XI

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I dottori ci dissero di andare perché avevano da fare dei controlli. Fecimo come ci dissero e andammo tutti via, tranne la madre di Giorgio. Alessandro decise di fare un giro da solo, mentre io accompagnai Nicola al bar. Si rimise al bancone e mi domandò se volessi qualcosa, ma io non mi sentivo benissimo. Rifiutai e gli risposi che stavo tornando a casa, lui mi chiese se volessi un passaggio ma gli risposi che volevo solamente stare solo. Mi sorrise e così ci salutammo. Uscì dal bar. Avevo lo sguardo basso e subito notai che proprio davanti alla porta c'era un foglio accartocciato. Lo presi, perché sembrava essere importante, e lo lessi.
"Dovrei smettere di pensarlo, ma non è facile come sembra.
Questa notte l'ho pure sognato, ricordo che lo guardai negli occhi e tutto il mondo attorno sembrò svanire. Quei fottutissimi occhi azzurri mi mandavano in tilt ogni volta. Erano come magnetici e appena il mio sguardo ricadeva su essi non riusciva più a staccarsi. Non era tanto diverso dalla realtà, quando lo guardo non riesco a non pensare a quanto vorrei stare con lui e perdermi nei suoi occhi per sempre. Vorrei stringerlo per sempre e poter baciare quelle labbra ogni volta che ne sento il bisogno. Vorrei farlo mio. Vorrei sentirlo gemere il mio nome così forte da farci rimproverare dai vicini. Vorrei sentire le sue belle e dolci labbra attorno alla mia intimità, per poi scopargli la bocca e venire dentro di essa. Questo è l'effetto che mi fanno quegli innocenti occhioni azzuri. Mi fanno venire la voglia di farlo mio e non lasciarlo più andare."
Non so perché, ma dopo aver letto quel biglietto sentii le guance andare a fuoco. Forse perché mi sentivo abbastanza preso in causa. Cioè, lo so che non sono l'unico ragazzo con gli occhi azzurri -anzi, sono sicuro che esistano ragazzi con degli occhi più belli dei miei-, ma pensavo fosse davvero strano che questo biglietto l'abbia trovato io, proprio davanti all'unico posto in cui vado, dopo casa mia e la scuola. Forse mi stavo facendo fin troppi film mentali, ma decisi di portare il foglio a casa e attaccarlo alla bacheca in sughero che avevo in camera, volevo a tutti i costi scopri chi era questo mio -o di chiunque altro avesse gli occhi azzurri- ammiratore.
Arrivato a casa, sentii uno strano silenzio. Alex solitamente stava con la musica ad alto volume, Enea stava sempre sul divano a parlare con Riccardo al telefono e io stavo in camera mia, a parlare con Giorgio e sclerare di tutto. Ma tutto quel casino che c'era solitamente nella nostra casa non si sentiva, regnava soltanto il silenzio e la tranquillità. Salii in camera di Alex, lì trovai mio fratello steso sul suo letto. Era sveglio, stava fissando attentamente il soffitto. Mi sedetti accanto a lui, aveva gli occhi lucidi e l'aspetto di uno che sarebbe potuto scoppiare a piangere da un momento all'altro. Lo strinsi a me e, come mi aspettavo, dopo aver ricambiato l'abbraccio, scoppiò a piangere.
«È colpa mia.»
«Non è vero.»
«Si... Se quel giorno non- cioè... Si, se non avessi fatto ciò che ho fatto non sarebbe mai successo tutto ciò.» Gli accarezzai il viso, asciugandogli le lacrime.
«Hey, Alex. Giorgio non è morto, è in coma, si. Ma non è morto. C'è ancora speranza ed è questo quello che conta.  Non è stata colpa tua perché Giorgio ti ama, ti ama veramente tanto, anche se non lo dimostra. Non è colpa tua perché ti ha perdonato. Non è colpa tua perché sarebbe potuto succedere in qualsiasi momento, sarebbe successo anche se tu non gli avessi fatto del male. Adesso, non ti sto giustificando, perché quello che gli hai fatto fa davvero schifo, ma se adesso Giorgio è lì, steso su quel lettino dell'ospedale, non è colpa tua.» Mio fratello alzò lo sguardo verso di me, aveva gli occhi ancora lucidi e qualche lacrima gli rigava il volto. Era incredibile come quel ragazzo che sembrava così forte e coraggioso, era in realtà debole e pronto a scoppiare in lacrime da un momento all'altro. Alex era davvero un ragazzo stupendo. Ha fatto degli errori, si e alcuni non li ho ancora perdonati, ma chi è che non sbaglia nella vita? Anche i santi hanno peccato.
«Andrà tutto bene, ne sono sicuro. E quando si sveglierà potrai cercare di rimediare a ciò che hai fatto.» Gli sorrisi.
«Credi che si sveglierà?» La sua voce sembrava quella di un bambino impaurito.
«Ne sono certo.» Ma nel profondo, dentro di me, avevo anch'io paura. E se non si fosse mai svegliato?

𝒕𝒉𝒐𝒔𝒆 𝒐𝒄𝒆𝒂𝒏 𝒆𝒚𝒆𝒔 ~strecico~Where stories live. Discover now