CAPITOLO TERZO - parte 1

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Così come le cose in un attimo possono sembrar prendere colore, in un attimo possono anche perderlo.
E così tutto torna grigio e nero.
Toby strinse i pugni, singhiozzando, mentre una lacrima cadeva sul pavimento. La sua mente era offuscata, appannata, confusa da un vortice di emozioni e pensieri che si accumulavano.
La paura, la disperazione, il dubbio, il terrore iniziarono a scavare nei meandri della sua mente.
Le immagini si sfocarono e tutto intorno sembrò iniziare a girare. Qual'era il pavimento e quale il soffitto? Non riusciva più a capire neanche questo.
Strinse le mandibole, in preda ad un panico che sembrava voler solo aumentare, e tentò di recuperare lucidità; ma le cose non fecero che peggiorare. Il terrore lo assalì, mentre tentava disperatamente di alzarsi in piedi.
D'un tratto qualunque cosa intorno a lui faceva una paura tremenda. Tutto era troppo per lui, ogni problema era fuori dalla sua portata, ogni sogno impossibile. Persino quella paura irrazionale, faceva paura.
Adesso il mondo era stato inghiottito da un mostro, nascosto dietro ad un velo nero, gettato nell'oscurità più profonda.
Ma nulla di questo era reale. Semplicemente lui era lì, inginocchiato a terra, singhiozzante. Non era il mondo ad essere cambiato, ma la sua concezione dello stesso.
Tentò di respirare più lentamente, ma il peggio doveva ancora venire. Il suo cuore accelerò i battiti, mentre la sua testa si lasciava del tutto intrappolare dalla disperazione che cresceva nei meandri del suo pensiero e si diramava impadronendosi di tutto il resto.
Ed ecco che arrivò l'attacco di panico. L'aria mancava.
Respirò più forte, a grandi boccate, ma non bastava mai.
Non importava quanta ne inspirasse, l'ossigeno sembrava non raggiungere il cervello.
Emise un lamento soffocato, mentre il pavimento sembrava iniziare a cadere sotto al suo corpo. La gola si chiudeva, impedendo del tutto la respirazione, il cuore accelerava ancora di più i battiti, la vista si oscurava, i pensieri si ammassavano confusi l'uno sull'altro.
In quel caos orrendo riuscì perfino a sentire la voce di suo padre.
"Sei solo una disgrazia per me";
" Non lo voglio un figlio handicappato";
"Chi credi di essere?";
" Non mi interessa quello che hai da dire";
"Ne vuoi altre, di botte?";
" Ti farò piangere anche se non senti dolore ";
" Mi vergogno di essere tuo padre".
Le lacrime uscirono copiose dagli occhi di Toby, che ora non vedeva più nulla attorno a sé.
La sua concezione delle cose e la sua percezione del mondo reale erano annullate, schiacciate dal caos dei pensieri e delle paure. Tremava, piangeva, e non ricordava nemmeno più dove fosse.
Le frasi si accavallavano, perdevano senso.
"Chi sei tu per me?";
" Chi sei pe.. Come te?";
"Vuoi che ti mostri come... Credi di essere?";
" Non lo avrei mai voluto un figlio come te, cosa...rgogno di essere tuo padre!".
Toby gridò, ma non era sicuro di averlo fatto davvero. Portò le mani alle tempie sudate e le premette nel vano tentativo di mettere a tacere quella dannata voce, mentre annaspava. L'aria mancava del tutto. "Sto ancora respirando?" si chiese. Non riusciva a capire neanche più questo. Ma che importava.
Si abbandonò del tutto, come un soldato che getta le armi e apre le braccia lasciandosi colpire dai nemici. Lasciò che il suo corpo cadesse in quello che a lui pareva essere il vuoto totale; un burrone nero senza fondo. Aspettava solo di sentire il colpo della sua testa che sbatteva contro al pavimento, ma ciò non accadde. Al contrario, percepì qualcosa di morbido, caldo, rassicurante.
Aprì gli occhi, accorgendosi soltanto adesso di averli chiusi, e realizzò di essere a terra, avvolto nell'abbraccio di Natya.
Da quanto tempo lei era al suo fianco?
Il ragazzo lasciò cadere la testa sulla sua spalla, distrutto dall'inferno che lui stesso aveva creato.
Ma anche quell'inferno aveva trovato la sua fine, ancora una volta grazie a LEI.

Ticci Toby - È quasi l'alba Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora