9) Noah

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E si. Siamo sempre a quel punto, sto andando in questo momento da Jonson per quello stupido progetto, ma quanto manca ancora?!
Suono il campanello, sempre il solito ciclo, lei mi apre e lavoriamo, non so neanche perché lo faccio quando porterei lasciar fare tutto a lei.

<Mi passi il cotone?> chiede lei mentre lavoriamo.

<È qua?> dico indicando un cassetto, ma ancor prima che mi potesse rispondere lo apro, e vedo un taglierino.

<No quello accanto!> urla lei

Un taglierino? Che ci fa con un taglierino? E poi quando ci serve per il lavoro lo prende sempre dalla cucina.
Comunque apro l'altro cassetto e le prendo il cotone, ma quel taglierino mi è rimasto in testa, anche perché quello in cucina è ancora la, quindi non lo ha neanche preso per sbaglio, e ogni volta che le chiedo se ha un altro taglierino mi dice sempre di no.
Che ci fa quel taglierino la?

<Noah con te sto parlando!> dice toccandomi la spalla, neanche mi ero accorto stesse parlando per pensare a quello.

<Che vuoi?> gli rispondo io a tono

<Che vuoi?> mi fa il verso lei <devi rimettere il cotone apposto> dice porgendomelo, quando lo prendo per sbaglio ci tocchiamo e sento una scossa.

<Auch> dice lei ridendo. Non mi ero mai soffermato sul suo sorriso, ha dei denti perfetti.

Senza che lei se ne accorge apro il cassetto del taglierino, sotto c'è della carta, che sicuramente sta coprendo qualcosa, anche se volessi non posso prenderla, finché è in questa stanza.

<Ho sete> dico sperando che mi vada a prendere l'acqua come scusa.

<Mi fa piacere, ora scrivi questo qua> dice indicandomi una frase sul computer, ho bisogno che esca dalla stanza.

<Mi prendi dell'acqua?> provo ad incentivare la mia richiesta

<No. Scrivi questo qua che poi ci pensiamo>
No, no? No lo dico io, se non si muove a prendermi l'acqua faccio un casino.

<Ho sete> ripeto io, ripetendolo le darà fastidio e mi andrà a prendere l'acqua<Ho sete, ho sete, ho sete> potrei continuare all'infinito

<Sei proprio uno stronzo> dice lei alzandosi dalla sedia e uscendo dalla stanza.
Grazie.

Apro il cassetto e sposto la carta, sembra un'attestato quello che c'è sotto.
Perché nascondere un attestato? Controllo la porta sperando che lei non sia là e prendo l'arrestato ma...
"centro psichiatria 31"
Psichiatria? Va dallo psichiatra?
Sento dei passi avvicinarsi così rimetto tutto apposto.

<Non ci credo! Ancora non hai scritto la frase!> dice lei senza neanche essere entrata nella stanza.

<Non mi andava> rispondo secco prendendo la penna, ma senza iniziare a scrivere.

<Bene, allora quest'acqua è mia> dice iniziando a bere, ora sì che mi è venuta sete.
Il bicchiere è mezzo vuoto quindi posso bere.

<Si ma io ho sete> dico prendendo il bicchiere e iniziando a bere dallo stesso lato di Elizabeth,  e lei sembra parecchio imbarazzata, non è un caso che diventa tutta rossa, e quando si accorge che la sto guardando rigira lo sguardo verso il cartellone.

Neanche un'ora dopo abbiamo finito, finito il lavoro. Tutto, e io finalmente mi sento libero, anche se sento mancarmi qualcosa.

<Bene, da domani ci riprenderemo a sputtanare?> dice lei posando il cartellone e tutto il resto.

<Mhhh, potrei risponderti se tu rispondi alla mia domanda.>
"Psichiatria" che trauma ha per andare dallo psichiatra? Neanche psicologo, psichiatra.

<Dipende se posso rispondere> afferma lei sbuffando.

Così io mi avvicino al cassetto, quello del taglierino, e prendo sia taglierino che "attestato", se così si può chiamare.
Lei sembra infuriata e confusa, io li alzo in aria senza parlare.

<Che cazzo vuoi?> blocca il silenzio lei. È qualcosa di personale del quale un mese fa neanche mi sarebbe importato. Ma ora si, non so perché ma si.

<Vai dallo psichiatra?> dopo un po' rispondo alla sua domanda, calmo.

<Vattene> afferma lei con gli occhi lucidi, ho toccato qualcosa che non dovevo toccare.
Ma io rimango la, non me ne vado.

<Vattene ora> ripete lei.
Ma io rimango fermo, potrei andarmene ora e fregarmene, ma rimango paralizzato.

<no> dico a bassissima voce, quasi non si sente.

<Che cazzo hai detto? Vattene> ripete lei, le prime lacrime cominciano a scendere.

Io mi siedo sul suo letto, sbuffo un "no", e la lascio calmarsi.
Mi viene quasi da piangere e non so se pentirmi per quello che ho fatto.

Dopo una ventina di minuti si siede accanto a me sul letto.

<Perché?> chiede lei, non capisco.

<Che cosa?> rispondo io perplesso

<Perché lo hai fatto?> dice indicando "l'attestato"
E in quel momento capisco.

<Vai dallo psichiatra?> dopo averci pensato glielo chiedo.

<n...no... ehm... non più.>Andava dallo psichiatra ? Perché?

<Non più?> le rispondo io. Non capisco perché mi interessa tanto, ma devo andare più affondo.

<Non più, è successo quando avevo 10 anni, prima che mia madre se ne andasse> non capisco, ancora non era morta? e allora perché ci è andata? Non dico niente e la lascio finire. Poi riprende il discorso. <Ed è proprio per questo che mia mamma se n'è andata, anche se gli altri mi dicono di no, io so che è cosi.>
La sua voce inizia a tremare e io non so che fare, la lascio continuare però.
<Va bene, so che non stai capendo, così vado al punto> dice asciugando le prime lacrime, non ci credo che si sta sfogando con me, non so perché lo stia facendo.
<Ho tentato il suicidio> dice con una voce bassissima, e penso di aver capito male.

<Cosa?> a quel punto chiedo io.

<Ho tentato il suicidio> ripete con voce più alta, guardando a terra.
Cazzo, avevo capito bene, perché ha tentato il suicidio?

<So che lo pensi, ma non ti dirò perché ho tentato di farlo, è troppo grande e non riesco a dirlo a nessuno, posso dirti che mia mamma ha avuto un infarto appena lo ha scoperto, quindi certo che è colpa mia.>
Dice riprendendo a piangere, mi sento paralizzato, e quando comincia a piangere non so proprio che fare. L'abbraccio?
Lo faccio, le faccio appoggiare la testa sul mio petto e le stringo le mani attorno.
Ma appena smette di piangere mi stacco.
Che cazzo ho appena fatto?!


Questo è stato un pov completamente di Noah, abbiamo scoperto qualcosa di Elizabeth. Cos'altro scopriremo?

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