Capitolo 2: Il sogno.

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Diego Gotta ha 40 anni, odia i compleanni, fa l'imprenditore, è alto, si allena tutti i giorni e mangia regolarmente per avere un corpo sano, i capelli corti mori, occhi neri,  una cicatrice sul naso, premuroso, simpatico, intelligente, un ottimo padr...Cazzate. 

Tutte cazzate.

Per conoscere un padre veramente, chiedete ai figli. Perché non esiste persona al mondo che ammetta "Sono un pessimo genitore". 

O almeno è ciò che penso mentre venivo rimproverato come se avessi quattro anni dopo aver rotto un vaso, cosa che era veramente successa a quell'età.

<<A me figliolo...>> disse stringendo la mano sulla mia spalla.

Avrei voluto, tanto, tiragli un calcio.

<<Non mi piace doverti stare dietro.>> continuò. 

 È ciò che dovrebbe fare un padre, pensai.

<<Quindi smettila di tornare a casa conciato così!>> gridò a piena voce.

A volte, devo essere sincero, invidio i sordi. Non sentire la voce di persone che si credono chissà chi, dovrebbe essere bello.

Annuii mentre mio padre ripeteva <<Dovresti essermi grato.>>

Per essere grati di qualcosa, dovremmo averne beneficio, mi sbaglio?

Come si può essere grati senza aver ricevuto qualcosa di buono?

<<Va a letto.>> Ordinò con gelo. 

Salì le scale mentre lui tornava a lavorare al computer.

Che importanza ha se tuo figlio non cena? Nessuna.

L'importante è mostrare alla società di aver cresciuto un figlio modello.

Penso che i genitori, normali, in queste occasioni si preoccupino, facendo domande del tipo:

"Chi è stato?"; "Cos'è successo?". 

Non nella famiglia Gotta.

Se cerchi il significato di Gotta troverai scritto: "È una malattia del ricambio caratterizzata dalla deposizione di acido urico nelle articolazioni, che divengono tumefatte e dolenti."

La famiglia Gotta, per quanto Diego lo nascondesse, era una malattia per la società. Per il mondo intero. Ero certo pure per la galassia.

Per lui no. Le sue società, imprese, erano le più famose e importanti di tutto il mondo. Ne andava fiero.

Misi un impacco di ghiaccio sulla lesione mentre il mio telefono mostrava una notifica.

<< Come va il livido?.>>

<<Cazzo vuoi?.>>

<<Alessio non l'ha fatto apposta.>>

<<Immagino.

Il suo pugno é caduto 

accidentalmente sulla mia faccia >>

<<Se tu non fossi stato così stronzo.>>

<<Vaffanculo Diana.>>

Spensi il telefono senza aspettare nessuna sua risposta, ero stronzo è vero, ma non significava che suo fratello avesse fatto qualcosa di giusto.

La ragazza mistero.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora