6)Elizabeth

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DRIIINN
Il citofono, vado ad aprire, <chi è?>

<il lupo che cerca Cappuccetto rosso>

Che cretino, mi ero completamente dimenticata che sarebbe venuto, vabbè. Cercherò di non dargli attenzioni.

<Allora non ho tempo da perdere, prendi il lavoro.> sento dire da Noah, neanche il tempo di entrare in casa.

<Anche meno Gilbert, non sono la tua schiava>

<Ti aspetto di là> dice lui andando in camera mia

<Certo, come se fossi a casa tua eh> dico con tono ironico, non lo sopporto.

<Peró siamo a buon punto nel lavoro> realizzo io mentre lo stiamo continuando

<Già, menomale perché non ne posso più di tutte queste ricerche, appunti e bla bla bla>

Prima che potessi rispondergli suona il mio telefono. È un messaggio, anonimo, mi è arrivata una foto.

<Che c'è?> mi chiede Noah, penso che abbia capito dalla mia faccia.

Gli mostro il telefono. <Apro?> intendendo la foto

<Si> risponde secco lui, continuando a scrivere sul computer, penso di non averlo mai visto così studioso

Decido di aprire la foto.

Ed è stato l'errore più grande che potessi fare, rimango a fissare quella foto, minuti, senza dire niente.
E una lacrima mi scende.

<Oh santo, ma tu sempre che piangi stai? Mo che è successo?>

Non riesco ad emettere parole, sono ancora a fissare la foto. A quel punto Noah mi prende il telefono.
<Oh mio dio. Ma questo è...>

<Si> rispondo io secco
È una foto di Lucas sul lettino dell'ospedale che bacia un altra ragazza, penso di averla vista a scuola ma non ho idea di chi sia.

<Che stronzo> commenta Noh

Già che stronzo

<Ma perchè queste cose succedono sempre quando ci sono io per lavorare> aggiunge poi

<Va via> È l'unica cosa che riesco a dire, ma lui non se ne va.
Sento che sto per scoppiare, ho bisogno che lui se na vada
<Ti ho detto vai> dico con la voce rauca <la faccio io la tua parte di oggi, va via>

<Nah, rimango qua>

A quel punto mi alzo e mi giro verso il muro, e scoppio, ufficialmente piango, cerco di fare un "pianto muto" non voglio che mi senta, altrimenti inizia a pensare che piango sempre. Ma lui mi sente.
Sento una mano sulla mia spalla

<Ei> dice poi
Ma non mi giro, odio quando la gente mi vede debole e lui mi sta vedendo un po' troppo
<Vuoi un... vuoi... vuoi un...>
Alzo le spalle, non capisco cosa mi voglia dire
<Vuoi un... un abbraccio intendo>

<Un... un abbraccio?> domando stupita io ancora singhiozzando

<Beh.. no... si di solito io non... si beh non consolo la gente, non so come si fa a consolarla>
Lo vedo parecchio imbarazzato, così mi giro e lo abbraccio, non me lo sarei aspettato da lui, e di certo non era la persona che più preferivo in questo momento ma... Okay

Rimaniamo abbracciati, qualche minuto, ne avevo bisogno, davvero.

Ci stacchiamo e Noah accenna un "devo andare"

Io gli faccio cenno con la testa un "ciao"

Nessuno dei due riesce a parlare, e questa cosa mi fa ridere, come se avessimo appena fatto un torto.

UnlimitedWhere stories live. Discover now