Capitolo 4

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La mamma apre la porta con un gran sorrisone accogliente, degno di Molly Weasley.
Sto per affacciarmi anch'io, quando sento la sua risata riempire il salotto.
Cosa c'è di tanto divertente?, mi chiedo.
Mamma spalanca la porta di casa mentre continua a ridere, e tutti, nel salotto, hanno un'espressione interrogativa sul volto. La persona sulla soglia di casa entra un pò goffamente, incespicando sullo zerbino. Nonna Jules.
Tutti scoppiano a ridere, me compresa.
«Scusate, ero sulla via di casa...ma poi ha ricominciato a piovere, e mi sono ricordata di aver lasciato l'ombrello qui...»
Luke, con ancora lo spettro della risata sul volto, le porge il suo enorme e inconfondibile ombrello marrone a quadretti beige.
Mi chiedo come abbiamo fatto a non notarlo prima.
«Tieni, nonna...» dice mio fratello inciampando nell'ombrello.
«Grazie mille, tesoro.» la nonna riprende il suo ombrello, ci saluta ed esce di casa, per la seconda volta.
Decido di aspettare i nostri ospiti in camera mia.
Salgo le scale così velocemente che quando arrivo nella mia camera ho il fiatone.
Ma quella salita non è servita a niente, visto che il campanello suona di nuovo. Immediatamente mi affaccio alla finestra. La macchina di Mark è parcheggiata nel vialetto. Sento la tensione crescere. La porta dell'ingresso si apre e mia madre comincia con i convenevoli e con le presentazioni.
Con il cuore che batte veloce, comincio a scendere le scale, e, un gradino dopo l'altro, raggiungo il salotto. Prima di girare l'angolo che porta all'ingresso, mi guardo nello specchio del corridoio e mi sistemo i capelli. Poi comincio la mia sfilata, sfoderando un gran sorriso come conviene fare con gli ospiti.
La prima cosa che vedo è mamma, che sta presentando Edith, poi il suo sguardo si sposta su di me e la sento dire:
«E questa è mia figlia Avril, se non sbaglio ha la stessa età di Ava.»
Avanzo ancora e vedo Ava, in piedi vicino a Mark, che mi sorride e mi fa un cenno con la mano. Le rispondo con un sorriso. Mi guardo intorno in cerca di Thomas e colgo un movimento dietro mia madre, così mi sposto in modo da poterlo vedere.
Thomas Sangster è un ragazzo alto, magro e dalla silhouette elegante. La sua postura è tipica degli inglesi, raffinata e un pò snob, ma non sembra uno di quelli che se la tira.
Indossa una giacca di pelle, che ha tenuto con la zip aperta, che lascia intravedere una camicia azzurrina, e dei jeans stretti neri. Noto subito le vans blu scuro ai suoi piedi.
I suoi capelli sono lisci e biondi, ribelli in alcuni punti, le sopracciglia perfettamente allineate alla fronte, nascosta da qualche ciuffo. Gli occhi sono marroni scuro e sembrano quelli di un bambino, lo fanno sembrare più giovane. Il suo naso è identico a quello di Ava, ma credo che a lui si addica di più. Le sue labbra sono candide e sottili, come quelle di un angelo. È bellissimo.
D'un tratto i suoi occhi si posano su di me e mi sento avvampare. Distolgo subito lo sguardo e fisso con finto interesse i miei piedi.
È durato tutto così poco, penso, e già mi ci sono persa.
«Avril, lui è Thomas.»
Alzo lo sguardo sul ragazzo, che non ha smesso di fissarmi e gli sorrido. Patetico.
Mi sorride a sua volta con un leggero cenno di testa, in segno di saluto.
Almeno ho avuto una buona scusa per guardarlo, stavolta.
Poi mi viene un'idea.
«Datemi pure le giacche, ci penso io ad appenderle!» dico, forse con troppo entusiasmo.
Ava, che si è già sbottonata la sua e la sta tenendo in mano, me la passa, e così fanno anche Mark e Thomas. Nel momento in cui mi avvicino, Thomas studia ogni mio movimento, facendomi sentire a disagio.
Probabilmente ha paura che gli rovini la giacca.
Mi dirigo in camera di mamma e papà e le appoggio con cura sul letto matrimoniale.
