Cap. 14

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Esco da lavoro. Mi sto sentendo male. Ho un brutto presentimento. Un'ansia che mi perquote dentro. Mi manca il respiro. Devo andare a casa. Da tre anni a questa parte ormai è all'ordine del giorno. Ho attacchi di panico più frequentemente di quanto respiro. Entro nel mio appartamento e mi sdraio sul divano. L'ansia di non arrivare a fine mese mi ha ammazzato lentamente. Dopo la gravidanza di Cara, sono addirittura peggiorato. Odio non aver un contratto a tempo indeterminato, come la mia migliore amica, ma non avendo titoli di studio superiori al diploma ho sempre avuto scelta limitata tra i ristoranti e i bar del paese. Ora ho trovato temporaneamente lavoro come cassiere part-time al supermercato un po' fuori Holmes Chapel, ma tra quanto consumavo i benzina al giorno e quanto guadagnavo c'è ben poco guadagno. Cara lavora alla banca e ha uno stipendio fisso da quasi un anno, permettendomi di rilassarmi un po' di più.
Cara l'ho conosciuta ormai tre anni fa, siamo stati spalla a spalla per notti intere lavorando nello stesso pub, mi ha riportato un po' di quella felicità che mi era stata strappata dal mio ex e da quelli che una volta consideravo amici, ma che alla fine mi hanno abbandonato senza nemmeno salutarmi, non ho notizie loro da quel giorno. Johanna spesso fa la spesa nel mio supermercato, ma abbiamo evitato l'argomento di proposito. Poi era nata lei, la mia piccola Darcy, concepita nell'unica notte di passione con Cara, ma non le avevo abbandonate come un codardo solo perché non era stata una gravidanza programmata, voglio bene a quella donna e voglio bene a mia figlia.

"Sono andato a prenderla io" avverto Cara al cellulare, mentre spingo il passeggino per il parco che ci divide da casa.
"Perfetto sono a casa tra poco" mi informa velocemente prima di tornare al lavoro.
Eravamo stati costretti a iscrivere nostra figlia al nido e alle attività del dopo scuola, in quanto per le sedici siamo ancora entrambi al lavoro. Io ho la mattina libera, così da tenerla a pranzo a casa e evitarci la retta per la mensa, che non ci possiamo proprio permettere. La domenica lavoro di notte in modo da stare la mattina e il pomeriggio in famiglia. È difficile. È stressante ed estremamente faticoso.
Siamo su una panchina. Fa caldo. Esco sempre prima per farla stare un po' fuori all'aria aperta, nonostante che questo significasse svegliarsi prima. Guardo il cielo mentre muovo avanti e indietro il passeggino per cullarla dopo che si era riaddormentata. Guardo l'orologio. Ancora cinque minuti. Mi guardo intorno e noto un uomo, non lo ho mai visto prima in città e lo osservo un po' mentre cammina a passo spedito per mano due bambini di pochi anni, forse uno in più della mia Darcy, chiaramente gemelli, pover uomo già è complicato per me con questa bambina che è come un angelo che quasi mi vengono i brividi a pensare ad una coppia di gemelli.
Mi alzo e spingo il passeggino fin davanti i cancelli della scuola dove le maestre accolgono i loro pulcini, sveglio la mia piccola biondina, che si mette su due piedi e inizia a correre verso i suoi amichetti dopo avermi dato un bacio sulla guancia.
"Tua figlia è bellissima, Harry" mi corruccio e mi volto, l'uomo di prima al mio fianco che guarda i suoi due gemelli. Si volta anche lui e ci guardiamo negli occhi.
Ci guardiamo. Come bloccati. Non spiccichiamo parola. E' imbarazzante. Dopo tre anni, non mi sono ancora dimenticato dei suoi occhi e saprei riconoscerli anche tra mille.
"Louis?" chiedo infatti non molto certo, ma proprio quel nasino a punta e quelle labbra sottili mi tolgono ogni dubbio "Quando sei tornato?"
"Una settimana fa" mi sorride "Ho finito l'università e passo qualche giorno qua mentre cerco casa a Londra"
"Oh, beh stammi bene" annuisco e inizio a camminare per tornarmene a casa, non mi dimentico i suoi occhi come non dimentico cosa mi ha fatto, poi è andato anche avanti in fretta quei bambini sono troppo grandi, deve avere capito che la sua omosessualità era solo un capriccio adolescenziale.
"Aspetta Harry, lascia che ti offra un caffè o un the!" mi insegue mentre io spingo il passeggino vuoto.
"Devo mettere apposto casa prima di pranzo..."mi giustifico mentre continuo a camminare. Lui mi ha già raggiunto.
"Ti prego Harry" insiste e io sbuffo, ho bisogno di un caffè.
"Va bene" cedo.

