio di trattarmi male. Valli a capire gli uomini.


Mi resta da fare solo il bucato e poi posso lasciare questo posto e dedicarmi finalmente a me.


Programmo la lavatrice e vado nell'enorme cucina per mangiare qualcosa.


«Buon appetito, piccola». La voce di Steve mi fa sussultare. Beccata con le mani nel sacco, o forse, sarebbe meglio dire nel frigo.


«Ehi, ehm, già di ritorno?». Che imbarazzo.


«Sì, ne vorrei anche io un po'» dice guardando il mio piatto.


«Questo è mio. Tu puoi sempre preparatelo da solo» aggiungo ridendo per sdrammatizzare la situazione ed evitare ulteriori problemi.


«No piccola, mangerò dal tuo piatto».


«Mi è passata la fame».


«Non dirmi che per te sarebbe un problema condividere il tuo pranzo con me» chiede sorpreso, prendendo due birre dal frigo e porgendomene una.


«Ma tu non esci mai? Stai sempre in casa a studiare; là fuori c'è la vera vita, piccola». Che gli importa di quello che faccio? La vita fa schifo, almeno la mia. Con il lavoro che faccio vedo tanta di quella merda che nemmeno lui può immaginare.


«La mia vita va bene così com'è» dico con un sorriso tirato, ma la verità è che la mia vita non va assolutamente bene.


«Perché mi hai baciata l'altro giorno?».


«Perché mi piaci».


Wow! Diretto il ragazzo.


«Credo tu abbia frainteso. La nostra conversazione era mirata più ad una semplice conoscenza. Che situazione imbarazzante» bevo un po' di birra, sperando che non noti il rossore sul mio viso.


«Sei più bella quando diventi rossa. Non c'è nulla di imbarazzante, se non vuoi frequentarmi basta dirmelo» dice lui, sempre con quel sorriso stampato in viso.


«Be', non volevo dire questo, ma forse è meglio se restiamo solo amici» sorrido, eppure non sono molto sicura della mia scelta.


«Ok. Allora pretendo di conoscere la mia nuova amica Kristen Price e di portarla fuori per farla ridere un po', visto che è sempre acida». Scoppio a ridere come una matta, spingendolo dalla sedia.


«Scemo. Gli altri dove sono?».


«Gli altri, oppure Nicholas?» chiede lui serio.


Resto basita per la sua risposta. Non avrà mica pensato che mi possa interessare Nicholas?


«Guarda che a me non piace Nicholas. È un bel ragazzo, non lo metto in dubbio, però non mi piace in quel senso» cerco di spiegare.


«Ok. Meglio per te» dice lui.


«In che senso?» chiedo confusa.


«Non sai nulla della sua storia? Lo sanno tutti al college» sibila infine.


«Non mi piace dare adito alle voci da corridoio» dico ancora finendo la mia birra.


«La sua ragazza è morta in un incidente stradale».


Mi si ghiaccia il sangue nelle vene e improvvisamente mi sento triste.


«Non ne sapevo nulla. Era con lui in auto?».


«No. È una storia molto complicata» afferma.


«Quale sarebbe la storia complicata?», parli del diavolo e... entra in cucina con tutti gli altri, prendendo delle birre dal frigo.


«La storia complicata è... insomma...», Steve mi ammonisce con uno sguardo omicida.


«Le ragazze impiccione come te non le sopporto, le trovo frivole.»


Mi ha appena dato dell'impicciona? Sul serio?


«Senti tu, sarai anche un figlio di papà con le tasche piene di soldi, ma la prossima volta che osi parlare di me in quel modo, ti tiro un calcio nelle palle così forte da fartele risalire fino in gola».


C'è un momento di impasse dove tutto sembra sospeso, poi i ragazzi iniziano a ridere dicendo: «Nicholas, la ragazza è una tipa tosta».


«Sei una stronza del cazzo» sentenzia e quello è il momento in cui io perdo il controllo, lanciandogli la bottiglia della birra addosso, che lui riesce a evitare abilmente, mandandola a schiantarsi sul frigo.


«Sei uno stronzo!».


Mi alzo dalla sedia per andare via, però mi blocco quando davanti a me appare Jesse.


Che ci fa lui qui?


S

pazio autrice 😍❤

Ragazze sono felice che la storia vi stia piacendo. Grazie di cuore.💕

Sotto Il Cielo Di New Haven|| CARTACEO || Wattys 2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora