Fingere per sopravvivere

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"non pensavo che un tocco potesse fare cosi male"

POV'S DIADEMA

E' una settimana che sono rinchiusa in questa cazzo di casa, dopo lo scherzetto di quel bastardo di Kai, so che non immaginava le conseguenze, ma a me non me ne può fregare un cazzo.
Se la vendetta porta un nome, sarebbe di sicuro il mio,  non mi interessa se gli ferirò, la mia intenzione è proprio quella di distruggerlo fino a farlo inginocchiare ai miei piedi, pregandomi di finirla.

Non sono cattiva, semplicemente è un meccanismo di difesa, ferisco chi mi vuole ferire.

E' una settimana che non vedo la luce del sole, che sono rinchiusa in questa camera del cazzo, che mi sembra di più una prigione, sembra che le pareti non vogliono altro che schiacciarmi, cosi come i miei pensieri.

E' una settimana che fingo con i miei fratelli, dicendogli che è solo un'influenza.

Una settimana in cui non faccio altro che  ficcarmi due dita in gola, per espellere lo sporco che mi sento dentro e fuori.

Una settimana che sono piena di lividi, con un'altra cicatrice dietro la schiena, mio padre come si può notare non l'ha presa molto bene, per lo scherzo che ha fatto Kai.

Ricordo  che ero appena arrivata a casa e nemmeno il tempo di entrare, che mio padre mi ha trascinato fino alla camera da letto con i capelli, facendomi sentire l'impatto con le scale.

Una settimana che mio padre non fa altro che continuare a prendersi ogni pezzo di me, so che non devo piangere è non lo farò è quello che mio padre, il famosissimo William Lacross, mi ha insegnato, mi faceva stare in silenzio in modo che nessuno potesse sentirmi.

Una settimana che non mangio, ma la voglia di mangiare non c'è, l'unica cosa che desidero e sfregare ripetutamente la mia pelle, desidero far scomparire quell'odore che è radicato sul mio corpo.

Una settimana che non sento nessuno, che non voglio scendere giù per vedere ancora quella faccia di merda di mio padre o quella di mia madre che mi guarda in un modo sprezzante.

Ma, purtroppo, sono costretta a ritornare a scuola.
Liam in questa settimana mi ha messaggiato più volte chiedendomi come stessi, io non gli ho risposto, così come a tutti gli altri.
Avevo solo bisogno di solitudine, di non sentire più nulla.

Una volta essermi vestita, scendo giù, vedendo mio padre e mia madre, mentre parlano.
Non mi interessa sapere ciò che si dicono e con indifferenza tagliante, passo davanti a loro, per prendere qualcosa da mangiare, ma ovviamente, mia madre non approva e lo dice il suo sguardo, così sono costretta a posare il cibo e per non far scaturire un'altra guerra vado dritta verso scuola.
I lividi non sono scomparsi, ma non riesco a coprirli, so già come chiunque mi guarderà ma non mi interessa più di tanto.
Una regina di ghiaccio non si fa scalfire cosi facilmente.

Arrivo a scuola, scendo dall'auto come una cazzo di star e gli occhi sono tutti fissi su di me, io cammino verso l'istituto a testa alta, nessuno potrebbe mai farmi abbassare la testa, possono provarci e riprovarci ma non ci riusciranno mai.

Da lontano vedo i miei amici e i miei fratelli, che non vedo da una settimana, mi avvicino cercando di smascherare ciò che ho passato per un intera settimana.

<<Che cazzo hai fatto?>> mi chiede Orione arrabbiato, neanche il tempo di arrivare, mi tocca il viso cercando di capire che cosa mi sia successo, ho tentato di mascherare il livido enorme che ho sotto all'occhio, ma non ci sono riuscita, dopo averci provato per due ore, mi sono rintanata in bagno a rimettere per lo schifo che vedevo sul mio corpo, il senso di repulsione che provavo per me.

<<niente e non mi toccare, cazzo>> gli dico scostandogli la mano dal mio viso, nel frattempo vedo Kai, che mi guarda con uno sguardo diverso dal solito, mi sembra preoccupato e pentito, ma a me non frega un cazzo, sinceramente è un coglione, gli rivolgo uno sguardo indifferente, non gli permetterò mai di vedermi debole.

