LA BATTAGLIA

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Appena Alyon aveva saputo della perla ci aveva subito liberati. Voleva riallacciare i rapporti, ma mentre mi parlava facevo finta di non ascoltarlo. Si scusava, diceva di non aver avuto altre possibilità, si sforzava nel fingere di piangere. Io però non ho visto neppure una lacrima. Poi mi ha chiesto cos'era successo a mia madre. Alla parola "morta" i suoi occhi erano diventati umidi. Tutta impressione, non gli ho creduto e sono andata via.
Ormai la battaglia è vicina. È stata dura scegliere con chi schierarmi: con i drow o con gli elfi? In realtà sono parte di entrambi i popoli. Con i drow non mi sono mai sentita a mio agio, tutti mi avevano tagliato fuori, ma erano stati sinceri. Gli elfi mi hanno accolta, ma si sono rivelati dei gran bugiardi. La decisione è stata difficile, ma alla fine mi sono schierata con le armi elfiche. Ho pensato che se la perla bianca sia comparsa in loro aiuto ci fosse un motivo. Inoltre, per quanto squallido sia il loro re, la maggior parte degli elfi è buona, creature intelligenti, reagiscono solo per difesa. È per questo che combatterò: per i più deboli.

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La tromba squilla. È il segnale. La battaglia sta per iniziare. Sono seduta su un ponycorno, le sue ali non sono del tutto sviluppate, ma abbastanza forti per volare. Alla mia destra c'è Admir. Dentro l'armatura sembra un elfo qualunque. Siamo nel mezzo dell'esercito. In testa c'è Alyon. Non sarà un buon padre, ma devo ammettere che è un ottimo soldato. Abbiamo a lungo discusso di un piano, un piano per evitare questa battaglia, battaglia che potrebbe diventare l'inizio di una guerra. Al secondo squillo di tromba alzerà la perla bianca, in modo che anche Tolak possa vederla. Forse si potrà evitare lo scontro. Io però Tolak lo conosco. Tenterà di tutto per vincere, anche l'impossibile. Prima del secondo squillo, sprono il mio ponycorno e occupo la prima fila, accanto a mio padre. Si gira dalla mia parte, scuote l'elmo.
Inizio:-Vorrà combattere comunque. Mostrargli la pietra sarebbe un errore. Perderemmo qualsiasi vantaggio.-
-E allora cosa consigli di fare? Non provare a fermare questa inutile battaglia? Lasciar morire un sacco di persone?-
-Gli diremo come stanno i fatti. Lui non sa qual è il potere della perla nera.- Riprendo fiato:-Non sa che morirà anche lui. Tolak è un sovrano egoista. Non gli importa del suo popolo. L'importante è che i suoi sudditi eseguano ogni suo ordine.-
-Pensi che dopo tanta fatica se ne tornerà indietro senza nemmeno averci provato? Cosa ti fa credere che ci crederà.- Alza un sopracciglio. In quel gesto riconosco il mio disappunto e questo mi fa male.
-Io ci provo.- Sculaccio il ponycorno e avanzo verso l'esercito nemico.
Non pensavo che Alyon mi avrebbe seguita. Lungo il tragitto non ha fatto altro che dirmi che è una pazzia. Ho fatto finta di nulla. Sono un esperimento, no? Cosa gli interessa se provano ad uccidermi?

