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Harry giocava con i propri pensieri, quella notte. Il soffitto della sua camera era illuminato dalla fioca luce della lampadina, e non trovava versi per chiudere gli occhi e dormire.
Semplicemente, non ci riusciva.
Gli prudevano le mani, voleva alzarsi in piedi e correre sotto la pioggia, urlare quanto fosse felice e pensare come la vita fosse bastarda con lui.
Era arrabbiato, deluso di sé stesso che il suo cuore ora fosse esposto. Ma, nel profondo, l'unica cosa che desiderava era passare una mano tra i suoi lineamenti delicati.

E, magari, l'avrebbe fatto.

"Harry" Melanie lo richiamò, mentre dipingeva linee astratte su una tela altrettanto nera.

"Se dipingi nero su nero non otterrai niente" aggiunse, posando ai suoi piedi la tracolla marrone consunta.

"Non ho ispirazione, Mel."

"Posso aiutarti in qualcosa?" chiese lei, perdendosi negli occhi verdi di lui.

Harry non sapeva che dire, perché era del tutto certo che quella tela sarebbe rimasta nera, che il muro di camera sua sarebbe per sempre rimasto bianco.

Ma mentì, comunque. "Dimmi che cosa ti piace di me."

Era sorpresa, e cercò in tutti i modi di sollevare quella conversazione, ma Harry non aveva orecchie per sentire qualche stupido discorso messo a tacere. Lui lo voleva sapere, lo doveva sapere.

"Perché lo vuoi sapere, Harry?"

"Perché dopo saprò se baciarti o no."

E, proprio in quel momento, Melanie non ascoltò il suo cervello, ma seguì l'istinto.

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