CAPITOLO 1

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Posiziono l'ultima valigia a terra con la mano destra, mentre con la sinistra chiudo lo sportello della macchina. Charlotte ha appena finito di studiare a fondo i suoi bagagli con la paura di aver dimenticato qualcosa a causa della troppa fretta per il viaggio. Nelle ultime settimane prima della fine dell'estate, la sua famiglia ha deciso che avremmo dovuto visitare i suoi nonni a Charleston; ammetto di essermi divertita e di aver adorato andare a fare shopping in giro per la città ma camminare sotto il sole della Carolina con quaranta gradi all'ombra, non è proprio una tra le migliori idee.

<< Hai per caso tu le mie cuffiette?>> domanda preoccupata Charlotte. << Sai che non sono compatibili con il mio telefono.>> affermo convinta.

<< Dannazione, le dimentico sempre.>> pronuncia mentre si porta le mani in fronte.

Sin da quando ne ho memoria non c'è stata una volta in cui Charlotte sia tornata a casa con le cuffiette e il lettore mp3. Eppure dovrebbe essere una delle prime cose da prendere o almeno è quello che faccio io ogni volta prima di partire. Odio affrontare gite troppo lunghe senza il rumore della musica che mi fa da sottofondo.

<< Questo accade perché non presti mai la giusta attenzione a ciò che ti capita intorno.>> le ammonisce la signora Davis. La signora Davis è la madre di Charlotte e ogni qualvolta la guardo mi sembra di avere una modella davanti ai miei occhi. E' alta, ha una carnagione olivastra, lunghi capelli neri e occhi castani e un fisico che farebbe invidia a molti. La figlia è praticamente la sua rappresentazione in miniatura e, infatti, non smetto mai di ripeterle quanto sia adatta per avere un ruolo su una copertina di moda. Peccato, però, che Charlotte odi questo genere di cose.

<< Non è colpa mia se ho la memoria corta come quella di un topo. >>

<< I topi hanno una memoria?>>

<< Shh... è per fare scena.>> mi rimprovera dandomi una gomitata.

Scoppiamo entrambe in una risata che dura pochi secondi, perché la signora Davis ci invita ad entrare dentro per riposizionare ogni cosa al proprio posto.

Ripongo l'ultimo vestito nell'armadio e mi distendo sul letto, stremata dalle ore che ho perso aiutando anche Charlotte a disfare la sua valigia. << Siamo partiti per tre settimane non per tre anni. Non c'era bisogno di riempirla così tanto. >> le punto un dito contro.

<< Non c'è mai abbastanza spazio per un paio di scarpe. >> La guardo perplessa, per me l'unica cosa per cui non c'è mai abbastanza spazio sono i libri. Per quelli potrei fare un'eccezione.

<< Drew arriverà oggi. Sei pronta a condividere la casa anche con quell'essere?>> chiede alzando gli occhi al cielo.

<< Se intendi quell'essere di tuo fratello... beh, ormai ci sono abituata quindi non vedo cosa dovrebbe cambiare adesso.>> incrocio le braccia al petto.

<< Cambia che non potremo più restare sveglie fino a tardi discutendo delle varie teorie complottistiche e di tutto ciò che riguarda Oakland. >>

Oakland è la cittadina in cui viviamo e nella quale mi sono trasferita non appena mi è stato detto che la famiglia Davis aveva deciso di riconoscermi come figlia adottiva. Da quel momento io e Charlotte siamo diventate come sorelle e forse quello è stato l'unico momento in cui mi sono sentita davvero parte di un qualcosa. Dapprima ero soltanto un uccello viaggiatore in attesa che qualcuno ricevesse il mio messaggio.

<< Non potremmo comunque, domani abbiamo scuola. >>

<< COSA MI HAI APPENA RICORDATO. Sappi che non sei più la mia migliora amica. >> annuncia simulando un cuore spezzato e uscendo dalla camera.

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