<<ma che cazzo significa niente Diadema? Ma ti rendi conto del cazzo di livido che hai sul volto?>> continua a dirmi Orione, cristo santo, mi ha rotto il cazzo, sarà anche mio fratello ma fino ad adesso non si è preoccupato e deve continuarlo a fare.

<<ti ho detto che non è niente Orione, lasciami in pace>> gli dico.

<<vaffanculo>> mi dice e ritorna a sedersi sul muretto accendendosi una sigaretta.

<<Stellina>> mi abbraccia Brandon, io ricambio, cercando un po' di conforto e sollievo nelle sue braccia, vedo Orione mentre ci fissa, so che vorrebbe essere al suo posto, ma quando avevo più bisogno di lui non c'era, quando avevo bisogno dei miei fratelli, non c'erano, erano a divertirsi in giro, a preoccuparsi di altre ragazze, piuttosto che capire che cosa stesse succedendo a me.

<<ehy playboy>> gli dico donandogli un sorriso dolce.

<<tutto bene?>> mi dice preoccupato, riferendosi al livido sul mio volto, vorrei rispondergli " cazzo no, che non va bene, sono sommerso dall'oscurità e non riesco a trovare niente che mi faccia risalire alla luce, anzi sembra che sto cadendo ancora di più nell'oscurità".
Quel coglione di mio padre poteva evitare di farmi un livido sul volto ma in quel momento poco si è preoccupato del fatto che avrebbero tutti visto quel livido, troppo preso a sfogare la sua rabbia e la sua frustrazione su di me.

<<sisi, tranquillo>> gli dico, ci stacchiamo dall'abbraccio e mi appoggio al muretto, mi accendo una sigaretta, non preoccupandomi degli sguardi di Orione, Ares, Cruz, Brandon, Erik e perfino Kai, li ignoro, non mi va di avere la loro preoccupazione, la loro compassione. Da lontano vedo correre quella pazza sfuriata di Ally, una volta arrivata di fronte a me, mi travolge in un abbraccio.

<<stronzetta mi sei mancata>> mi dice stringendomi ancora di più, penso che da un momento all'altro morirò strangolata, rido alla sua frase, ma sa che non gli dirò che mi è mancata, anche se è così, sono una persona anaffettiva, mi hanno insegnato che "la vera debolezza sta nelle emozioni, se le opprimi, la vita ti sembrerà molto più semplice".

<<mi stai soffocando Ally>> gli dico ridendo.

<<oddio scusaa>> mi dice preoccupata sciogliendo l'abbraccio, una volta che mi guarda la faccia, vedo la sua espressione passare dal preoccupato a sconvolto.

<<quel coso orribile che hai sulla faccia non penso di avertelo fatto io con il mio abbraccio>> mi dice e io rido.

<<no, Ally, non sei stata tu, tranquilla, non è niente>> gli dico cercando di fargli capire che non mi va di parlarne e lei lo capisce al volo, abbasso lo sguardo rassegnata, sono una amica di merda e lo capisco, lei cerca sempre di far in modo che io mi sfoghi, non è la prima volta che nota dei lividi su di me, ma gli ho detto più volte che è un argomento chiuso, purtroppo non riesco a parlargliene, non voglio la sua compassione, non lo sopporterei e non voglio in alcun modo che lei entri dentro ai miei problemi e rimanerne scottata.

<<va bene, come vuoi>> mi dice con gli occhi lucidi, oh Ally, mi dispiace cosi tanto, meriteresti una amica migliore e lo so.

Il punto è che io non voglio l'aiuto di nessuno, non né ho bisogno, voglio solo che smettano di guardarmi cosi.

<<io entro, ci vediamo dopo ragazzi>> dico cercando di scappare da quell'aria opprimente, mi sento soffocare. Loro mi salutano e io mi dirigo verso l'istituto facendo un respiro profondo, continuo a ripetermi che "va tutto bene" ma va davvero tutto bene?

Ad un certo punto mentre sto svoltando verso i bagni, sento una mano bloccarmi il polso, mi giro e guardo la mano che mi sta intrappolando il polso, quella mano tatuata e grande, la riconoscerei ovunque. È Kai cosa vuole adesso sto coglione da me?

Il colore dell'amoreWhere stories live. Discover now