VII

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Rion posò la testa sul banco e si impose di non addormentarsi, era la prima volta in tre mesi che si sentiva così stanca, prima non le era mai successo. Il fatto di arrivare così tardi a casa era divenuta una specie di routine, a cui Rion aveva fatto l'abitudine, ma quel giorno le si chiudevano gli occhi.
La sera prima era andata al condominio desolato e gli acquirenti erano arrivati solamente dopo le undici e mezza di sera, orario in cui Rion doveva essere già sotto le coperte a riposare, invece era rimasta là, imperterrita a vendere qualcosa.
E qualcosa aveva venduto e Bon si era complimentato con lei per aver guadagnato una somma assai modesta per un mercoledì sera, Rion, senza nemmeno sorridere ne salutare era andata spedita a casa e si era addormentata come un piombo, ma la sveglia era suonata fin troppo presto.
La signorina Finch stava facendo esercizi in preparazione alla verifica imminente e Rion, abbastanza portata in matematica, riuscì a farli con le palpebre che si chiudevano.
La sua compagna di banco le diede una gomitata e la ragazza alzò la testa di scatto, il cuore prese a martellarle nel petto pensando che la professoressa l'avesse chiamata.
«È suonata.» disse tranquillamente.
Rion fece un cenno del capo e iniziò a preparare la borsa mentre il resto della classe scemava fuori dall'aula, notò però che Louis si era fermato con la signorina Finch.
Fece finta di niente, dicendosi che le stava chiedendo qualcosa riguardo il programma, d'altronde il ragazzo era arrivato solamente da un paio di settimane e alcuni argomenti che ci sarebbero stati nella verifica, erano di un mese prima.
Stava pensando di dormire un po' quel pomeriggio quando la prof. la chiamò, la ragazza, riluttante, si avvicinò alla cattedra.
«Rion, Louis vorrebbe avere delle delucidazioni riguardo un argomento di trigonometria.»
La ragazza guardò la professoressa con aria scocciata e disse: «Maxie potrebbe aiutarlo, è il migliore in matematica.»
«Questo non lo metto in dubbio, ma il signorino Luke è già andato e tu sei l'unica rimasta. - La guardò sorridendo - Oggi mi sarei dovuta fermare in biblioteca per correggere delle verifiche, ma dato che la verifica è dopodomani e bisogna prenotare per andare in biblioteca, vi cedo il posto.»
Rion era sbalordita, non le veniva in mente niente da ribattere, in fondo, la signorina Finch era la sua professoressa e quando si trattava di scuola era meglio non mettersi contro gli insegnanti.
«D'accordo.» rispose respingendo uno sbadiglio.
«Avrai un più per questo, ed è pure su un argomento che ti piace abbastanza: le applicazioni di seno e coseno.»
Questo non migliorò l'umore di Rion, la ragazza non metteva in dubbio che la trigonometria fosse uno dei rami della matematica che amava di più, ma era comunque stanca e per di più doveva fare ripetizioni a Louis. Louis.
Quel ragazzo in quei giorni aveva cercato di avvicinarsi, chiedendole quali fossero i compiti oppure aveva richiesto un dollaro per la merenda, cose a cui Rion non aveva fatto caso fino a che non aveva visto sua sorella parlare con il castano nel giardino della scuola.
Da quel momento aveva iniziato a pensare che Rylee volesse usare Louis per far sì che la facesse entrare nella vita sociale, cosa di cui non aveva assolutamente bisogno. Lei stava bene da sola.
Dopo che ebbe visto Louis parlare con sua sorella, aveva evitato il ragazzo; non appena lo vedeva avvicinarsi, si rinchiudeva nel bagno, l'unico luogo della scuola in cui un ragazzo non poteva accedervi.
In bagno aveva fumato e mangiato la sua merenda, consapevole che se fosse scesa in cortile, il castano l'avrebbe seguita.
Lo evitava e adesso si ritrovava a fargli ripetizioni. Fantastico.
«Ciao, ragazzi.»
«Arrivederci, prof.»
Rion respirò stanca e sconsolata.

Rylee guardò fuori dal finestrino, la musica che urlava nelle sue orecchie. La canzone era sempre la stessa da circa cinque giorni, era in fissa con quella melodia.
La ragazza era così, quando si fissava con una cosa, doveva sempre averla a portata di mano, così come quella canzone.
Non era una patita della musica, ma comunque alcune canzoni le entravano dentro senza il suo permesso e lei era costretta ad accettarle.
Sapeva che prima o poi sarebbe arrivato qualcosa d'altro a catturare la sua attenzione e quella canzone per lei non avrebbe significato più nulla, ma tanto valeva godersi il momento.
Mosse le labbra cantando il ritornello e sorrise. Era da tempo che non sorrideva in quel modo, aveva così tante cose per la testa in quel periodo tra la scuola, suo fratello e Kevin.
Aveva visto il suo ex ragazzo sabato sera alla luce di un lampione che fumava una sigaretta, a che sapeva, Kevin non aveva mai fumato.
Evidentemente aveva iniziato quando si erano lasciati, Rylee venne pervasa da un senso di malinconia.
Anche se non lo ammetteva, le mancava Kevin. Fino a cinque mesi prima era la sua ragione di vita e quando veniva colta da quei momenti si sentiva afflitta e inutile, grazie a Kevin aveva capito cosa significava amare davvero qualcuno, farlo felice. Aveva messo in primo piano la felicità di Kevin piuttosto che la sua e aveva sbagliato, eccome se aveva sbagliato, Rylee si era resa conto che era felice solo perché il suo amore lo era. Ma lei, senza di lui, che cos'era? Assolutamente nulla.
Rylee aveva sbagliato ad amarlo così tanto, il suo amore bastava per entrambi, ma nonostante i mille errori in quella storia d'amore, non si pentiva.
Grazie a quell'amore finito, aveva sbagliato e aveva capito.
Scoprire cosa significava soffrire per amore e al contempo andare avanti con la vita, l'aveva resa più forte. Ma c'erano cose a cui Rylee non era forte abbastanza, c'erano piccole e futili cose che la riportavano indietro e la costringevano a pensare che cosa sarebbe successo se lei e Kevin fossero stati ancora insieme.
Rylee avrebbe continuato a vivere nel suo mondo perfetto? Avrebbe mai imparato cosa significava soffrire? Si sarebbe resa conto che anche lei doveva essere felice per davvero? Non lo sapeva, alcune volte, Rylee si diceva che il sentimento dell'amore, con il tempo, sarebbe calato e avrebbe fatto sorgere quei dilemmi.
Appoggiò la testa al finestrino e ascoltò quietamente la canzone che ripartiva, strappando delle pellicine dalle dita delle mani quella sofferenza che aveva ancora nel cuore.
Infondo, il primo amore non si scorda mai.

Mission || l.tWhere stories live. Discover now