Prima di uscire dalla stanza, però, non resisto alla tentazione e prendo in mano la giacca di pelle nera di Thomas. La avvicino al mio viso e inspiro. Un profumo intenso mi invade le narici e ad un tratto mi sento così bene che mi gira la testa.
Sei proprio una stupida. Se svieni per queste cavolate, allora cosa farai quando comincerà a parlare? Mi sento un'idiota al solo pensiero e sorrido. È come se qualcuno mi avesse iniettato il siero dei Pacifici. Mi avvio fuori dalla stanza con un sorriso ebete sulla faccia e torno in salotto.
Subito lo cerco. È seduto sulla poltrona all'angolo, in disparte, come se lo avessero messo in punizione. Mamma ha Ann in braccio e insieme a papà sta parlando con Mark.
Edith sta provando ad avviare una conversazione con Ava, sedute sul divano, mentre Luke ha una faccia imbronciata, come se questo fosse l'ultimo posto in cui si volesse trovare. Esito un momento e poi mi avvicino a Edith e Ava e mi unisco alla conversazione appena iniziata. Mi sento in colpa per aver lasciato Thomas da solo, ma mi vergogno da morire e spero che avremo un'altra occasione di parlare durante la cena.
«Tu vai alla Highlands Institute, vero? Ti ho vista qualche volta.» sorrido ad Ava.
«Sì, mi sembra di sì. Dov'è la tua aula di matematica?»
Perché questa domanda?
«Al lato est della scuola.»
«Allora sì, sei tu quella di cui mi parlava Thomas. Ti ha visto attraversare il cortile diverse volte, lui lì vicino ha quella di biologia.»
Fermati. Fermati, fermati, fermati. Thomas ti ha parlato di me?
«Che cosa? Ma....io non ho mai visto prima tuo fratello...»
«Nemmeno lui, o almeno credeva. Non sapeva che eri la figlia di Maverick.»
«Ah, okay....» sono sconcertata. Thomas le ha parlato di me? Davvero?
Ricomincio a sorridere come un ebete e mia mamma ci fa sedere a tavola.
Thomas è uno dei primi a sedersi e io mi siedo di fronte a lui, cercando di farlo sembrare un gesto casuale. Ava si siede alla sua destra, Luke alla sua sinistra. Edith si mette vicino ad Ava. Alla mia sinistra c'è Mark e alla mia destra siede Ann. Mamma è accanto a Ann e papà vicino a Mark. Mentre mia madre presenta gli antipasti, io getto delle occhiate furtive a Thomas, alzando di ogni tanto lo sguardo dal mio piatto. Edith e Ava continuano a parlare sottovoce, e, quando viene servito il cibo, ognuno si fionda sul proprio piatto. Di solito io non ho un modo molto delicato di mangiare, ma in questo momento do del mio meglio per mostrare un pò di contegno, almeno davanti a Thomas.
Poco dopo, mi parte un crampo alla gamba fortissimo, cosa che mi succede molto spesso, e sento il bisogno di stendere la gamba.
Non ora, ti prego.
Cerco di sopportarlo più che posso, ma il dolore è davvero insopportabile e non posso fare a meno di stendere la gamba.
Al che sento il contatto con qualcos'altro, e con la coda dell'occhio vedo che Thomas ha alzato la testa. Mi sta fissando con un'espressione interrogativa, quasi diffidente, e mi sento profondamente a disagio.
«Scusami tanto...io non..volevo darti..fastidio.» biascico nervosamente.
Lui sorride e mi guarda con dolcezza, come se improvvisamente avesse deciso di perdonarmi tutto il male che gli ho fatto.
«Tranquilla, non è niente. Crampo improvviso?»
La sua voce. La sua voce. È bellissima, e mentre lo sento pronunciare quelle semplici parole mi sento circondare da uno strano e piacevole calore. È tiepida e profonda, mi fa sentire benissimo.
«...Sì..» mi trema la voce. Lo sento dall'assurdità delle mie parole.
«Oh, capita anche a me. È così fastidioso.»
«Davvero?! Ah, wow..nel senso..., sì, è davvero fastidioso!»
Non posso credere di star davvero parlando così. Mi sento un'idiota.
Ma almeno, a parte aver fatto una figura di cacca grande quanto una sploff di mucca, ho avuto l'occasione di cominciare una conversazione con Thomas.

Life conceals surprises. {Thomas Sangster}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora