IV

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Si svegliò di soprassalto non appena la morsa della mano dell'uomo in divisa le circondò il collo caldo nel tentativo di avvicinare la sua bocca alla propria già ansante al solo pensiero di quello che sarebbe potuto accadere: il rossetto scarlatto sarebbe finito su di lui senza troppi complimenti, inciso sulla pelle come un marchio a fuoco. Si rigirò tra le mani il biglietto che aveva ritrovato qualche mattino addietro sul banco in cui era solita sedere all'università, accidiosa come non mai, incapace di decidere se sentirsi lusingata dal modo in cui Marke compariva e scompariva dalla propria vista o se temere per la propria incolumità, vittima di un uomo che desiderava solo spiarla.

-Comincerei ad avere paura- Le aveva confessato Marie un paio di ore più tardi davanti ad una tazza di caffè fumante. Non era riuscita a chiudere occhio dopo quel sogno, così aveva pensato di preparare una colazione decente da offrire alla sua migliore amica in cambio di qualche buona chiacchiera. In verità le era del tutto oscura la forza centrifuga che puntualmente la sospingeva verso di lei a chiederle consigli per le situazioni più bizzarre. Marie era l'emblema della ragione, dell'etica morale e persino della teologia, per certi versi l'avrebbe definita una timorata di Dio.
Come facessero tutti questi elementi a convivere in una sola persona le pareva da sempre un mistero destinato a rimanere irrisolto. Le sue ideologie facevano a botte con le proprie, senza mai venirne a capo. Nessun vinto, nessun vincitore. Eppure, c'era qualcosa in quel freddo raziocinio ad attirarla, probabilmente il tentativo di salvarla da se stessa e dai suoi pensieri intrusivi come il buon Samaritano fa con le sue pecorelle smarrite.

-Andrò dall'abate di Weltenburg e finalmente avrò le risposte che cerco-

-Sicura di voler andare da sola? -

-Devo iniziare a fronteggiare le sfide da sola. Se non ora, quando?-

Era certa che un giorno la sua curiosità l'avrebbe condotta sull'orlo del peccato.
Come Eva e Adamo che abbagliati dall'idea di conoscere il bene e il male finirono per condannare l'intero genere umano al peccato originale. Sarebbe poi stata punita come Prometeo per aver donato il fuoco agli uomini, destinata a vedere il proprio fegato corrodersi di giorno in giorno.
Si costrinse a prendere il traghetto almeno per quella volta. Erano le prime ore del pomeriggio e con sua grande sorpresa a bordo non salì nessun altro. Lontana dal pericolo di essere invasa dal chiacchiericcio dei turisti, tirò un sospiro di sollievo e si godette quel breve viaggio in balia delle onde. Quando approdò all'abbazia tutto le parve improvvisamente spoglio, persino i colori dell'edificio le parvero più spenti dell'ultima volta. Entrò in punta di piedi, timorosa di poter disturbare qualcuno. Ma non vi trovò alcun fedele intento a pregare, nessun parroco a celebrare la messa pomeridiana. Uscì l'istante seguente, dirigendosi con ampie falcate al birrificio in cui l'aveva introdotta Marke. Persino l'odore di birra appena prodotta sembrava essersi affievolito. Si guardò intorno con circospezione, scorgendo solo poche sorelle impegnate nella pulizia dei pavimenti.

-Chiedo scusa, Padre Dorion è qui? - Irruppe con voce pacata.

-Dorion? Ne è proprio sicura?-

-Dorion, sì. Il maestro di birra. Avrei dovuto acquistare un paio di bottiglie per un regalo- Proseguì imperterrita, complimentandosi con se stessa per il pretesto appena trovato.

-Oh. Lei deve aver sicuramente fatto confusione. L'Abate di Weltenburg, è lui ad averci tramandato l'arte della birra quasi un secolo fa -

-Un secolo fa, dice?-

-Sì, da più di ottant'anni, sicuramente. Purtroppo però sa come vanno queste cose...Spesso le offerte non bastano per sostenere i costi di produzione. Per cui produciamo molto meno rispetto al passato, circa una volta al mese –

-Le ha mai detto come si chiamava davvero?-

-Come, scusi?-

-L'abate di Weltenburg. Ha mai rivelato il suo vero nome?-

-Probabilmente alle sorelle e ai fratelli che ci hanno preceduto. A chi avrà avuto la fortuna di lavorare assieme a lui. Ma noi...Noi ci siamo sempre limitate a chiamarlo l'Abate di Weltenburg e a pregare davanti alla sua icona – Disse indicandole un piccolo quadro illuminato da un cero in un angolo della sala principale. Guardò l'immagine del frate così vivida e quasi non parve credere ai propri occhi. Era certa di aver conosciuto quell'uomo, di aver assaggiato un boccale di birra appena prodotta soltanto qualche settimana addietro. Quel posto brulicava di gente l'ultima volta, dov'erano finiti tutti? E Marke? Anche lui il frutto di una reverie o di un beffardo scherzo della propria memoria? Aveva l'orrida sensazione di star impazzendo. Deglutì a fatica, annuendo.

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