Madness

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Alice's POV.

I giorni seguenti furono abbastanza tranquilli, o almeno, per me. Se ripensavo a coloro che stavano in quei campi mi saliva in corpo un'enorme angoscia. Pensavo ai miei genitori, non sapevo se erano ancora vivi, se erano morti come la mia povera sorellina o se erano stati trasferiti in un altro campo.
I giorni passavano veloci e Samuel, come accennato precedentemente, veniva soltanto all'ora dei pasti e ci avevo fatto l'abitudine ormai, eravamo diventati "amici", ma quando c'era Hans in casa entrambi stavamo zitti. Sapevo della sua gelosia e non capivo perché si arrabbiasse così tanto, sapeva che l'unico che amavo era lui.
Quel giorno di Dicembre Hans non era rientrato per il pranzo, sicuramente era molto indaffarato e non appena arrivò Samuel all'interno della villa, gli sorrisi e gli dissi che Her Kommandant non sarebbe tornato per pranzo, ma lui non voleva guardarmi in faccia.
« Samuel, perché non mi guardi? » gli chiesi avanzando verso di lui e in tutta risposta, vedendomi quasi di fronte a sé, si coprì il volto con la mano destra. Si vergognava di qualcosa, per caso?
« Dai, fammi vedere. » insistetti.
« No, Alice. »
« Voglio solo assicurarmi che tu stia bene. » commentai portando la mia mano ad allontanare la sua dal viso e non appena gli scoprii il volto lui mi guardò con aria triste. Aveva un occhio nero e gonfio, quasi non riusciva ad aprirlo e il naso sanguinante e forse rotto.
« Sono orribile, vero? » disse lui guardandomi negli occhi.
« Ho visto di peggio. » sorrisi e lo presi per mano guidandolo al piano di sopra, nella piccola infermeria di Hans. Sapevo di star rischiando, ma non potevo lasciarlo così, dovevo almeno cercare di tamponargli il naso.
« Ti metterai nei guai. »
« Lo so, ma voglio solo aiutarti. » risposi prendendo una garza e bagnandola con del disinfettante, poi, la passai nelle ferite che aveva in volto, facendolo gemere di dolore.
« Scusa. » sussurrai iniziando a tamponargli il naso con un fazzoletto.
« Sei davvero gentile e bella. »
« Grazie, Samuel. »
« Se ti avessi conosciuto prima avrei detto che tu saresti stata la donna perfetta per me, anzi per tutti. »
Le mie guance cambiarono colore diventando di un rosso porpora e ridacchiai leggermente, scuotendo la testa. Non sapevo che cosa dire, era sempre stato così quando mi facevano dei complimenti e mi sbalordivo del fatto che anche se fossimo in un campo di concentramento Samuel aveva voglia di corteggiare o fare complimenti a delle ragazze. Assurdo.
« Sai, questo non è un luogo molto adatto per flirtare. »
« Allora, sappi che se usciremo vivi di qui, dovrai concedermi un appuntamento. »
Stavo per rispondere quando una voce lo fece al posto mio: Hans.
« Hai ragione, lurido ebreo, 'se' uscirete vivi di qui. Io non ci spererei troppo. »
Il mio cuore perse un battito quando i miei occhi incrociarono i suoi, pieni d'ira e odio e non manifestò quelle sensazioni solo con lo sguardo. Velocemente puntò la pistola contro me e Samuel e ci fece scendere verso la Sala principale, non sapevo che cosa stesse accadendo, ma speravo in cuor mio che un minimo di lucidità gli fosse rimasta in modo da non commettere qualche pazzia. Appena giunti nel salone principale mi prese per il polso e mi strattonò verso di lui, imprigionandomi al suo corpo mentre puntava la pistola verso Samuel.
« Lasciatela andare! » esclamò Samuel avvicinandosi ad Hans come per liberarmi, e quest'ultimo scoppiò in una fragorosa risata, una risata pazza e isterica che mi provocò brividi in tutto il corpo.
« Lurido ebreo, ti conviene allontanarti se non vuoi che vi uccida entrambi. Non sapevo che gli ebrei sapessero anche sedurre. » sussurrò a denti stretti Hans; le pensava davvero quelle cose? Oppure le stava dicendo solo perché era accecato dall'odio e dalla gelosia. Con un movimento veloce portò la pistola alla mia tempia e i miei occhi si spalancarono, il respiro corto e veloce. Mi aveva illusa? Prima diceva di amarmi, poi mi puntava una pistola alla testa, non sapevo più che pensare, stavo impazzendo, lui mi stava facendo impazzire.
« Se dovete ammazzare qualcuno, ammazzate me. » disse Tristemente Samuel mentre si inginocchiava come se stesse implorando Hans. La pistola si allontanò dalla mia tempia e fu puntata verso il ragazzo, poi, Hans mi gettò a terra a fianco a Samuel. Avevo la vista appannata a causa delle lacrime che erano pronte a scendere, ero pronta a morire, non lo avrei visto mai più, non avrei visto mai più i miei genitori, ma almeno sarei potuta scappare da un mondo così crudele e pazzo.
Uno sparo. Il respiro mi si bloccò, ma quando vidi la pistola in terra e il corpo di Samuel inerme al mio fianco, compresi che non aveva sparato me. Aveva ammazzato di nuovo qualcuno.
Le lacrime caddero dai miei occhi e mi alzai in piedi, scaraventandomi verso di lui, prendendo a pugni il suo petto duro e muscoloso.
« Assassino! Sei un assassino! Io mi fidavo di te! » urlai strattonandolo e lui mi lasciò fare, mi lasciò sfogare.
« Perché lo hai fatto?! Avevi promesso! Avevi promesso che avresti risparmiato più vite possibili! » piansi rumorosamente, mi accasciai a terra e Hans quando vide che ebbi finito di piangere si inginocchiò e fece per prendermi in braccio, ma lo bloccai, allontanandomi da lui.
« Stammi lontano. »
« Alice, ti prego. Mi dispiace. »
« Non puoi uccidere una persona e poi dire 'mi dispiace'. Potevi fermarti prima! »
« Ero accecato dalla gelosia! » disse esasperato passandosi una mano tra i capelli ricci e neri mentre avanzava verso di me. Avevo paura, di nuovo. Lui era riuscito a guadagnarsi la mia fiducia e a farsela sfuggire così facilmente.
« Non è un motivo per uccidere una persona! » risposi a tono guardandolo mentre si sedeva nel divano con le lacrime agli occhi. Stava piangendo? Si era pentito di ciò che aveva fatto, ma non funzionava così. Non poteva uccidere e poi pentirsene un istante dopo, era troppo tardi ormai.
Mi alzai dal pavimento per andare da lui, ma appena gli arrivai di fronte lui si alzò e diede un calcio al tavolino, facendomi sobbalzare.
« Cazzo, Alice!, non ce la faccio più. Sto impazzendo. » esordì prendendomi il viso tra le mani, poi continuò a parlare.
« Io ti amo e quando ho sentito ciò che ti ha detto quello sporco ebreo mi si è ribollito il sangue nelle vene. Tu sei mia. » detto quello non mi lasciò neanche il tempo di replicare che mi baciò ed io non avendo le forze per oppormi stetti a quel bacio pieno di passione e disperazione. Eravamo due disperati, ne saremmo usciti pazzi, ne ero convinta. Le mie mani raggiunsero i suoi capelli accarezzandoli dolcemente e quanto mi erano mancate le sue labbra e il suo profumo, in quel momento non mi importava di nient'altro, volevo sentirmi viva e solo lui poteva riuscire a farmi sentire in quel modo. Il mio aguzzino era diventato essenziale per me, che cosa da pazzi, delle volte credevo che fosse uguale a tutti gli altri soldati, quando non era così, era disperato ed era costretto a fare ciò che non voleva.
« Hans, ti amo. » sussurrai sulle sue labbra, poi, lui mi prese in braccio e mi portò sino alla sua camera da letto, dove mi poggiò sopra il materasso e lui si stese accanto a me, facendomi posare la testa sul suo petto.
« Ti prego, non uccidere delle vite innocenti. » gli chiesi mentre con le dita tracciavo dei cerchi immaginari sul suo petto che si alzava e abbassava lentamente, rilassato. La sua figura si irrigidì e mi strinse a sé con fare protettivo, baciandomi la fronte.
« Sai che non posso farlo. »
Io sospirai e ripensai a quando mi aveva puntato la pistola nella tempia. Voleva davvero uccidermi? Avrebbe davvero avuto il coraggio di farlo?
« Prima, mi avresti ucciso veramente? »
« No, non avrei mai avuto il coraggio. Credo che non l'avrò mai. » rispose guardandomi negli occhi; turai un sospiro di sollievo e mi accoccolai sempre di più al suo corpo caldo e possente, quando lui gemette di dolore.
« Che succede? » chiesi allarmata.
« Niente, Alice. Dormi. »
« No, che cos'hai? »
Senza rispondermi si toccò l'addome e non appena gli tolsi la giacca della divisa notai del sangue sulla maglietta, cercai di togliergliela, ma non me lo permetteva, sbuffai arrabbiata.
« Sto cercando di aiutarti, Hans. »
« Non devi, me la caverò. »
« No. Tu hai fatto tanto per me. »
Testarda lo trascinai nella stanza a fianco, dove vi era la piccola infermeria, gli tolsi la maglietta e lo feci sedere mentre cominciavo a curargli le ferite. Visto in quel modo sembrava vulnerabile, sembrava più umano, più simile a noi ebrei. Come potevano fare distinzioni di razza e si sangue?
Il mio sangue era rosso e liquido, uguale a quello di ogni altra persona.
Tamponai le sue ferite a lungo e poi gli fasciai il petto con cura, una volta che ebbi finto Hans mi prese la mano e se la appoggiò sul cuore.
« Grazie, mia piccola giudea. »
Era da tanto che non mi chiamava così.
« Non devi ringraziarmi. » sussurrai poggiando la mia fronte sulle sua, successivamente lo guardai negli occhi e gli lasciai un piccolo e casto bacio sulle labbra.
« Come ti sei procurato tutte queste ferite? » chiesi preoccupata accarezzandogli il petto dolcemente e delicatamente.
« Sono caduto. »
« Non mentirmi. »
« Alice, va tutto bene. Sarà meglio andare a dormire. » e detto questo si alzò dal lettino, mi prese la mano e mi guidò sino al letto nella sua stanza, era da tanto che non dormivo lì e mi mancava, non soltanto perché la notte lui non era accanto a me, ma anche perché mi mancava dormire in un materasso. I miei muscoli si rilassarono non appena toccarono il materasso e mi addormentai tra le braccia di Hans, forti e sicure, sapevo che nessuno mi avrebbe fatto del male sino a quando ci sarebbe stato lui, quella era l'unica certezza che avevo, a parte il fatto che sapevo che un giorno sarei dovuta morire anch'io come tutte quelle povere persone. Come i miei genitori. Come mia sorella. Come tutta la mia famiglia.

Note dell'autrice:

Alloooora, mi scuso per l'immenso ritardo❤️ Vi prego, perdonatemi!
Ero in vacanza e mi sono dedicata alla scrittura di altre Fiction, che se volete leggere le trovate nel mio profilo!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Alla prossima!
Baci❤️😘

Never Let Me GoWhere stories live. Discover now