𝕼𝖚𝖎𝖓𝖉𝖎𝖈𝖎

Magsimula sa umpisa
                                    

«Clayton!», esclamò sorpresa. Ormai conosceva Clayton da un mese, eppure le sembrava di non riuscire a entrare nella sua testa, le sembrava di parlare a uno specchio, senza alcuna personalità.

Clayton stava di fronte a lei, con le mani nelle tasche dei pantaloni e una sigaretta ancora spenta tra le labbra. Non aveva paura di farsi vedere in quelle condizioni lì, perché ognuno pensava a se stesso in mezzo a quella sporcizia e mai nessuno che lo conosceva avrebbe avuto il coraggio di visitare la zona.

«Cosa ci fai qui?», domandò inclinando il capo, ma l'impressione di Hazel fu che in realtà non gli importava realmente. Gli occhiali erano appena scivolati sul naso e con un veloce gesto involontario li sistemò.

Hazel ricordò, vivendo quel momento, quanto Clayton all'inizio le avesse messo soggezione con quella sua espressione seria e quel suo modo di porsi distaccato. Si sentiva superiore a lui, si sentiva migliore e credeva che Clayton la odiasse, fino a quando non capì che era soltanto un ragazzo che aveva perso nel tempo la forza di sorridere e il cuore le si strinse sotto quella consapevolezza. Clay è buono, si disse la vera Hazel, cercando di recuperare se stessa, farebbe di tutto per noi.

«Lonnie ha dimenticato il portafoglio, glielo stavo portando. - spiegò alzando la causa di tutta quella situazione. Clay la guardò con attenzione, poi annuì. - Tu invece? Pensavo fossi da Donny con loro.», domandò curiosa e Clay si portò una mano al collo, sovrappensiero, massaggiando la pelle arrossata dal sole.

«Mio padre. - disse soltanto prima di riportare gli occhi verdi sui suoi scuri - Vuoi unirti a noi?», le chiese allora, il tono annoiato della voce non favorì di certo il sorriso che Hazel si sforzò di tirar fuori.

«Oh, no grazie! Ho da fare con la mamma e poi se venissi Lonnie non mi perdonerebbe mai.», rise mostrandogli i denti bianchi in contrasto con la sua pelle scura.

«Se vuoi glielo riporto io.», rispose allora Clay indicando un cenno della testa il portafoglio, la sigaretta oscillò pericolosamente tra le sue labbra ma la presa di Clay era ben salda.

«Lo faresti? Te ne sarei grata. - lo ringraziò porgendoglielo - Allora ci vediamo, tieni d'occhio mio fratello per me.», cercò di scherzare prima di fare qualche passo verso casa.

Clay, però, invece che proseguire verso il bar le camminò accanto in silenzio, cedendo e accendendo finalmente la solitaria sigaretta. Hazel lo guardò, perplessa.

«Avresti dovuto girare prima...», trovò il coraggio di mormorare e Clay scrollò le spalle.

«Tanto sono già in ritardo, possono aspettare ancora qualche minuto.», le disse non facendo altro che confonderla ancora di più.

«Oh...Va bene.», mormorò riservando la sua attenzione alle strade sporche, ai cassonetti buttati per terra ai cani che ci si tuffavano dentro in cerca di cibo e il petto iniziò a farle male. Come poteva una cittadina così bella come la loro nascondere un luogo così pietoso? Ma, dopotutto, una ragazzina nera come lei non era nelle condizioni di poter dire qualcosa.

«Leonard è malato, vero?», quelle parole uscirono dalle labbra di Clay insieme a una nuvola di fumo che andò a impregnare l'aria già stantia di quel posto. Hazel non si chiese come facesse a saperlo, Clay per lei aveva mille segreti e gli altri per Clay sembravano non averne alcuno.

«Sì.», si limitò a rispondergli e lui annuì ancora. Camminava come se quel posto, così misero e sporco, fosse fatto per lui, come se si sentisse a casa a camminare tra i rifiuti.

«Posso dirti che mi dispiace, ma so che non servirebbe a nulla. - mormorò sfilando la sigaretta dalle labbra con due dita - Però, è un ragazzo molto forte e lo stimo.», non c'era alcuna traccia di compassione nella sua voce, alcuna traccia di pietà e per qualche motivo Hazel gli fu grata per quella verità che gli uscì dalle labbra.

𝗕𝗮𝗺𝗼𝗿𝗮𝗹 𝗖𝗮𝘀𝘁𝗹𝗲Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon