20. un nuovo mondo

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Non potevo certamente tornare a studiare e ,scesi i livelli di caffeina ed adrenalina, iniziavo a sentire con la forza di uno tsunami la voce del mio corpo ,di quei bisogni fisici che mi ero costretta a mettere in modalità silenzioso per troppo tempo.

Mi asciugai le mani e uscì da lì con foga,avevo davvero fame,in corridoio però rallentai ....volevo davvero rivedere Dimitri? Dopo quello che mi aveva fatto? E che,per quanto mi sarebbe piaciuto negare,inconsciamente e non sapevo di esseremi meritata.

L'imbarazzo tornó sovrano sul mio viso.
Tentennai ancora un po ma poi il desiderio di buon cibo prese il sopravvento,una volta davanti a lui,faccia a faccia,avrei pensato a come comportarmi ,a come reagire e cosa dire.

Questa volta lo trovai a sistemare i piatti sull'isola da cucina,ora,perfettamente libera.
Mi costava terribilmente anche solo pensarlo eppure in quest'ultimo periodo avevo ignorato totalmente le faccende domestiche,riducendo l'appartamento in una vera e propria discarica,tra vestiti sparsi qua e la e confezioni di cibo d'asporto ,monster e così via.

Adesso inevce la cucina era perfettamente in ordine,non vi era nulla fuori posto se non ....io?

Era così che mi sentivo in effetti.

Dimitri aveva il potere di farmi sentire inadeguata nella mia stessa casa,cosa che già quelle che dovrebbero essere le persone più importanti della mia vita avevano fatto troppe volte.

No,non di nuovo.
Non sta volta.

Non glielo permetterò.

Mi sedetti con rinnovato astio sulla sedia con sopra vari....cuscini?

Sovrappensiero com'ero inizialmente non ci avevo nemmeno fatto caso.

Gli rivolsi velocemente un occhiata interrogativa.

<<non sapevo se saresti riuscita a sederti nelle tue condizioni, ma quello dovrebbe aiutare.
Se in caso non riesci pot->>

<<sto bene così,grazie.>>
Risposi con tono freddo sedendomi di tutta fretta.
Pessima,pessimissima,mossa.

Il bruciore prese a tornare più vivo di prima.
Eppure chiusi gli occhi e mi costrinsi a trattenere i gemiti di dolore ,risollevai le palpebre,guardandolo con sfida.

Nei suoi lessi emozioni contrastanti, sorpresa,preoccupazione......apprensione ,e ancora rabbia.
Non ero molto sicura delle motivazioni dietro le altre ma dell'ultima inevce si,da quel poco che avevo capito di lui una cosa era sicura : amava le regole,il rispetto e l'educazione, e sicuramente l'averlo interrotto, dopo che mi avesse già ripreso su ciò,non era tra queste.

Stranamente però non disse nulla.
Sorrisi appena.

Stavo vincendo io.
Prima avevo perso si,ma quella era una battaglia ,non la guerra.

Ero impreparata e inesperta,sta volta non mi lasceró scalfire,l'avrei convinto ad andarsene.
Non mi sarei lasciata fregare da nessuno.
Ci ero già cascata troppe volte.
Tutti carini e coccolosi,amici si ,finché gli servi.
Poi ti abbandonano.

Eppure era la prima volta che qualcuno si preoccupava di me così tanto da insistere se non rispondo o non mi presento da qualche parte ,se non si considera il comportamento dei miei genitori,ma quello sicuramente non era dettato dal bisogno di sapermi al sicuro, o almeno non per interesso verso di me,più verso di loro.
Io ero la loro bambolina,non potevo rompermi.

Se è per questo era anche la prima volta che qualcuno mi sculacciava.

Nemmeno i miei genitori l'avevano mai fatto,erano contro questi tipi di azione; mi ricordo ancora che un giorno sentì mia madre parlare con le sue amiche dicendo con disgusto che un famoso studio dimostrava che le punizioni fisiche andavano a ledere la psiche fragile dei bambini.

rowWhere stories live. Discover now