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Avere un colloquio con Tolak è stato difficile, si trovava nell'ultima fila del più lontano schieramento. Che codardo! Appena saputa la verità non ci aveva creduto, aveva solo saputo darmi della traditrice. Poi lo avevo afferrato per il colletto dell'armatura e lo avevo tirato a me:-Avanti, Tolak, non credi che se ti avessimo voluto uccidere a quest'ora saresti già morto?- Avevo continuato nonstante le numerose frecce puntate alla mia testa:-Finché sei in tempo scappa. Anche noi abbiamo la nostra arma speciale. Evitiamo questo inutile spargimento di sangue.- Mi aveva risposto semplicemente che avrebbe dovuto tenermi d'occhio. Non mollava la presa. Voleva andare incontro ad un suicidio. Non avevo avuto altra scelta:-Come la prenderanno i tuoi sudditi quando sopranno com'è avvenuta la tua ascesa al potere, dei tuoi numerosi delitti, come reagiranno al sapere che io sono tua nipote?- Aveva spalancato gli occhi. L'avevo sorpreso con tutte quelle informazioni. -Mia madre mi ha detto tutto prima di morire, mi ha ordinato anche di restare nascosta se qualcuno fosse andata a rapirla nel sonno. Inizialmente non capivo, ma quando ti ho visto intingere una punta nel veleno e poi ammazzarla... Oh sì che ho capito.-
-Ah sì? E chi pensi che ti crederà? E se ti uccidessi chi fornirebbe ai miei sudditi queste riprovevoli informazioni?- Cercava di essere impassibile, ma la sua sorpresa era evidente.
A questo punto avevo iniziato a mentire e con le sue espressioni Alyon mi teneva il gioco:-Diciamo solo, Tolak, che le tue guardie hanno già rallentato la presa sulle frecce, diciamo solo che ho raccontato di tutti i tuoi crimini a gran parte della popolazione elfica e diciamo solo che ho delle prove per dimostrare le tue colpe.- Poi lo avevo spintonato via. Tra me e mio nonno passarono alcuni secondi. Eravamo come soli tra quella miriade di gente. Poi aveva rotto il silenzio:-Oggi hai vinto, Fanie, ma la prossima volta ti ucciderò con le mie stesse mani. Questo non è un addio, ma un arrivederci. Io tornerò e allora gli elfi imploreranno la mia clemenza.-
L'esercito era tornato nelle ferite della terra, ma non ero del tutto compiaciuta, il mio istinto mi diceva che non ero più al sicuro perché se Tolak promette qualcosa, allora mantiene la sua promessa.

Ora, a distanza di qualche giorno, ho capito davvero ciò che ho fatto. Ho allontanato la battaglia, ma non l'ho evitata del tutto. Guardo il cielo. Quando il vento sgombra la volta celeste da nuvole cariche di pioggia le allontana, ma prima o poi quelle nuvole tornano più cariche di prima. Quel colloquio non è stato altro che la firma di un contratto di guerra. Lo spargimento di sangue sarà maggiore del previsto.

Giro tra le mani la foto che raffigura me e mia madre. Ora mi trovo stesa sull'erba, sotto lo stesso albero dove Amdir mi ha baciata. Dopo quei baci ne sono seguiti altri, sempre più insistenti. Mi ha detto che aveva deciso di non seguirmi perché pensava che mi volessi riappacificare con mio padre. Quando aveva visto che ci stavamo dirigendo verso l'esercito nemico gli era balzato il cuore in gola. Aveva cercato di raggiungerci, ma gli altri elfi non glielo avevano permesso.

Oh, eccolo lì che arriva scuotendo la bella chioma ai raggi del sole. Ormai tutti sanno della nostra storia, anche Alyon, ma dal giorno della "battaglia scampata" non mi sono più avvicinata a mio padre. Ogni tanto ci siamo scambiati qualche occhiata. Chissà, forse riuscirò a perdonarlo e lui imparerà ad amarmi. Anche se non lo do a vedere in realtà io già gli voglio bene, ho sempre desiderato avere un papà e ora ce l'ho.
Admir mi si siede accanto. Le nostre labbra si incontrano. Rimangono unite come due calamite. Ognuna conosce perfettamente le curve dell'altra. Gli getto le braccia al collo. Poi mi scosta dolcemente e mi accarezza la guancia.
-Sai Drow,- Ormai mi chiama sempre così, è diventato il mio soprannome:- io non credo di essermi innamorato di te.- Fa una piccola pausa. Non ho paura delle sue parole. Con impazienza aspetto quelle successive:-Io sono sicuro di essermi innamorato di te!- Il suo sguardo, le sue parole, il suo fiato, tutto di lui mi fa avvampare le guance. Lo fisso diritto negli occhi, fa uno strano effetto pronunciare queste parole:-Ti amo!-
Per la prima volta non c'è insicurezza in ciò che dico. La mia voce è ferma e decisa. Io lo amo, ma ho timore che questo amore possa farmi soffrire. So che lui non mi farà mai del male, ma gli altri lo useranno come arma per fare a brandelli il mio cuore.

W.Concorso.Storie-Io solo la DrowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora