3. Le monde t'appartient, Wisteria.

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Perdonate il ritardo.
Spero vi piaccia, buona lettura. 🩷🌷🎭

Era il decimo giorno che giravo per Parigi lasciando curriculum a destra e a manca, aspettando che qualcuno mi chiamasse

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Era il decimo giorno che giravo per Parigi lasciando curriculum a destra e a manca, aspettando che qualcuno mi chiamasse. Ero seduta sul divano a bere vino del discount, con le allucinazioni uditive nel sentire la voce di Mason. Poi arrivava Millie, l'unica donna di Parigi su cui Mason non avesse messo mano, e mi rattristavo ancora di più quando mi poneva domande come: "Ehi, ma Mason? Perché non è qui?"

Non avevo voglia di raccontarle la mia vita prima di Pairgi e spiegarle ciò che Mason aveva fatto, perciò mi concentrai su quanto la invidiavo, lei lavorava ancora in mensa, faceva turni massacranti per pochi euro l'ora eppure la invidiavo rispetto a me che passavo la giornata a pulire sul pulito, a inviare curriculum e a fissare il cellulare in attesa che qualcuno mi chiamasse per un colloquio.

Lo schermo si accese più di venti volte in quei giorni in cui la mia vita stava andando a puttane, e tutte le venti volte appariva il nome di Mason.

Lo ignorai, per tutte le venti volte al giorno, per tutti i giorni in cui non c'era più a casa.

E forse era un male, poiché l'assenza di Mason alimentava i miei pensieri su Caiden più di quanto avrei voluto. In quei momenti, la nostalgia diventava un compagno silenzioso e persistente, facendo emergere ricordi di noi due insieme.

Era tornato, era qui e non si era dimenticato di me. O almeno, non si era dimenticato della sua ossessione in carne e ossa.

Seppur il mondo mi stava cadendo addosso, la mia bocca si curvava in un sorriso a pensarlo, quando me ne accorgevo, ingurgitavo vino e mi maledicevo.

Avevo una domanda fissa che mi penetrava nel cervello come un tarlo: Perché ha aspettato quattro anni?

Perché diavolo non poteva giungere a Parigi sin dal primo giorno, chiedermi scusa con sincerità, implorare di restarmi accanto, farlo sudare per redimere le sue azioni, confessarmi il suo amore e assicurarmi che non ero soltanto un'ossessione?

L'avrei perdonato, ero Janet la martire e l'ingenua e l'avrei perdonato se solo avessi sentito dalle sue labbra che mi aveva amata con e senza maschera, esattamente come l'avevo amato io.

Ma ora temevo di non essere più quella persona, temevo di essere giunta a un punto in cui, sebbene mi mancasse tutto, non sentivo più il bisogno di nulla. E Caiden, nonostante il mio cuore lo desiderasse ancora ardentemente, temevo che fosse arrivato nel momento sbagliato. Era giunto il momento in cui Janet non era più la stessa di prima, quando non volevo più essere il trofeo di un'ossessione e delle sue parafilie.

Il suono stonato del campanello mi fece sussultare. Tolsi i piedi dal tavolino con riluttanza e mi diressi verso la porta con una certa apatia.

Probabilità alta era che Mason fosse lì a chiedermi scusa. Probabilità sperata, e da prendermi a pugni in faccia per la speranza che ci stavo riponendo, era che Caiden insistesse e si facesse vivo dopo dieci fottutissimi giorni in cui era sparito e che soffrivo come un cane a sapere che non mi stava più cercando. Probabilità non voluta: il proprietario di casa.

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