"Come sono andati questi tre anni?" Mi chiede lui, davanti a noi la mia tazza di te e la sua di caffè.
"Bene, ho una figlia come già sai, mia madre si è risposata e io vivo con Darcy e Cara...te? La tua fidanzata?" sorseggio la mia bevanda bollente.
"Fidanzata? Mi sembrava fosse chiaro che sono gay, te lo sei forse dimenticato?" scherza mentre io mi lego i capelli lunghi oltre le spalle in una cipolla disordinata.
"No, solo che il fatto che tu abbia figli, mi ha spinto a credere che tu non fossi cambiato solo fisicamente..." lo guardo oltre la mia tazza con sguardo eloquente.
"Aspetta, cosa? Figli?" mi guarda confuso.
"Si figli, Louis non sono cieco li ho visti i gemelli" alzo gli occhi al cielo e continuo a sorseggiare l'infuso pigramente.
"Ernest e Doris? Sono miei fratelli, mamma si è messa con un ragazzo più giovane e li ha avuti" spiega velocemente e spalanco la bocca in una "o".
"Zayn e Liam si sono lasciati, sai?" alzo le spalle.
"Sai ve ne siete andati senza salutarmi, in questi anni non ho pensato di dovermi informare sulle vostre vite" rispondo con una punta di acidità.
"Pensavo non ti importasse..." spiega con leggerezza "Dato che sei scomparso tutti i mesi prima, rifiutando ogni tipo di uscita" scuoto le spalle.
"Non ha importanza" mento tenendo gli occhi bassi.
"Zayn si è messo con una modella, adesso può dedicarsi al suo lato artistico, e Liam..." continua a raccontare, ma lo interrompo.
"Mi spieghi cosa vuoi da me?" poggio la tazza prima di guardarlo in viso, un lieve accenno di barba decorava la mandibola, il mento e la parte tra naso e labbra. Era sicuramente dimagrito le guance erano più scavate e il naso più definito. La frangetta era rimasta ma i capelli erano più corti ai lati. Me lo mangio con lo sguardo e scorro fino al suo petto dove una scritta sbuca dallo scollo della maglia. Quanti tatuaggi ha?
"Volevo solo sapere come stai" dice sincero e vedo il modo in cui mi guarda a sua volta "ti ho visto al parco e sei cambiato tanto, adesso hai pure una famiglia e una fidanzata e..."
"È la mia migliore amica, non la mia fidanzata" la guardo e si  illumina appena.
"E Darcy?" chiede confuso.
"È nostra figlia, non è stata programmata, nata da una notte in cui entrambi ci siamo curati dei nostri bisogni carnali" finisco il the.
"Non hai avuto più nessuno di serio dopo..?" scuoto la testa sorridendo tristemente "nemmeno io" mi accarezza la mano e io la tolgo dalla sua. Lui non mi ama più, mi ricordo e mi alzo.
"Devo andare, ho tante cose da fare" spiego cercando di fuggire il più velocemente possibile.
"Promettimi che ci rivedremo" mi guarda speranzoso.
"Non posso promettertelo"

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