IX

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Stavo parlando con Nicola, quando, improvvisamente, mi arrivò una chiamata da parte di Giorgio. Esitai un attimo, ma decisi di rispondergli.
«Hey, Giorgio.»
«Uhm... Ciao, Federico, giusto?» La voce dall'altra parte non era quella di Giorgio.
«Si, salve, Giorgio?»
«Sono sua madre. Ti chiamo perché è appena successa una cosa terribile.» Senza nemmeno accorgermene scattai in piedi.
«Che cos'è successo?»
«Sono in ospedale, l'hanno investito.» Sentii le lacrime che lottavano per fuoriuscire, ma dovevo a tutti i costi cercare di non piangere.
«Sto arrivando.» Detto questo nessuno dei due disse una parola e io chiusi la chiamata.
«Che succede?» Mi domandò Nicola, che era ancora seduto accanto a me.
«Giorgio è finito in ospedale. Devo subito correre da lui.» Il ragazzo, allora, mi disse di aspettare lì, andò dietro il bancone e prese le chiavi della macchina, dopo di ciò tornò da me e mi trascinò verso la sua auto. Non mi disse una parola, stessa cosa io. Mi limitai a prendere il telefono e a chiamare Alex.
«Che succede?» Mi domandò mio fratello appena rispose.
«Giorgio, è finito in ospedale.»
«Come? Cosa? Perché?»
«Non lo so... Noi stiamo andando in ospedale.»
«Noi?»
«Io e Nicola. Sbrigati.»
«Sto arrivando.» Non mi diede il tempo per replicare che chiuse la chiamata. Nicola mi guardò, gli si poteva leggere in volto che fosse triste quanto me. Però non voleva parlare, forse per non rigirare il coltello nella piaga, forse perché non aveva cosa dire. Arrivati in ospedale, andammo in reception, dove chiesimo all'infermiera in che stanza fosse Giorgio. Ce la indicò e corsimo da lui. Vidimo il ragazzo dal vetro, era sdraiato sul letto con una gamba ingessata. Gli occhi divennero lucidi e fu difficile trattenermi dal non piangere. Seduta su una sedia accanto alla porta che dava sulla stanza c'era sua madre. Era una donna con i capelli castani e gli occhi del medesimo colore. Addosso aveva un paio di jeans ed una felpa, niente trucco, i capelli erano scombinati. Mi avicinai a lei che, appena ci notò, alzò subito lo sguardo, asciugandosi le lacrime.
«Oh... Ciao Federico.»
«Cosa gli è successo? Sta bene? Si riprenderà?» La donna fece un respiro profondo.
«Stava tornando a casa dopo aver dormito da te. A quanto pare, mentre tornava, però, un'auto è sbucata dal nulla e, siccome andava a tutta velocità, lo ha investito. I dottori dicono che è in coma e che non sanno quando si sveglierà.» Si vedeva benissimo che si stava trattenendo dal non piangere, così mi sedetti accanto a lei e la abbracciai. La madre di Giorgio si abbandonò al mio abbraccio e scoppiò a piangere. È sempre stata una donna dolce, che teneva molto al figlio e che avrebbe fatto di tutto per lui.
Pianse per un po' sulla mia spalla, poi, quando si calmò, si staccò e mi sorrise.
«Grazie Fede. Giorgio è proprio fortunato ad averti come amico.» Le sorrisi e mi alzai, ancora con gli occhi lucidi. Alex era appena arrivato, si sedette accanto alla donna e chiese spiegazioni, mentre io abbracciai Nicola. Lo sentivo mentre mi accarezzava pian piano i capelli, era un tocco veramente dolce che riuscì a farmi calmare per un po'. Mi disse un'enorme quantità di cose carine per farmi calmare e per far si che non si spegnesse la speranza che Giorgio potesse svegliarsi. Poi quando notò che Ero scoppiato a piangere, mi alzò il viso verso il suo e mi asciugò le lacrime. Aveva stampato un sorriso di conforto, ma si poteva intravedere la tristezza. Dopo una mezz'ora circa, il rosso uscì per fumare, mentre io e Alex rimanemmo lì, insieme alla madre di Giorgio. Abbracciai Alex, che piangeva senza smettere da quando era arrivato.
«È colpa mia.» Mi disse lui a bassa voce.
«No, Alex non è vero.»
«Si... È colpa mia. Mi sono comportato di merda.» Lo guardai negli occhi, gli accarezzai il viso e asciugai le lacrime che percorrevano le sue guance.
«Non è colpa tua Alex. Sei una persona meravigliosa, hai sbagliato, si, ma non è colpa tua se Giorgio adesso è in quelle condizioni. Va bene?» Non mi rispose, si limitò a stringermi più forte a sé. «Vado da Nicola, va bene?» Gli dissi dopo un po'.
«Si.» Mi rispose e si staccò. Io gli sorrisi e uscì fuori, dove trovai Nicola, che aveva appena spento una sigaretta per accendersene un'altra.

𝒕𝒉𝒐𝒔𝒆 𝒐𝒄𝒆𝒂𝒏 𝒆𝒚𝒆𝒔 ~strecico~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora