ATTO II - L'ombra calante

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Arzon dall’alto del suo trono era ormai sciupato, le sue carni e la sua ossatura stavano come venendo risucchiate dalla stessa magia oscura e potente di cui si sentiva padrone; il Damnatio memoriae che aveva cancellato i ricordi dalle menti delle creature di Mythir, lo aveva consumato, rendendolo debole e poco minaccioso, forse i millenni che la cella di carne in cui risiedeva il suo spirito aveva passato stavano iniziando a mostrare i primi segni di cedimento, ma non poteva permettere a nessuno di venire a conoscenza di ciò che lo stava affliggendo, ormai aveva il potere, ormai aveva cancellato la storia di Mythir e dato vita ad Armoria.

Tutti pensavano di sapere il trascorso di quelle terre, ma erano solo menzogne inventate a Misura perché tutti gli obbedissero.
Ma per quanto ancora poteva muovere le sue sudicie mani all’oscuro di tutti?
Beh, non era dato a sapere, nemmeno lui poteva conoscere ed immaginare cosa il suo futuro gli prospettava, ma una cosa era certa, era giunto il momento per lui di portare avanti le ricerche dei fossili di Naja, gli unici in grado di restituirgli le energie usate per cambiare il destino di quella terra ove lui solo era rimasto come entità più simile ad un Dio.

Le sue mosse dovevano essere calibrate e calcolate al millesimo, qualsiasi sforzo non programmato lo avrebbe reso ancor più innocuo, ed a quel punto chi o cosa avrebbe preso le redini del mondo? 
Capì dunque che l’avidità e la voracità con la quale entrò in possesso di quello strapotere lo aveva consumato a tal punto da renderlo uno spettro di sé stesso.

Gli unici a parer suo che potevano ben sapere cosa realmente accadde al mondo pochi anni prima, erano i suoi così detti “generali, che attualmente erano ancora in giro per il continente a sbrigare faccende minori, quali il reclutamento di operai per questa nuova ricerca e la guardia alle rovine dello squarcio, lì dietro un tumulo di pietre giacevano i sui simili, o meglio coloro i quali avevano arduamente combattuto perché lui non salisse al potere, sfortunatamente per le terre di Armoria questi fallirono, ma sapeva anche che qualche spettro era fuggito dalle sue grinfie, e questo errore avrebbe potuto costargli caro, Taal ad esempio non fu mai rinchiusa nell’idolo, il che poteva significare che il suo spirito errante era ancora in cerca di vendetta.
In effetti l’oscuro negromante non aveva tutti i torti, ogni forza nel mondo circostante era mossa da energie impercettibili, questo era il principio di ogni singola particella che componeva anche il solo granello di sabbia, e per quanto possibile questa avrebbe, a tempo debito, equilibrato ogni cosa, solo il tempo unica forza imprescindibile ed incontrollabile avrebbe decretato il vincitore di questa antica battaglia, ed egli non è magnanimo con nessuno.

Ogni singola forza è destinata a variazioni e cambiamenti, nessuno aveva potere a sufficienza per far sì che queste divengano un vantaggio nel lungo periodo, ma a lui poco interessava, nella sua mente da stratega le priorità erano divenute altre ora che nessuno aveva il coraggio di contrastarlo, ben presto avrebbe assorbito le ultime ossa di Naja e dato la caccia personalmente a Taal. Raggiungendo così l’apice della sua forma. A quel punto si che avrebbe potuto decretare vittoria anche sul volere del destino e del tempo stesso.

I ponti che aveva commissionato erano pronti ed ogni pedina era al posto che si era prospettato, i magi a piede libero erano rimasti pochi, ed ora neanche gli interessava catturarne altri, ogni singolo frammento di quell’antica magia che già in tempi antichi lo aveva battuto ora era sotto il suo controllo, e grazie alla quantità di magi in suo possesso qualsiasi minaccia gli si fosse presentata davanti ai suoi piani poteva essere battuta in un singolo ordine, avendo lui il controllo sulle menti di coloro che aveva imprigionato, sembrava  che tutto fosse a suo favore, ma nei sobborghi dei villaggi di Armoria c’era  ancora qualcuno che combatteva per il bene assoluto, qualcuno che dopo anni interi di fuga aveva imparato a far perdere le proprie tracce, qualcuno che provava a risvegliare il fuoco del coraggio nell’animo delle creature ora assopite e disperse con la mente in storie che non erano mai esistite, questi erano riusciti a scrivere nero su bianco ogni singolo avvenimento del passato, prima di perdere la memoria come accadde agli altri, solo dovevano ritrovare loro stessi, mentre il loro animo combatteva per prevalere ed uscire dalla nebbia delle menzogne .

