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Spesso ci sono Più cose naufragate Dentro un'animaChe dentro il mare

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Spesso ci sono
Più cose naufragate
Dentro un'anima
Che dentro il mare.

Mentre guardo fuori dal finestrino sento qualcuno afferrarmi la mano ed allontanarla dalle mie labbra "e smettila." brontola Lewis sedendosi nel sedile a lato mio.

Da quando sono piccola ho questo vizio di torturarmi le pellicine, a volte creando veri e propri tagli attorno alle unghie.

L'ansia è entrata nella mia vita come un fulmine a ciel sereno quando sono iniziati i problemi tra mamma e papà.

Non so dire effettivamente cosa la abbia scatenata, ma so che da allora non sono più riuscita a liberarmene.

Con il tempo si è trasformata in ansia sociale, che però sono riuscita ad eliminare grazie al mio lavoro.

Dopo di che c'è stata una specie di trasformazione, si faceva viva solo quando ero immersa nei miei pensieri, come se nel mio cervello si innescasse uno strano meccanismo malato che mi portava a creare scenari sempre più ansiosi, una specie di reazione a catena.

Mi ricordo che una volta parlando con la psicologa per spiegarle tale meccanismo usai una matrioska, quelle bambole in legno russe che più le apri più né spuntano altre e sembrano non finire mai.

Attualmente dopo aver affrontato diversi percorsi con specialisti riesco a gestirla bene, spunta soltanto quando vivo un evento traumatico come l'incidente in Australia o quando una situazione mi ricorda il passato, come quando il mio ex si è presentato al paddock.

Lewis e tutto il team Mercedes sono assolutamente consapevoli di questo, ho pensato fosse necessario parlarne soprattutto perché ancora oggi vado dalla psicologa.

"Che c'è?" chiede porgendomi una ciotolina piena di uva, ne prendo una e dopo averla mandata giù rispondo "quando siamo arrivati in aeroporto a Baku in mezzo alla gente mi è sembrato di vedere un viso familiare." constato tornando a guardare fuori dall'aereo.

Siamo in volo da 3 ore e ne mancano ancora due per arrivare a Monaco, sembra durare un eternità.

"Purtroppo non so ancora leggerti nella mente quindi se mi dai qualche indizio magari capisco." constata tirandomi scherzosamente una ciocca di capelli.

Rido leggermente e lascio cadere la testa sulla sua spalla "sembrava mio padre, però non saprei dirtelo con certezza perché non lo vedo da quando avevo 17 anni."

Dalla sua espressione sorpresa capisco l'assurdità della mia affermazione "oh lo so non ha senso." brontolo spostando lo sguardo.

"No è che mi hai colto si sorpresa non parli mai di lui." mi fa notare, effettivamente ha ragione.

Sembra pensarci su un attimo, quando sta per dirmi qualcosa Toto si avvicina per parlargli chiudendo così il discorso.

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⏰ Huling update: Feb 17 ⏰

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