Destino

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"Draco", disse lei con voce ferma.

"Come mai quest'espressione stralunata, dolcezza?", chiese lui con finta preoccupazione.

"Mi sorprende vedere il tuo bel faccino ancora tra le mura di questo castello", rispose la grifondoro piccata.

"A me sorprende sentirti parlare con così tanta sicurezza anche quando sai di avere torto", continuó pacatamente Draco.

"Tu...come sai che..."

"Te l'ho detto mezzosangue, ho i miei informatori, e poi sapevo che prima o poi tu e i tuoi amichetti sareste giunti ad una conclusione quantomeno simile alla realtà."

Hermione guardó il biondo a lungo, cercando di elaborare le sue parole, poi scoppió in una fragorosa risata, liberando in quell'angusto spazio tutta la tensione che aveva accumulato durante gli ultimi giorni.

"Tu sapevi di non essere colpevole e non hai detto nulla?", chiese sorpresa.

"Esattamente, ho sempre pensato che fosse meglio apparire colpevole che codardo."

"Dio, quanto mi confondi."

"Faccio quest'effetto alle ragazze, dolcezza", ammiccó lui.

"Riesci ad essere serio almeno per un minuto?", chiese la Grifondoro, trattenendo a stento una risata.

"Ovviamente, ma non ti ci abituare."

"Bene, allora dimmi cosa è successo."

"Se vuoi sapere la verità c'è solo un modo, e credo che tu sappia esattamente di cosa sto parlando."

"Draco, non credo di esserne all'altezza."

"Io invece credo che tu sia l'unica che possa farlo."

Hermione lo guardó a lungo, poi inizió a pensare a come mettere in atto quell'impresa che arrivava al limite del possibile.

Solo pensando che il Re delle Serpi avrebbe dovuto piangere per colpa, o per merito suo, la faceva rabbrividire.
Estrasse la bacchetta dal mantello e azionó un vecchio registratore abbandonato in un angolo.

Inizió una musica lenta, dolce, che le ricordava quando, guardando dal finestrino dell'Hogwarts Express, vedeva quasi a rallentatore le mani dei genitori in lacrime che agitavano freneticamente le braccia per salutare i propri figli, piccoli o grandi che fossero.

Quindi le ricordó Draco, la prima volta che aveva visto quella chioma bionda passare davanti a lei, così velocemente che quasi non ci aveva fatto caso.

Era sempre stato cosí misterioso, nascosto da quello spesso velo di arroganza che non faceva trasparire nulla e che la incuriosiva più di quando il suo orgoglio potesse permetterlo.

Draco si avvicinò a lei, quasi seguendo le note di quella musica che ormai aleggiava nella stanza indisturbata, disconnettendoli dal resto del castello.

Il biondo curvó le labbra in un mezzo sorriso e le cinse i fianchi.

Hermione nascose la luce del sorriso che le si apriva sulla bocca nella spalla del ragazzo.

Poteva quasi sentirli, i suoi pensieri, anche senza usare la magia.

Non si mossero. Rimasero lì, fermi, ad immergersi l'uno nell'altra.

Il biondo le guardava i capelli, ritornó indietro nel tempo per vederli crespi, gonfi, ricordando la voglia che aveva sempre avuto di toccarli con le mani per vedere se fossero morbidi.

Strinse a se il corpo della ragazza, così esile, come l'aveva sempre immaginato.
Non riuscì a contare le volte in cui aveva desiderato quel contatto, in cui aveva nascosto il desiderio di tenerla tra le braccia nelle frasi sarcastiche, negli insulti, negli sguardi colmi d'odio.
Sentì gli occhi pizzicare, ma non ci fece caso.

Pensó amareggiato che nulla aveva seguito un senso, nulla era andato come lui voleva.

Realizzó lentamente che Hermione non era sua. Che appena uscita da quella stanza avrebbe potuto incontrare un grifondoro qualsiasi, con cui non aveva mai parlato e, dopo qualche anno, diventare sua moglie.

Gli occhi bruciavano, adesso, ma continuó ad ignorarli.

Si disse che sarebbe stato un caso anche quello, perché invece di andare verso il dormitorio sarebbe potuta entrare in biblioteca.

La musica si faceva più forte, veloce, ma il biondo continuó senza dare peso alle note che sembravano voler fermare quel flusso incontrollato di pensieri.

Hermione sarebbe potuta andare dalla Waesley, in infermeria.

Sarebbe potuta rimanere con lui, oppure entrare nel bagno delle ragazze.

La musica lo incalzava, sentiva le ciglia bagnate.

Magari sarebbe uscita in cortile, sarebbe andata a Hogsmade, nel laboratorio di divinazione, nella sala grande o...

"Draco", disse la ragazza con fermezza, "io in quel campo da Quidditch ci sono entrata."

Da lì il biondo smise di pensare. Si abbandonò al suono di quelle parole, all'immagine delle labbra della grifondoro che si muovevano, al calore dei loro corpi vicini.

Poi accadde. Senza nessuna parola, nessun suono.

Una lacrima scivoló dalle ciglia di Draco e la ragazza la raccolse prontamente.

Non erano legati da nulla, loro.
Non condividevano gli stessi ideali, lo stesso sangue, gli stessi amici.
Non erano simili nel modo di vestire, di parlare.

Eppure erano insieme, vicini col cuore, legati da un battito che dura un secondo, ma resta una vita.


Sono tornataaa!
Ragazze mi scuso con tutte voi per l'attesa, non riuscivo più a continuare la storia, mi sento davvero in colpa.
Vi ringrazio per i commenti che avete continuato a lasciare e per aver tenuto questa storia nella vostra biblioteca, anche se è stata ferma per un bel po'.
Mi sono ripromessa di aggiornare con regolarità e di spiegarvi al più presto tutto quello che sta succedendo nella storia.
Grazie ancora.
Lu, sai che l'ultima frase del capitolo è dedicata a te, che mi hai fatto venire voglia di continuare.
Baci a tutte ragazze xx

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 21, 2016 ⏰

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