Cap. 16

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E ho accompagnato mia figlia. E ho baciato Louis una volta lontani da occhi indiscreti. E ho fatto un altro colloquio. Ne ho fatti altri cento. Porte sbattute in faccia. Dicono che non ho abbastanza conoscenze. Dicono sempre che richiameranno, ma faccio fatica a crederlo. Dicono che potrebbe servirgli una mano in futuro. Non posso rimanere qua per sempre. Louis non mi aspetterà per sempre.
Entro nell'ennesimo posto della lista che avevo stilato dei vari luoghi in cui avevo una possibilità. Mi presento al colloquio, nella mia testa i vari discorsi che avevo ripetuto per tutta la giornata, che dovrò di nuovo ripetere come se fosse la prima volta. Appiccicato alla vetrina oscurata l'annuncio che avevo visto sul sito internet insieme a mille altri poster pubblicitari che annunciano i vari ospiti presenti nei prossimi eventi del locale. Quando entro è piuttosto buio e molto più grande di quanto pensassi. Un uomo capelli corvini alto, magro e da occhi vispi neri, mi accoglie nel suo ufficio.
"Nick Grimshaw" si presenta l'uomo e il suo sguardo è fin troppo invadente. Balbetto appena il mio nome. Odio essere nervoso e commettere errori del genere. Mi sgrido e cerco di soppesare le parole per ogni risposta cercando di evitare un altra figuraccia del genere. Esperienze lavorative...titolo di studio....stato sentimentale....aspetta cosa? Indurisco lo sguardo confuso.
"Sai in questo bar tendono ad allungare molto le mani, Harry" come pronuncia il mio nome è semplicemente disgustoso "Non vorrei che privassi me e i clienti di questo piacere" inorridisco.
"Sono fidanzato e ho una figlia" rispondo acidamente.
"Non sembri il tipo di ragazzo che si fa limitare da stupidi legami sentimentali? No, mio caro?" deve essere impazzito. Non sono una troia. Mi alzo ed esco dall'ufficio.

Scoppio a piangere davanti a casa Tomlinson. Scusa. Vorrei sussurrargli, ma i singhiozzi mi bloccano le vie respiratorie. Le sue braccia mi stringono. Voglio solo il suo profumo su di me, solo il suo tocco. Sbatto le ginocchia sul pavimento.
"Voglio solo scappare con te" sussurro tra le lacrime che mi rigano le guance.
"Sono qui di fianco a te, niente si metterà in mezzo a noi" mi sussurra dolcemente, il cuore batte forte nel mio petto. Le sue labbra sono sulle mie. Nero. Non c'è più niente.  Non ci sono tutti i problemi. Siamo noi. Come la prima volta. Come a casa di mia madre contro il muro e tutte le volte a seguire. Lo bacio. Mi aggrappo a lui con forza. Facendolo diventare il mio unico appoggio. La mia unica speranza.
"Devi portarlo via, i bimbi non possono vederlo in questo stato" dice sua madre severa, ma un velo di preoccupazione smorza la sua voce dura. I miei piedi non toccano più terra e sento più la pressione delle sue braccia sui miei fianchi. Mi sta portando in braccio, aggrappo le gambe ai suoi fianchi stretti, nascondendo il viso contro il suo collo. Profumo. Tutto quello di cui ho bisogno è rimanere qua nascosto tra le sue braccia.
"Scusa" riesco finalmente a dire, sento il rimbalzo dei suoi passi come se mi stesse cullando. Poi il mio culo è appoggiato su una superficie morbida, ma non lo mollo, non voglio. Lo voglio con me.
"Piccolo non ti lascio" sussurra e allento la presa e lo guardo sedersi sul letto, la vista ancora appannata dalle lacrime. Batte sulle sue cosce, mi trascino fino ad essere a cavalcioni su di lui. Le sue mani morbide mi accarezzano mentre mi liberano il viso dai ricci e asciugano i residui del mio collo. Socchiudo gli occhi e guardo le sue labbra. Mi avvicino a lui, alternando il mio sguardo dai suoi occhi oceano alle sue labbra di fragola. Supplica silenziosa. Mi bacia. Mi manca l'aria. Il mio corpo vibra ad ogni movimento. Il cuore galoppa ferocemente. Mentre la sua lingua scorre sulla mia. Sapore. Caldo. Mentre cerchiamo di nuotare in questo bicchiere mezzo vuoto.

"Non credo di farcela per Londra" animo calmo e corpo febbricitante. Questo è quello che lui mi fa. Sembrò così strano innamorarsi di una persona in meno di una settimana. Ma da quando fu solo verde nel blu e blu nel verde, sembrava l'avessi atteso da tutta una vita. Non so come spiegare cos'è stato, non lo so proprio capire. Me lo sono domandato, mi sono imposto risposte. Non sono il blu dei suoi occhi, il contrasto con la pelle aranciata, le pagliuzze giallastre del contatto con la luce che filtra dalle tapparelle illuminandoci a malapena, nemmeno i suoi lineamente effemminati, il corpo minuto, le mani piccole, le sue labbra morbide, il suo sorriso illegale. O forse proprio tutte queste cose insieme. Non riesco. Non posso trovare motivi e usarli contro questo amore, perché simplicemente non ne trovo. Non posso prendere la cosa che più mi piace di lui e sminuirla, perché semplicemente non ne ho una preferita, e sminuirlo nell'insieme....beh impossibile, lui perfetto così, non c'è nulla che vorrei cambiare.
"Sarò con te attraverso tutto questo schifo fino all'alba, quando tutto prenderà più colore e saremo finalmente liberi" sussurra lui, mi sento così bello quando mi squadra con questi occhi dolci. Fa male. Un male enorme. Perché sai che di tutta questa perfezione non durerà per sempre. Vorrei, vorrei davvero riuscirci, stare con lui per tutto il tempo che ci rimane. Ho paura del mondo, paura di perderlo un giorno e la paura del stare di nuovo in questo modo supera la precedenti.  Ho paura di lui e allo stesso tempo di non riuscire a godermi il nostro tempo. Non voglio perderlo. Piango su me stesso ancora e ancora, e non riesco a smettere. Mi porto le mani al viso. Sono la causa del mio dolore e non posso farci niente.
"Ce la faremo insieme, amore mio" e parlo, racconto tutto. Tutta la merda che mi sono ritrovato oggi addosso e di come sono stato scambiato per uno facile. Sfogo finalmente ogni cosa velenosa. Si alza di scatto urlando imprecazioni.
"Una volta era diverso, non c'erano tutte queste teste di cazzo!" esclama con un tono che non ammette repliche, ma io lo tiro a me "Come si è permesso? Io fossi stato in te gli avrei tirato un cazzotto in viso!"
"Non potevo fare nulla, mi sento davvero un fallimento umano, forse mi riconoscono per il nome, hanno dei pregiudizi...e io sono stanco. Voglio andarmene. È così difficile per noi, non capisco perché!" mi ritrovo a dire in un flusso di coscienza ed è la prima volta che ci penso, non deve essere felice del mio essere sempre così negativo "Louis, ti voglio così tanto al mio fianco! Il solo pensiero che potrebbe accaderti qualcosa mi uccide, sei consapevole?" gli prendo il viso tra le mani. I nostri occhi sono fissi in quelli dell'altro.
"Mi stai chiedendo di metterci una pietra sopra? Di ignorare il tuo dolore? Pensi davvero che dopo che quella feccia umana ti ha demolito ogni speranza, io possa stare calmo e tenermi fuori? Sono triste. Sono furioso. Meritiamo più di tutto ciò" lo dice arrabbiato e la presa ferrea nella quale mi stringe, mi fa arricciare il naso. Mi fa male, ma mai lo allontanerei. Immergo le dita nei capelli corti dietro la nuca, lo calmo tra le mie braccia.
"Dovevi venire con me, Liam e Zayn" sussurra a un certo punto contro il mio collo "Sembra quasi la vita ci voglia punire" dalla sua voce capisco quanto è afflitto e quanto tutto ciò faccia male anche a lui "Non ho più intenzione di lasciarti" mi fa sorridere come sempre, lo stringo più forte.
"Non lasciarmi mai più" concordo mentre lo annuso.
"Sposami"

La mia pelle è quasi livida. Gli occhi sono inniettati di sangue a causa dei continui pianti. Sembro quasi invecchiato. I capelli mi stanno crescendo sempre più. Mi spoglio degli indumenti. Le costole sono ben evidenti sotto la pelle, similmente le clavicole e le spalle. Ed ecco dove il mio dolore si fa più sentire: riesco a definire ogni vertebra. Questo non sono io. I tatuaggi ormai sembrano più neri della pece. Non voglio essere così. Non me lo posso permettere. Non manderò all'aria tutto. Esco dalla camera e vado nel bagno. "Sposami" mi rimbomba nella testa mentre lavo i miei capelli. Come dovrò spiegare a mia figlia che non è la sua mamma che amo? Come reagirà quando capirà che è nata per sbaglio?

