𝕿𝖗𝖊𝖉𝖎𝖈𝖎

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«Nora...Sono io, sono Lonnie. Ti ricordi? Ti prego, ti prego guardami.», singhiozzò prendendole il viso per forzarla a incrociare il suo sguardo.

Lonnie era stanco e fu sul punto di arrendersi, mentre Nora si aggrappava con le unghie alle sue braccia, stringendo i denti e lottando contro di lui come contro di un nemico. Poi, all'improvviso, si fermò e puntò gli occhi azzurri su quel viso esausto, il vago ricordo lasciò spazio alla scintilla di consapevolezza nel suo sguardo.

«Sono io...Ti prego...», pianse Lonnie abbandonandosi alla stretta delle sue mani e lasciando cadere le braccia, ormai decorate dalle impronte delle sue unghie.

«Lonnie?», il suo nome abbandonò in un soffio le labbra delicate della ragazza, appena prima che si allungasse per attirarlo in un abbraccio.

A Lonnie parve di riprendere a respirare quando Nora lo strinse, sempre di più, mentre le dita del ragazzo si aggrappavano disperate al suo vestito, entrambi incuranti del bruciore che la pressione su quegli insidiosi tagli provocava loro.

«Cosa sta succedendo?», chiese Nora con una crepa nella voce flebile, nascondendo il viso sulla spalla di Lonnie, che si limitò a scuotere la testa.

Rimasero entrambi in silenzio, per ore, giorni, anni, il tempo sembrava aver perso ogni significato dentro quella buia stanza spoglia. Le orecchie erano tese a captare il minimo segnale di pericolo, ma nemmeno il rumore dei loro respiri sembrava raggiungerli e non c'era più alcun suono a indicare la presenza di Thomas. Così, cullati l'uno dalle braccia dell'altro, con il passare del tempo smisero di tremare.

Quando Lonnie si allontanò da Nora, passandosi una mano sul volto per asciugare le lacrime e spostando quelle macchie di sangue in un nuovo inquietante disegno sul viso scuro, fu come abbandonare l'ultimo appiglio prima di precipitare nel vuoto e sentì di non avere abbastanza forza per potersi rialzare in piedi. Chiuse gli occhi e vide nuovamente quella lunga tavola colma di corpi morti, vide l'espressione folle nel viso di Thomas, il sorriso congelato sul volto e gli occhi che brillavano all'idea di farli a pezzi, vide i piatti volare e le schegge infrangersi contro la loro pelle a rendere vero il dolore psicologico che stavano provando.

Sentì il cuore battere in modo tanto irregolare da lanciargli piccoli avvertimenti ogni qualvolta sembrasse cedere e il respiro ancora colmo di affanno, con la sensazione che dei lacci gli stringessero i polmoni impedendo loro di espandersi sotto il cambio di pressione.

«Io non... - sussurrò alzando lo sguardo terrorizzato su Nora - Io non voglio morire. Nora, io non voglio morire, non voglio...», scoppiò a piangere ancora una volta, portandosi le ginocchia al petto e stringendo fino a farsi male. Aveva così tante paure che la mente gli si annebbiò.

«Non succederà. - tentò di rassicurarlo lei, con tono incerto, mentre con la mano gli lasciava leggere carezze sulla testa - Noi...andremo via, troveremo gli altri e andremo via.», provò a dirgli, tremando mentre le dita gli stringevano la spalla.

«E se gli altri non fossero qui? Se fossero già andati via? - replicò lui alzando la voce - Se fossimo rimasti solo noi qui perché siamo deboli?», alzò la testa verso di lei e Nora si ritrovò disarmata di fronte a quella profonda disperazione, di fronte a quella verità.

Lonnie sorrideva sempre, Lonnie era coraggioso, Lonnie guardava sempre il lato illuminato dal sole e adesso sembrava qualcun altro, qualcuno che voleva arrendersi, che aveva deciso di abbandonarsi al destino e che aveva smesso di lottare. La prima delle sue mille paure era diventata realtà, Lonnie stava lasciando tutto, stava lasciando che Leonard fosse finalmente visto, che la sua angoscia oscurasse ogni possibilità di rialzarsi.

Leonard era ben consapevole della loro situazione, consapevole del fatto che lui e Nora non erano altro che un peso per gli altri ragazzi, i due sempre in fondo al marciapiede. Lonnie, invece, cercava di non concentrarcisi, cercava di ignorare le occhiate preoccupate che lanciavano loro quando la corsa era più lunga del dovuto, quando le occhiaie scurivano i loro visi, quando nemmeno il sorriso nascondeva la loro stanchezza. Nora strinse le labbra.

𝗕𝗮𝗺𝗼𝗿𝗮𝗹 𝗖𝗮𝘀𝘁𝗹𝗲Where stories live. Discover now