Salito sulla macchina sbagliata

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«Hey? Come mai ti sei fermato qui?»
«Mi spiace dirtelo, ma credo che non tornerai a casa questa sera.»
«In che senso? Hai avuto un problema alla macchina anche tu? Qualcuno deve avermi fatto il malocchio.»
«No, non è questo...»

Dennis rimise in moto la macchina, cercando di addentrarsi di più nell'ingresso del casale, nascondendosi così dagli occhi di chiunque passasse in autostrada. Infatti più avanti le fronde degli alberi erano cresciute talmente tanto da quasi toccare terra, visto che nessuno li curava più, e la sua macchina scura si mimetizzava molto bene lì.

«Ma che cosa stai facendo? Dobbiamo andare in un centro abitato! Perchè stai guidando qui?»
Dennis non disse nulla. Un'altra frenata improvvisa.
«Ok ora basta! Non so che cosa ti sia preso ma non mi piacciono queste cose. Scendo a fare l'autostop.»
I lucchetti della macchina scattarono, impedendogli così di scendere dal veicolo.
«Tu non vai da nessuna parte.»
«Ma che... che cavolo ti è preso ora?»

Lo sguardo di Dennis mutò pericolosamente, non era più freddo e distaccato come durante il viaggio, ma ora aveva un terrificante ghigno diabolico dipinto in volto e due occhi strizzati capaci di tagliare in due la tensione che stava mano a mano crescendo, come due lame ben affilate puntate proprio sul povero Waylon.

Dopodiché sbloccò le portiere e scese rapidamente dalla macchina, prima di richiuderla nuovamente a chiave per impedire alla sua preda la fuga.

Girò intorno al muso della macchina e si fermò davanti alla portiera del passeggero, piegandosi in due per guardare dentro a due centimetri dal finestrino, mentre il suo ospite era visibilmente in preda al panico. Waylon non aveva mai retto la tensione, né era bravo a controllare ansie e paure, per questo motivo non aveva fatto domanda per entrare nell'esercito, come invece aveva fatto suo cugino, e non era nemmeno entrato in sala parto durante entrambe le nascite dei suoi bambini.

Piantò le unghie nella pelle del sedile, sudando freddo e incapace di controllare i suoi respiri, mentre il lucchetto della portiera scattò ancora, permettendo a quel pazzo di entrare in macchina senza distanze o barriere.

Dennis tirò fuori dalla tasca una chiave, forse quella di casa o del portone, e la mostrò fieramente davanti al volto di Waylon, che iniziò ad agitarsi terrorizzato.

«Ti farà un po' male, ma sei un uomo giusto? Sopporterai tranquillamente.»
«Aspetta... ma che cosa vuoi fare?»
«Tu non ascolti la radio o il telegiornale, vero chiacchierone? Perché se fosse così sapresti anche che, per sicurezza personale, non dovresti fidarti degli estranei in questo modo...» Dennis prese il volto di Waylon con una mano, lo girò fino a porsi una guancia e con la chiave iniziò ad incidere la pelle, formando la sigla DL, «E soprattutto sapresti anche che significa DL giusto?»

Waylon gemette di dolore mentre la chiave lacerava la sua guancia. Finito questo lavoro, Dennis lanciò le chiavi sul tappetino della macchina e prese la cintura di sicurezza di Waylon, poi, tirandola tutta verso di sè, la avvolse attorno al collo della sua preda e iniziò a stringere con forza.

Waylon d'istinto cercò di allentarla con le mani, di dimenarsi per far perdere la concentrazione o l'equilibrio al suo aggressore e magari gridare aiuto, ma, non sapeva come spiegarselo, sembrava che Dennis avesse una forza sovrumana nonostante le sue braccia sottili.

In poco tempo iniziò a mancargli la voce e il viso cominciò a diventare prima rosso scuro, poi iniziò a tendere verso il blu e il viola mentre l'aria abbandonava rapida i suoi polmoni.

Le nocche di Dennis invece sembravano quasi uscire e diventavano sempre più gialle, quasi bianche, per lo sforzo di stritolare la sua vittima, le vene della mano iniziarono a saltare fuori in rilievo dalla pelle, mostrandosi forse più bluastre di quello che sarebbero in realtà. Il suo corpo cominciò a tremare dallo sforzo, ogni suo muscolo si irrigidì del tutto, contratto e deciso a non mollare la presa o diminuire la sua forza, facendolo vibrare come se fosse seduto su una lavatrice.

Waylon a quel punto sentiva già perdere ogni speranza di salvezza, dimenò le gambe calciando da qualsiasi parte senza però ottenere qualche risultato intelligente, aveva solo sprecato energie che avrebbero potuto salvargli la vita forse. Con la poca e lieve voce che gli rimase cercò di pronunciare: «Ti prego... non farlo... ho due bambini piccoli...»
«Lo so, ma sai cosa? Non me ne fotte un cazzo chiacchierone.»

Gli occhi di Waylon, colmi di disperazione e lacrime, si fissarono in quelli stretti di Dennis, forse cercando di comunicare con la sua anima, alla ricerca di qualche piccola briciola di umanità che però, era evidente, non esisteva.

La sua risposta così tagliente e crudele gli diede la conferma che non avrebbe mai più rivisto la sua famiglia, e da un lato avrebbe tanto voluto chiedergli perchè, perchè fargli questo? Che cosa gli aveva fatto? Ma poi la sua mente tornò a quei segni sulla sua guancia, e allora capì, non aveva scampo.

DL era stato il motivo principale per il quale aveva smesso di ascoltare le notizie in TV, non voleva turbare né sua moglie né i suoi figli, voleva che continuassero a vivere spensierati e senza paura.

La cintura si faceva ogni istante sempre più stretta, sentiva che avrebbe potuto tagliarli la carne, ma non sarebbe stato necessario, i suoi polmoni erano ormai completamente senza aria. Sul volto di Dennis, sotto il tremolio, si dipinse un ghigno soddisfatto quando guardò l'espressione deformata di Waylon ormai sul punto di morte: la sua faccia si era contornata in una smorfia di terrore, la bocca spalancata e la lingua che schizzava dritta fuori alla vana ricerca di aria, dalla quale uscivano solo gemiti strozzati, fievoli, quasi un sibilo, gli occhi ormai chiusi grondanti di lacrime, la pelle viola.

Alla fine, dopo un'apparente agonia eterna, il volto di Waylon si rilassò, la sua smorfia si distese in un volto sereno, come addormentato, segno che la sua vita ormai se n'era andata.

Dennis lasciò lentamente la presa, non togliendo comunque la cintura dal collo per assicurarsi che non si risvegliasse. Poi, ormai sicuro, fece scattare il gancio e lasciò cadere la sua preda immobile al terreno. E dove il cadavere di Waylon toccò terra, lì rimase.

Dennis restò ancora qualche secondo ad osservare soddisfatto quel corpo simile a un manichino, della quale il volto stava piano piano sbiancando e il segno sul collo si faceva sempre più marcato.

I suoi muscoli finalmente si rilassarono, la sensazione di calore dovuta allo sforzo stava lasciando spazio al freddo pungente dell'inverno, il respiro tornò piano piano regolare mentre dalla sua bocca uscivano grosse nuvole di vapore, dovute dal fiatone.

Poi, contento dello spettacolo, tornò in macchina e mise in moto, allontanandosi in retro da quel luogo abbandonato e immettendosi nell'autostrada, diretto vero casa.

Sulle tracce di Dennis LoganWhere stories live. Discover now