CAPITOLO PRIMO - parte 2

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Toby sorrise, mostrando una felicità che esternava volentieri.
Il suo sorriso era caldo, scandito dal luccichio dei suoi occhi color miele.
Nessuno mai al mondo lo aveva fatto sentire bene come quella ragazza, che nonostante tutte le difficoltà era ancora al suo fianco.
E sapeva per certo che non se ne sarebbe mai andata.
Pensando a questo Toby abbassò lo sguardo, lievemente imbarazzato.
-Hmm- mugolò, compiendo un rapido movimento della testa. -Che si fa, ora?-.
La ragazza strinse le spalle e dapprima tacque, mentre si avvicinava alla finestra rotta e scrutava all'esterno con aria stranamente entusiasta. -Tutto, immagino-.
All'esterno, oltre le sterpaglie e le erbacce, si allungavano i profili dei palazzi. Avevano un'aria nostalgica, chissà per quale motivo.
Toby la guardò in silenzio con aria interrogativa, poi esclamò dopo una lunga manciata di secondi: -Tutto cosa?-.
-Tutto- ripetè lei, voltandosi in sua direzione ed allargando un ampio sorriso sulle sue labbra. -Possiamo fare quello che vogliamo. Tanto che abbiamo da perdere?-.
Quelle parole sembravano così sensate, allora. Pareva davvero che avessero il mondo in mano, e che da quel giorno, insieme, avrebbero potuto vivere pienamente.
Natya si sfilò di dosso la maglietta del pigiama, restando coperta solo dalla canotta, e ne strappò un lembo utilizzando i denti.
-Che fai?- chiese Toby, osservandola esterrefatto.
-Allunga le braccia- fece lei, tornando ad avvicinarsi. Con movimenti lenti e delicati, avvolse la fascia che si era procurata attorno alle dita ferite e sanguinanti del ragazzo, il quale rimase fermo ad osservarla senza dire nulla.
Strappò poi un altro lembo, e lo utilizzò per avvolgere anche le ferite sulll'altra mano.
Lui la lasciò fare, completamente immobile, abbandonandosi alle sue cure con totale fiducia.
Natya si assicurò di fasciare con cura ogni dito, muovendosi molto lentamente seppur sapesse che non aveva modo di procurare dolore a Toby. A lavoro terminato, lanciò al ragazzo un secondo ampio sorriso.
-Ecco fatto. Così dovrebbe andare-.
La sera scese lentamente, e il ragazzo si accovacciò sul davanzale della finestra con lo sguardo puntato sul vetro rotto mente i suoi capelli mapelli mielati venivano mossi dal lievissimo flusso d'aria che entrava.
-Ti metti a dormire?- chiese a Natya, notificando che gli si stava avvicinando, mentre si stropicciava stancamente gli occhi.
La ragazza sorrise ed annuì. -E tu?-.
Lui, in risposta, scosse lievemente il capo.
-Non ho sonno... Scusa-.

........

Il cielo stellato ai muoveva una lentezza impercettibile sopra ai tetti delle case.
Toby passò tutta la notte sul bordo della finestra, con gli occhi persi nell'oscurità che inghiottiva il paesaggio.
Giocherellava con le dita fasciate, aggroviglianole tra loro. Le punte si erano macchiate di sangue.
Osservò il sole salire lentamente, e colorare dapprima timidamente il mondo, poi con sempre più voga.
Stirando la schiena scese poi finalmente dalla finestra, atterrando con attenzione sulle tavole marce del pavimento, e camminò fino alla stanza accanto. Natya dormiva beatamente distesa sul materasso.
La osservò in totale silenzio; aveva le mani attorcigliate vicino al viso, dolce e rilassato. I capelli pendevano molli sulla fronte, ad incorniciare quel volto che pareva quello di un angelo.
Respirava lentamente, contraendo la cassa toracica, e compiva movimenti quasi impercettibili con le labbra. Forse stava sognando.
Toby si avvicinò a lei, e si mise a sedere a terra, accanto al materasso, con i gomiti sulle ginocchia e le gambe incrociate.
Inspirò lentamente, riempiendo i polmoni del suo profumo.
Com'è strana la felicità.
A volte sembra dipendere da ciò che si possiede, ma la felicità vera non si lascia trascinare dal desiderio, dalla ricchezza, dalle cose materiali e banali.
Quella vera è un sentimento che viene da dentro, da un posto che può raggiungere solo il cuore.
E per Toby in quel momento, la felicità era Natya.

Ticci Toby - È quasi l'alba حيث تعيش القصص. اكتشف الآن