Prologo

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Lea era molto giovane per la professione che svolgeva;assistente agli anziani. Si poteva definire "infermiera a domicilio" ma questo non le piaceva come "titolo". In realtà lei detestava i titoli in generale,ma se proprio si doveva trovare una definizione al suo lavoro infermiera andava bene.
Aveva studiato all'università,laureandosi con il massimo dei voti; aveva sopportato a testa bassa il tirocinio,ossia ore di lavoro non retribuite,e finalmente era entrata come junior all'interno della struttura "Villa Azzurra".
Era un posto meraviglioso, che ospitava circa cinquanta persone,più gli infermieri che letteralmente vivevano lì. Persone dedite al lavoro, che amavano la loro professione e che credevano nelle loro capacità per accompagnare le persone anziane e sole negli ultimi anni di vita (in alcuni casi giorni).

《Non può continuare così,morirà di fame.》

La capo reparto, Rosa,aggrottò le sopracciglia sopra al dossier della nuova arrivata.Ilda era una donnina molto minuta,piccola ed esile,come un uccellino appena nato,solo che al posto della pelle da neonato aveva la pelle segnata dall'esperienza,da epoche passate,lontane anni luce nella sua testa. Tutto di lei faceva pensare che non avesse avuto una vita facile,partendo dai suoi comportamenti.Rifiutava il cibo per raggiungere suo figlio,morto in un incidente stradale. Non avendo nessuno che potesse occuparsi di lei,era stata mandata lì con una  sovvenzione dallo stato.

《Posso provare a parlarci,generalmente mi ascoltano.》

《Ha tirato calci e pugni a destra e sinistra,hanno dovuto sedarla.Ma tra poco l'effetto finirà,e allora sarà un vero demonio.》

《Lascia che provi,male che vada avrete una persona in più da seppellire.》Ridacchiò.

《Prova allora,magari riesci a farla mangiare.》

Si avviò nel corridoio,tappezzato di dipinti dei ragazzi dei vari licei artistici. Il colore dominante era il blu,in ogni sua sfumatura. Dalle costellazioni, fino al cielo tenue che ritraeva albe sul mare,o affacciato su montagne imponenti. Era una delizia,e si dicesse che aiutasse alcune persone affette da turbe mentali a calmarsi.
Lea era scettica,ma esteticamente riteneva quei disegni un balsamo per gli occhi.

《Ilda,tesoro,posso entrare?》

《Andatevene tutte a fanculo,schifose troie!》

Le scappò una risatina, per nulla turbata. Sapeva che a volte era meglio cercare di entrare nel loro mondo,piuttosto che farli entrare nella vita vera. E questo significava a volte,anche sopportare piccole ingiurie da parte di nonnetti fuori di testa.

《Se fossimo troie secondo te saremmo qui ad assistere voi? Dai fammi entrare,voglio solo parlarti!》

《SONO IO A NON VOLER PARLARE CON TE! VOGLIO MORIRE,LASCIATEMELO FARE CON DIGNITÀ.》

《Ah quindi per te morire di fame è una morte dignitosa? Morire tutta rinsecchita,trasformandoti lentamente in un mollusco? No,è una morte da egoisti. E poi è dolorosa e lenta, e io non posso permettere che accada.Perciò ti do sei secondi per aprire questa porta,o chiamo Michele che la butta giù di forza, e ti dà una bella sculacciata. E non in senso buono,credimi!》

Piccoli passi,incerti,lo strascico delle ciabatte vecchie e consente,e finalmente la porta si aprì.
Due occhi azzurro cielo mi fissavano da un piccolo spiraglio.

《Allora che vuoi?》

《Mi fai entrare? Voglio solo parlare,te lo giuro,devo dirti una cosa molto importante.》

《No ma prego,tanto non sono più a casa mia.....》

Entrò.

L'età in cui imparammo a vivereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora