SOGNI DI PACE

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Dopo il caos della battaglia, Simon e Annabeth si ritrovarono in un rifugio temporaneo, un luogo di sicurezza relativa dove poter riprendersi dalle ferite fisiche e mentali inflitte dalla guerra. Le pareti scrostavano, illuminati solo da fiaccole fumanti e luce fioca proveniente da fessure nel tetto parzialmente crollato. L'aria era impregnata di polvere e il sapore metallico del sangue.

Simon si sedette con un gemito soffocato mentre Annabeth continuava a medicare le sue ferite. Il suo viso era pallido, ma i suoi occhi erano ancora pieni di determinazione. Era un guerriero, forgiato dal fuoco della battaglia, ma in quel momento sembrava vulnerabile, umano.

«Devi prenderti cura di te stesso», disse Annabeth, la sua voce morbida sotto il frastuono della guerra circostante. «Non possiamo permetterci di perderti.»

Simon le sorrise debolmente. «Sei tu che mi tieni in vita, Annabeth. Senza di te...»

Non poté finire la frase a causa della fitta causata dalla ragazza nel medicargli la ferita.

Annabeth posò una mano sulla sua, la sua espressione seria. «Siamo una squadra, Simon. Non lo dimenticare mai.»

Mentre si guardavano negli occhi, il peso della guerra sembrò diminuire, almeno per un istante. Erano lì, insieme, uniti da un legame che andava oltre il semplice combattimento. Erano sopravvissuti a tanto insieme e avevano ancora tanto da affrontare.

Le loro menti erano rivolte alla missione, al compito che li attendeva oltre le mura di quel rifugio. Dovevano continuare, per sé stessi, per i loro compagni di squadra, per tutti coloro che non avevano la forza di lottare.

Dopo un po', Annabeth terminò di medicare le ferite di Simon e si alzò in piedi, offrendogli una mano per aiutarlo a rialzarsi. Insieme, si guardavano intorno al fatiscente rifugio, i loro occhi cercavano qualsiasi segno di vita, qualsiasi indizio su ciò che li aspettava fuori.

«Dobbiamo muoverci», disse Annabeth, la sua voce era ferma, ma c'era una traccia di preoccupazione nei suoi occhi. «Abbiamo un obiettivo da raggiungere.»

Simon annuì, stringendo la mano di Annabeth con gratitudine. Si alzarono, pronti ad affrontare le sfide che li aspettavano.

Uscirono dal rifugio, emergendo nell'oscurità della notte. Il suono dei combattimenti era ancora ovunque, un costante ricordo della guerra che infuriava intorno a loro. Ma nonostante tutto, c'era una sensazione di determinazione nel loro cuore, una fiamma che bruciava luminosa nonostante le ombre della guerra.

Attraversarono le strade deserte, avanzando con cautela attraverso il labirinto di macerie e detriti. Ogni passo era un rischio, ma sapevano che non potevano permettersi di esitare. Dovevano continuare, per sé stessi e per coloro che non avevano la forza di lottare.

Il loro cammino li portò attraverso quartieri devastati, testimoni silenziosi della distruzione che la guerra aveva portato. Ogni angolo nascondeva una potenziale minaccia, ma insieme, Simon e Annabeth erano più forti di qualsiasi avversità potessero incontrare.

Mentre avanzavano, le loro conversazioni oscillavano tra momenti di silenzio e momenti di confidenza. Parlare della vita al di fuori del campo di battaglia, dei sogni e delle speranze che tenevano stretti dentro di sé.

Annabeth raccontava di casa sua, di una vita prima della guerra, quando tutto sembrava possibile. Simon ascoltava con attenzione, immergendosi nelle sue parole come un naufrago nell'oceano.

«E tu, Simon?» chiese Annabeth, il suo sguardo penetrante. «Cosa sogni per il futuro?»

Simon si prese un momento prima di rispondere, il suo sguardo fisso su un punto lontano oltre le macerie. «Sogni di pace, credo», disse infine. «Un mondo dove non sia necessario portare armi, dove le persone possano vivere in armonia senza paura del domani.»

Annabeth annuì lentamente, un sorriso triste danzava sulle sue labbra. «Sembra un sogno lontano, vero?»

Simon la guardò negli occhi, una luce di determinazione brillava nel suo sguardo. «Forse, ma è un sogno per cui vale la pena lottare. E io sono pronto a combattere fino all'ultimo respiro per realizzarlo.»

Annabeth sorrise, il suo cuore si gonfiava di orgoglio per il coraggio di Simon. «Allora combatteremo insieme, Simon. Fino alla fine.»

E così, mano nella mano, Simon e Annabeth proseguirono nel buio della notte, pronti ad affrontare tutto ciò che la guerra avesse da offrire. Non sapevano cosa li aspettava oltre l'orizzonte, ma sapevano che, insieme, avrebbero potuto affrontare qualsiasi cosa. In quel momento, nella quiete della notte, il loro legame era più forte che mai, un faro di speranza che brillava tra le ombre della guerra.

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