Rowyn desidera solo liberarsi dal ruolo di futura moglie e pedina che le è stato cucito addosso per secoli. È la ragione per cui, durante la sua festa di fidanzamento, scappa nel Reame Mortale. Confida nella Luna Nuova, che renderà impossibile aprir...
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Indietreggiai per sottrarmi al tocco di mia madre, che adesso mi sembrava... sbagliato. Sudicio. Mi stupivo di essere stata così ingenua, seppur per poco, da credere che Inadan del Buio provasse dell'affetto nei miei confronti e che fosse davvero dispiaciuta per la nostra separazione.
Invece, proprio come mio padre, mio fratello e re Nieldris, voleva soltanto usarmi. Lo aveva appena confessato, con il tono di chi affronta un argomento di poco conto.
Ma la mia vita non era di poco conto e non avrei più permesso a qualcuno di farmi credere il contrario.
Cominciai a tremare, a nulla valsero gli sforzi di impedirlo e di mostrarmi forte e risoluta di fronte a lei. A cosa sarebbe servito, dopotutto? Ci aveva già battuti. L'intensità della sua magia – infinitamente più potente della mia, di quella di Fearghal e Tuala, di quella di Kalden – mi scivolava sulla pelle, tirandosi dietro brividi di freddo, paura e rimorso.
«Mi... mi hai voluta qui... per questo?» Mi fermai per deglutire e riprendere il controllo della mia voce. «Ti servo per un folle piano di conquista? Come? Perché?»
Nella mia mente, niente di ciò che mi aveva detto aveva senso, e anzi dava origine a nuove domande, che si aggrovigliavano le une sulle altre e aumentavano la mia confusione.
«Hai notato di non aver incontrato nessuno, qui? Hai notato che non ci sono altre fate? Hai sentito il silenzio? Il vuoto che permea la mia corte?» mi domandò in risposta, con gli occhi sgranati, manifesto di una pazzia che mi augurai di non aver ereditato. «Ti sei chiesta il motivo, figlia? O sei troppo ottusa per averlo trovato strano?»
Certo che lo avevo notato e lo avevo trovato strano, avevo semplicemente scelto di interrogarmi più tardi sul motivo di quella situazione atipica, tenendo conto del fatto che non conoscevo nulla delle Terre Unseelie.
«Me ne sono accorta, non sono né stupida né ottusa» sibilai.
Inadan incrociò le braccia dietro la schiena e iniziò a camminare avanti e indietro di fronte a me, come se avesse dell'energia in eccesso da sfogare.
«La magia delle tenebre sembra una magia uguale a tutte le altre, come può esserlo controllare la luce o gli elementi naturali» ricominciò a spiegare. La sua voce aveva la stessa consistenza di una notte senza luna e senza stelle, quando il buio è ovunque e sovrasta ogni cosa. «In verità, le tenebre ti consumano.» Si portò una mano al petto per enfatizzare la sua affermazione. Avrei giurato di aver visto un baluginio di dolore attraversarle il viso, ma non mi lasciai impressionare da quello che poteva essere un trucchio. «Le tenebre sono vive, hanno una coscienza forte, corrosiva. E se nasci insieme a esse, se cresci imparando a conviverci, di notte, di giorno, in ogni momento della tua esistenza... beh, allora non puoi ignorarle. Mai.»
Il mio sguardo scattò in basso, verso le mie mani, che solo pochi minuti prima avevano dato vita alle stesse tenebre di cui parlava Inadan. Tenebre che mi avevano di nuovo colorato la pelle di nero fino alla curva del gomito, come era accaduto dopo la strage dei Fachan. Tenebre che non potevo strapparmi via di dosso, perché erano mie, e io ero loro.