Speciale: promesse

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Nel capitolo precedente ho parlato dell'università e di una promessa che Sin deve mantenere. Tutti questi elementi sono ispirati alla mia esperienza personale.

Ho iniziato a scrivere questa storia durante il primo anno di università. Frequentavo la facoltà di letteratura ed è stato proprio dopo i primi esami, quando finalmente ho avuto un po' di tempo libero per pensare e scrivere le mie storie, che me ne sono accorta...

C'era qualcosa che non andava.

Passavo tutte le notti sui libri, il viaggio in treno era infinito, arrivavo la mattina prestissimo e tornavo a tarda sera, e non avevo più tempo da dedicare a me stessa.

E, pian piano, ho iniziato a perdermi.

Ho sempre voluto fare l'università per l'indipendenza e la libertà che dà (almeno fino alla tesi...) e mio padre ha acconsentito alla cosa (come se avesse potuto fermarmi...), ma mi ha fatto promettere di restare vicino a casa perché lui sapeva che non gli restava molto. Lo sapevo anch'io e così l'ho accontentato.

Ovviamente io, la migliore della classe sia in italiano che in storia, non ho avuto dubbi su quale facoltà scegliere.

Poi lui è venuto a mancare.

E il mondo mi è crollato letteralmente addosso.

Volevo ancora andare all'università, ma, devo ammetterlo, volevo anche fuggire il più lontano possibile.

Dalla mia vita, dal mio dolore.

Però, per fortuna o per sfortuna, il covid me l'ha impedito.

E, dopo qualche incidente di percorso, mi sono iscritta all'ultimo minuto, ignara che, in realtà, stavo firmando un contratto col diavolo che mi ha quasi portata all'esaurimento.

Non sono qui né per fare la vittima né per spaventare nessuno.

Voglio solo dire che, se una cosa non vi fa stare bene, non insistete. Anche se era il vostro sogno.

I sogni cambiano perché noi cambiamo e non c'è niente di male nel fare un passo indietro.

Perché sì, alla fine ho fatto un passo indietro e mi sono iscritta alla facoltà di comunicazione – dove i crediti vengono distribuiti come caramelle e gli esami, a parte qualche eccezione, vengono superati anche ad occhi chiusi – con l'obiettivo di laurearmi in tre anni e poi di vedere dove mi porta il vento.

È assurdo che, anche dopo l'università, non ho ancora la più pallida idea di cosa farne di me e della mia vita, ma non la sto vivendo così male.

Prima che mio padre morisse avevo tutto programmato: avrei studiato psicologia in Italia, avrei preso un appartamento con una mia amica e nei weekend sarei tornata a casa.

Era tutto pianificato.

E intanto Dio rideva.

Di me. Dei miei piani.

Quando tutto è andato in malora, mi sono sentita impotente e disperata perché ho visto il mio futuro frantumarsi davanti ai miei occhi senza che potessi fare qualcosa per impedirlo.

Ma ora è diverso.

Mi sento ancora un po' messa alle strette: e se non trovo lavoro, e se non continuo gli studi, e se... (spoiler: no e no).

E se mi ritorna la voglia di fuggire.

Quella non se n'è mai andata e, visto che – nonostante l'inferno che è stata l'università (sì, perché anche comunicazione non è proprio una passeggiata) – non riesco a trovare lavoro, ho deciso: prendo e me ne vado.

Con la scusa di imparare l'inglese, il danese, il norvegese... Qualsiasi cosa pur di non restare un'altra volta bloccata qui.

Perché nessuno dovrebbe mettersi da parte. Mai.

Papà mi ha fatto promettere di restare perché sapeva quanto gli assomigliassi e sperava che io potessi, anche solo in parte, prendere il suo posto e sostenere la mia famiglia.

E lo sto facendo.

Ma anche le promesse hanno una data di scadenza.

Lui non c'è più e io non posso continuare a rimandare la mia vita, il mio futuro, l'amore...

Già, perché sapevo che mio padre non l'avrebbe presa bene, così ho aspettato a fare coming out.

Eppure, alla fine non è cambiato niente: mia madre e mia sorella lo sanno (più o meno...), ma gli altri – incluso mio nonno – no, e di certo non posso ucciderli; quindi, non mi resta che fare fagotto (che, guarda caso, è la mia parola preferita e proprio perché sa di libertà) e andarmene.

Doctor Who: The girl who stayed | wlwWhere stories live. Discover now