"Cara devo parlarti" dico una volta seduti sul divano.
"Hai trovato lavoro?" chiede speranzosa, ma sono costretto a scuotere la testa.
"Ho provato a fare domanda in un club qua dietro, il proprietario Grimshaw mi ha praticamente dato della troia, mi ha chiesto se ero impegnato ...poi mi ha detto in faccia che non sembro il tipo fedele... e niente..." faccio spallucce "Agli altri colloqui non hanno concluso niente" la guardo serio, portandomi la mano alla bocca a stringermi le labbra un po' per alleviare il nervosismo.
"Stai scherzando?" chiede lei allibita.
"No, Cara" abbasso lo sguardo giocando con quell'anello in plastica colorata che mi era stato donato quello stesso pomeriggio "Ho paura che saremo a corto questo mese se non trovo presto lavoro" ammetto "Torna dai tuoi per un po', prendi delle ferie" la guardo.
"Harry non posso lo sai..."
"Devi farlo, potrebbero staccarci la luce e il gas, non so nemmeno se abbiamo i soldi per mangiare" le rispondo serio, lascio stare l'anello e la guardo. Annuisce pensierosa.
"Cos'è quello?" indica l'anello senza nemmeno guardarmi in faccia.
"Louis mi ha chiesto di sposarci" sussurro "e io ho detto si" sorrido tornando a guardare l'oggetto economico che mi adorna l'anulare destro. Era stata una soluzione un po' di fortuna, ma Louis mi ha promesso che una volta a Londra avrei ricevuto quello vero, nonostante non mi interessi particolarmente.
"Cos'è mi vuoi fuori da questa casa per fartelo mettere in culo senza intralci?" scuoto la testa scioccato.
"Farò finta di non aver sentito" stringo la mandibola, trattenendo velenose parole tra i denti.
"Come hai fatto finta di non esserti mai accorto del fatto che sono innamorata di te, stronzo?" riversa tutta la sua rabbia su di me, dopo qualche attimo di silenzio, in cui, potrei giurarci, ho sentito la rabbia ribollirle nelle vene.
"Sei la mia migliore amica e la madre di mia figlia" rispondo.
"Sono la tua migliore amica perché ho sempre sperato che un giorno ti saresti innamorato di me, testa di cazzo, ma hai sempre messo prima lui, dopo tutta la merda, invece che me" urla.
"Se sono con te ora è anche a causa della bambina, sarei andato da lui, lo sai" mi accascio sul divano, non ho voglia di discutere.
"Vaffanculo, Harry" si alza.
"Ringrazia sia nata Darcy" mi scappa massaggiandomi le tempie.
"Non è nemmeno figlia tua, cretino" continua a urlare per poi mettersi la mano sulla bocca, studio il suo viso sconvolto dalla rabbia.
"Come sarebbe a dire?" chiedo con voce ferma.
"La bambina è di Luke..." si copre il viso con le mani, mentre io non so se saltare o incazzarmi.
"Davvero?" chiedo quasi entusiasta "Da quanto lo sai?" cado dal paradiso.
"Da sempre...ma volevo che crescesse con una persona che amo e non quel ragazzino che mi ha mollata" spalanco la bocca incredulo.
"Il mio tempo qua è finito..." penso ad alta voce.
"Non te ne andare, ti prego. Io non riesco da sola a mantenerla" mi si butta praticamente ai piedi.
"È un problema di suo padre non mio" sottolineo e cerco di alzarmi, ma il suo peso non me lo permette.
"Ti prego, Harry" inizia a singhiozzare e, per quanto questa scena mi fa stringere il cuore, è il mio momento di essere egoista, quindi la scosto dalle mie gambe.
"Tu in questi anni non hai mai pensato a me! Mai una singola volta hai pensato a quanto tutta questa cosa fosse per me come una gabbia! Mi hai impedito di stare con l'uomo che amo per ben due anni! Hai usato del tempo che non ti apparteneva. Mi hai incastrato, incatenato, e una migliore
amica non lo avrebbe mai fatto" mi alzo e corro alla porta.

Libero

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