L'INTERPOL era giunta a Tijuana, aveva arrestato gli uomini di Alejandro e aveva sequestrato quel container, ma non avevamo ancora vinto.

Alzai lo sguardo che precedentemente avevo abbassato per poggiarlo sulla figura di Kathrine.

Si stava sacrificando.

Avrebbe pagato per le decisioni che aveva preso in passato, certo, ma almeno sarebbe riuscita a passare la vita con sua figlia.

Lei stava rischiando tutto per sua figlia.

«Sei pronta?»

«Sai Weston, la prima volta che vidi Alejandro ero fatta. Forse era l'ossicodone a farmi vedere qualcosa di positivo in lui. Poi, però, sono andata in riabilitazione e mi sono ripulita. Niente più nausea, vertigini e allucinazioni. La realtà mi ha preso a schiaffi e, senza rendermene neanche conto, ero pronta ad obbedire ad ogni singola richiesta di Alejandro.
Inizialmente credevo fosse amore, sai? In fondo mi aveva aiutata, mi aveva sostenuta durante la riabilitazione e aveva pagato quel percorso. Non so spiegarti come sono finita dal giocare a pallavolo a essere un sicario. Prima di incontrare lui non avevo neanche mai visto una pistola!
Ho ucciso, Weston» disse cominciando a piangere, «ho stroncato tante vite innocenti solo perché me lo ordinava lui.»

Provò ad asciugarsi le lacrime con le mani tremanti mentre cercava di trattenere i singhiozzi.

«Sono un mostro. Come farò a crescere questa bambina? Come potrò mai essere una brava mamma dopo tutto quello che ho fatto?»

«L'hai detto tu stessa. Alejandro ti ha fatto il lavaggio del cervello, Kathrine. Ti ha illusa, ti ha fatto credere che ti stesse aiutando per poi trascinarti giù con lui...» provai a dire cercando di confortarla passandole anche una mano sulla schiena.

«Ma ho premuto io il grilletto! Ero io quella che si posizionava sui tetti e uccideva, non lui. Potevo fermarmi. Potevo dirgli di no...»

«Ti avrebbe uccisa. Lo sai tu e lo anch'io. Ti avrebbe uccisa, Kathrine.
Andrai davanti a un giudice e farai i tuoi anni in carcere. Pagherai la tua pena e uscirai da lì dopo qualche anno. Sarai una persona nuova e una madre. Hai commesso degli sbagli, è vero, e per quegli sbagli pagherai. Ricordati per chi stai facendo tutto ciò. Lo stai facendo per tua figlia. Non la figlia di Alejandro. Lo fai per la tua bambina, Kathrine.»

Mi alzai porgendole la mano attendendo una sua risposta. Risposta che non tardò ad arrivare.

Afferrò la mia mano e io le regalai un sorriso cercando di darle forza come lei aveva precedentemente fatto con me.

Kathrine, in quel momento più che mai, era una persona fragile e stava attraversando probabilmente uno dei momenti più complicati della sua vita.

Dovevamo seguire il piano, solo così potevamo avere la possibilità di vincere.

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Claire

Ero completamente bloccata su quella sedia da ore.

Miguel, sotto ordine di Alejandro, mi aveva legato le mani dietro la sedia impedendomi di muovermi.

Ogni tanto, senza farsi vedere, veniva da me per farmi bere un sorso d'acqua e per tamponarmi le ferite più profonde.

Ormai non sentivo più niente.

Il dolore era così tanto forte che mi ritrovavo come in uno stato vegetativo. A mala pena riuscivo a tenere gli occhi aperti.

Il rumore della porta di quella specie di cella mi fece alzare le palpebre che mi stavano pregando di compiere il minimo sforzo.

La figura di Miguel comparve davanti ai miei occhi e d'istinto sorrisi.

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