Ad ora il mondo era in balia di continuo cambiamento, le forze della natura si erano assestate, e le stagioni rincominciato il loro ciclo naturale, ma ogni giorno il buio durava sempre meno, nel buio i piani di Arzon si muovevano in sordina e coperti da finti interessi, i quali venivano valutati per veri dalle persone e dalle creature di Armoria.
Ogni suo ordine veniva eseguito senza guardare in faccia nessuno, la fretta nel cercare quei fossili lo portava a dover assoldare sempre più minatori, ma qualcosa non tornava, se prima gli veniva quasi naturale rintracciare i suddetti pezzi dell’antico serpente oscuro ora questi non erano così semplici da trovare,  un tempo l’energia magica faceva da ripetitore agli incantesimi di ricerca del negromante , ma le forze ormai evanescenti del signore nero non bastavano più, come i comuni mortali ora era obbligato a cercare di posto in posto quel di cui aveva bisogno, dunque l’obbiettivo era ben lungi dall’essere raggiunto, fortunatamente per lui nessuno gli correva dietro.

Nella vicina Wark-Aven i magi venivano indottrinati sin da quando erano in fasce, le scuole erette dal governatore della città in realtà non erano altro che luoghi in cui i loro pensieri venivano traviati, la scissione tra bene e male in quel luogo remoto ed ormai indipendente su ogni fronte non esisteva, esisteva solo il volere del supremo negromante che veniva spacciato per buono.

Quel che veniva insegnato era che Arzon, in tempi remoti dovette affrontare guerre intere e campagne interminabili per raggiungere l’indipendenza della città, ed ancora che solo grazie a lui era risorta dalle proprie macerie, e di questo i magi e gli abitanti del luogo dovevano rendere grazie, purtroppo il damnatio memoriae aveva dunque ricalibrato ogni singolo punto di vista, anche se, alcuni nel loro animo conoscevano la verità, e di fatti questi domandandosi se quel che veniva loro raccontato fosse vero, venivano eliminati, non vi era spazio per i dubbi, e chiunque ne avesse veniva messo a tacere in un modo o nell’altro.
La storia viene scritta spesso e volentieri dai vincitori, e quale modo migliore se non quello di eliminare ogni singolo ricordo della terra che era un tempo, delle vere battaglie che gli antenati delle nuove generazioni avevano combattuto per donare agli attuali abitanti un luogo tranquillo e sicuro in cui vivere.

Da mesi ormai i battiti dell’armodesia avevano cominciato un nuovo ciclo, come se anche l’elemento più forte allora esistente stesse cercando qualcuno che rispondesse al suo richiamo, nelle notti buie e profonde del mondo ormai tetro e oscuro questa sembrava rimbombare nella testa di alcune creature, molte iniziarono a soffrire di insonnia e altri ancora si sentivano come attratti da quel suono, ma il viaggio per raggiungere il luogo ove essa poggiava non poteva essere intrapreso, questa era  praticamente irraggiungibile, le strade sui lontani monti della rimembranza erano occluse da numerose ed infime creature, e lì come guardiani questi fermavano chiunque osasse prendere quelle vie. Nonostante il battito interferisse con la lucidità di Arzon, egli non tentò mai di far cessare quel suono, non sapeva a cosa potesse andare incontro raggiungendo quella valle per lui maledetta, e tutti coloro che mandava a cercar di sistemare e rendere taciturno quel battito assordante non facevano ritorno.

Come un repellente fa con gli insetti un potere come quello dell’armodesia uccideva qualsiasi cosa si movesse e che fosse maligna nei suoi dintorni; dunque, ben presto anche Arzon smise di provare arrendendosi a quel potere ancora tanto sconosciuto quanto grande.
Chi, dunque, avrebbe mai potuto confrontarsi con un tale potere?
Delle vecchie conoscenze dell’esercito delle armate nere erano ancora a piede libero, e per quanto questi provarono a cercarli non ebbero alcun successo. Nei libri giunti al di là del Damnatio Memoriae, della quale si potevano contare solo due copie in tutto il continente, scritti in tono epico, si narrava di una coppia di elfi, gli ultimi della loro specie, che per cercare un nuovo luogo da poter chiamare casa si gettarono all’avventura, cercando riparo prima dai loro vecchi alleati ed infine accorrendo all’apice della guerra dei venti d’ombra, con un loro esercito , ma costoro furono anche abbastanza furbi da non scrivere nero su bianco dove potevano essere trovati, perché se era vero che tutti avevano perso la memoria dei tempi lontani e del sangue versato, questi non erano certi che lo stesso destino fosse toccato anche ai generali, onde evitare dunque di compromettere la loro copertura divennero veri e propri fantasmi.
Arzon però non era a conoscenza di questi leggendari scritti.

Questi sarebbero stati un problema qualora per caso finivano per esser letti da più persone, ma fino a quando rimaneva semplicemente epica di un passato non conosciuto non avrebbero potuto risvegliare un granché nell’animo delle creature di Armoria.
Il mondo attuale viveva in un limbo di bugie e falsi miti, che ad ogni costo prima o dopo avrebbe ceduto sotto lo stesso peso di queste, divenute ormai troppo imponenti per essere sorrette da qualsiasi creatura mortale.

Il Mito Armoriano I Tomi Leggendari Vol.1Where stories live. Discover now