La texana aveva perso tanto sangue ma fortunatamente erano riusciti a farle una trasfusione in tempo.

Era stata nella sala operatoria per attimi che mi parvero infiniti. Le avevano rimosso i due proiettili e le avevano cucito con dei punti di sutura delle ferite che Alejandro le aveva procurato.

Solo al pensiero delle sue mani su di lei mi faceva ribollire il sangue nelle vene.

Rabbia verso il messicano e ribrezzo verso me stesso per non averla difesa.

Claire era stata forte.

Aveva combattuto e aveva rischiato così tante volte la sua vita che mi sembrava quasi un'allucinazione il suono che riproducevano i macchinari a cui era stata attaccata. Un bussare alla porta distolse la mia attenzione dalla donna davanti a me.

Subito dopo Mary fece la sua comparsa. Aveva preso il primo volo disponibile ed era accorsa per monitorare la situazione e per assicurarsi che Claire stesse bene.

«Come sta?» domandò avvicinandosi a noi.

«Ha superato l'operazione con successo. I medici dicono che le ci vorrà un po' di tempo per riprendersi ma che starà bene» spiegai con la testa china a terra.

«Dovresti andare a farti una doccia e a riposare. Starò io con lei, se vuoi» affermò sedendosi su una sedia dalla parte opposta del letto a dove stavo io.

«No, sto bene così. Novità?»

«Alejandro e Kathrine sono stati arrestati. Miguel, invece, è stato ritrovato morto in una stanza nei sotterranei della villa. Pensiamo che sia quello il luogo dove Claire...»

«Dove Claire è stata torturata» ammisi finendo la frase del capo del nostro dipartimento.

Mi passai una mano tra i capelli per poi stringere la fredda mano di Claire.

Miguel era morto.

Era vero, aveva anche lui aiutato Alejandro, ma quella era da sempre stata la sua normalità.

Era un bravo ragazzo e avrei voluto un futuro diverso da quello che aveva ottenuto. Certamente anche lui avrebbe dovuto scontare i suoi anni in carcere, ma magari, una volta finiti, avrebbe ripreso in mano la sua vita.

«Stavo pensando che dovreste prendere una pausa. Magari potreste fare un lavoro d'ufficio per un po'. Cosa te ne pare?» propose Mary cautamente.

L'unica cosa che fui in grado di fare fu annuire.

Mi voltai a guardare l'orologio e constatai che mancasse circa un'ora e mezza prima dell'anno nuovo.

L'unica cosa per la quale speravo, era passare quell'anno e i restanti con quella meravigliosa e forte donna.

La mia ricciolina.

Una lacrima scivolò incontrollata e mi affrettai ad asciugarla.

«Sai Mary, mi odio così tanto. Avrei dovuto aiutarla, soccorrerla. È la mia partner, è la mia... È la mia ragazza. Dovevo esserci io in quella stanza delle torture, non lei...» ammisi.

Dovevo parlare con qualcuno.

Ero stato troppi anni in silenzio e non mi aveva portato a niente.

«Capisco la tua sensazione, Weston. Ma devi capire che Claire non è Edward. Claire è viva e sta bene, ha solo bisogno di un po' di tempo per rimettersi in sesto. E poi, non avevi altra scelta.
Da quel che mi hai raccontato era stata ferita, non avrebbe potuto guidare un moto fino alla Naval Air Station e fare quello che hai fatto tu. È merito tuo se è viva, agente. Ottimo lavoro!» affermò per poi alzarsi e uscire dalla stanza dopo avermi sorriso un'ultima volta.

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