𝕼𝖚𝖆𝖙𝖙𝖗𝖔

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Gli occhiali gli caddero per terra e le loro labbra si scontrarono, bramose, spingendo e mordendo senza lasciare spazio all'aria. Si separarono appena per riprendere fiato.

«Siamo criminali se lo facciamo?», gli chiese Graham. Sempre la stessa domanda.

«Dipende a chi lo chiedi.», mormorò Clay, prima che ritornasse sulle sue labbra. Sempre la stessa risposta.

«Erano i miei pantaloni preferiti.», sibilò Graham spingendolo contro il lavandino in marmo. Clay incassò la botta alla schiena, sollevato nel sentire finalmente dolore, e sorrise mentre l'altro esplorava il suo corpo sotto la camicia ormai scivolata fuori dai pantaloni.

«Oh, è terribile. – gli disse slacciandogli la cintura – Lascia che ci pensi io.», sussurrò poi lasciando che le mani sfiorassero il tessuto. Graham sospirò contro la sua pelle, spingendo e pesando sul suo corpo ancora di più, fino a quando Clay non sentì mancare il respiro e scivolò in basso a osservare con interesse la grande macchia che aveva lasciato.

«Sbrigati, Clayton.», lo intimò il ragazzo stringendogli i capelli tra le dita.

«Hai già trovato un rimpiazzo alla tua amata Università?», chiese Clay ironico abbassandogli i pantaloni con una lentezza estenuante, fino a quando l'altro non lo strattonò ancora una volta. Gli faceva male la testa, ma si sentiva meno vuoto.

«Chi vuoi che lo faccia come te.», mormorò Graham gemendo tra le sue labbra.

Non c'era null'altro in quel momento, se non la vita che ricominciava a scorrere tra le vene di Clay. Nessuna festa, nessun parente, nessun vicino fastidioso e nessun padre che lo odiava, soltanto dolore dove le dita di Graham lo stringevano e dove aveva sbattuto contro il freddo marmo, dolore che lo faceva sentire finalmente vivo.

Non durò molto, quando Graham si allontanò da lui, con il fiatone, il viso rosso e un'espressione appagata, Clayton ritornò a essere vuoto, appoggiandosi con la schiena al mobile bianco e alzando il viso senza distinguere nulla con chiarezza. Le sue dita sfiorarono le stanghette degli occhiali, ma non aveva alcuna voglia di riprenderli.

«Non sei cambiato.», sentì la voce di Graham lontana, prima che ritornasse alla realtà.

«Già, nemmeno tu.», mormorò recuperando gli occhiali e alzandosi. Si passò una mano tra i capelli, sistemandoli e rimise la camicia al suo posto, dentro i pantaloni. Si sciacquo il viso rosso e poi si voltò verso Graham che non aveva smesso di guardarlo un secondo.

«Voglio di più.», gli disse il biondo con gli occhi che scivolavano sul suo corpo, quasi brillavano.

«Non adesso.», mormorò Clay per non tirare troppo la corda, non avevano tempo per fare sul serio.

Graham non rispose, sorrideva invece, perfettamente consapevole che non sarebbe passato tanto prima che Clayton tornasse a cercarlo. Anche quest'ultimo lo sapeva bene, ma si limitò ad abbassare lo sguardo sulle scarpe slacciate.

«Vado a cercarti un paio di pantaloni.», disse riallacciandole per uscire dal bagno e poi dalla stanza degli ospiti. Si aggirò per il corridoio, prima di sentire la possente voce di suo padre chiamarlo dalle scale con urgenza, era il tono che usava quando non voleva aspettare.

Clay ponderò le due possibilità: far aspettare suo padre oppure far attendere Graham in bagno senza pantaloni puliti. Poi, scrollò le spalle, era sicuro che a Graham non sarebbe dispiaciuto prendere un po' d'aria, così si affrettò a scendere le scale.

Il viso di suo padre era sospettosamente sorridente e roseo, mentre alzava un calice improvvisamente fiero del figlio che a malapena riusciva a guardare negli occhi.

𝗕𝗮𝗺𝗼𝗿𝗮𝗹 𝗖𝗮𝘀𝘁𝗹𝗲Where stories live. Discover now