06. Un fantastico partner in crime

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Credo che a furia di indossare cento maschere diverse al giorno, prima o poi si finisce per dimenticare l’autenticità del proprio sguardo.

Esco dal locale usando la porta che dà sul retro e tiro un sospiro di sollievo quando spingo il piede e chiudo la porta con un calcio. Sono da sola in un vicolo parzialmente buio.

Lo strombazzare delle auto in lontananza mi fa trasalire.

Un gatto nero scavalca un cassonetto, con un salto agile atterra davanti a me e mi scruta come se volesse conficcarmi gli artigli in un occhio.

«Ehi, bello», mi abbasso sulle ginocchia e allungo la mano verso di lui. Si avvicina lentamente, annusando l’aria, poi il suo naso umido sfiora le mie dita e sorrido quando mi permette di accarezzarlo tra le orecchie.

Tira su la testolina e inizia a fare le fusa, quindi mi concedo qualche secondo in più per fargli i grattini sotto il mento.

«Ti porterei con me, sai? Ma mio fratello è allergico», gli dico dispiaciuta. Quasi come se avesse capito le mie intenzioni, si allontana e salta sulle scale d’emergenza. Lo osservo accigliata e lui balza sul davanzale di una finestra aperta. Scuoto la testa, divertita. «Certo, appartieni già a qualcuno. Meglio così», mormoro tra me e me e tiro fuori dalla borsetta di Mallory il mazzetto di chiavi di Elias.

Non ho più la camicia addosso e l’aria frizzante mi fa rizzare persino i peli sulla nuca. Sono sudata, il body in pizzo non copre molto, la scollatura è abbastanza profonda, anche se il mio seno non è così abbondante. L’orlo della gonna picchietta contro le mie cosce ad ogni passo e i piedi iniziano a farmi male.

Esco in strada e guardo la fila di macchine accostate vicino al marciapiede, una più costosa dell’altra. Premo il bottone e mi giro verso le luci lampeggianti della sua auto.

Mi ucciderà.

Magari non ci riuscirà, ma senza dubbio ci proverà.

Un paio di ragazzi mi guardano mentre cammino a testa alta verso l’auto di Elias.

«Bella macchina», commenta uno di loro. «Sei in grado di guidare questo gioiellino o hai bisogno di una mano?»

Ignoro le sue parole, il suo amico ridacchia.

Salgo in macchina, sistemo meglio lo specchietto e sorrido.

Stringo il volante in pelle e mi metto comoda sul sedile.

Non mi soffermo troppo sui dettagli, perché la bestia di Satana potrebbe spuntare qui da un momento all’altro, anche se adesso sarà mezzo svenuto sul divanetto o tra le gambe della sua ragazza.

Abbasso il finestrino e guardo i due ragazzi.

«Riesci a raccogliere la mascella che ti è caduta a terra o hai bisogno di una mano?», rilancio, strizzandogli l’occhio.

Sento il rombo del motore e una strana emozione si annida nel mio stomaco.

Sono eccitata. Ansiosa. Euforica.

Sto guidando la macchina di Elias Bailey, la persona che vorrebbe vedermi dietro le sbarre o, peggio ancora, sottoterra.

Sì, mi farà fuori.

Guido verso casa mia, alzo il volume della musica.

Elias ha dei gusti terribili.

Muovo il dito sul piccolo schermo e scelgo la playlist dove ha raccolto le sue canzoni preferite.

Il mio sorriso diventa sempre più ampio quando adocchio Fast Car. Be’, forse potrei cambiare idea. Qualche canzone si salva.

Sfreccio davanti al The National Museum of Mexican Art, poi proseguo dritto e giro a destra.

Wicked Game Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz