Ma ci sei tu (mi rimani tu)

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«Segreto numero uno: c'abbiamo tutti bisogno de qualcuno. Segreto numero due: io più de tutti».



Manuel è arrabbiato. Per la precisione, Manuel è arrabbiato con lui, ma Simone non ha idea del perché.
Sono tornati a casa insieme senza rivolgersi parola, e ha onestamente paura di chiedergli quale sia il problema. Non gli vede quell'espressione dipinta in volto da mesi, e l'ultima volta non è finita molto bene.
-Vieni giù a cenare?- domanda cauto, dopo ore di mutismo selettivo.
Manuel gli lancia a malapena un'occhiata, poi torna con lo sguardo sul libro di letteratura. -Non c'ho fame-.
Simone sospira, allenta la presa sulla maniglia e chiude la porta.
-Okay- comincia arrendevole, per poi sedersi di nuovo sul bordo del letto. -Mi dici che c'hai o vuoi continuare così ancora per molto?-
-Non te deve interessa' de quello che c'ho- risponde l'altro continuando a non guardarlo. -E non sta scritto da nessuna parte che io te debba racconta' qualsiasi cosa me succede-.
In un primo momento, Simone non ribatte. Guarda in silenzio la schiena di Manuel piegata sulla scrivania alzarsi e abbassarsi, e con tutta la calma del mondo —perché ormai ha imparato a gestire la delusione che arriva quando Manuel lo tratta male— si riavvia verso la porta mormorando un Vaffanculo appena udibile.
Solo a quel punto Manuel reagisce. La sedia stride contro il pavimento e in un attimo è davanti a lui.
-Non sai fa' altro che manda' a fanculo- sibila quasi -Ma una conversazione sarai mai in grado di affrontarla?-
Simone gli posa una mano sul petto per allontanarlo e sbuffa una risata ironica. -Proprio tu parli? Da quando ci conosciamo non c'è una sola conversazione che io sia riuscito a portare avanti con te-.
-Ma se non mi dici mai un cazzo!- sbotta Manuel alzando la voce.
Simone allarga le braccia e sospira. -E che cosa non t'avrei detto, sentiamo-.
-Che hai baciato Mimmo, per esempio- ribatte l'altro avvicinandosi di nuovo, gli occhi spalancati e fissi nei suoi.
Per un attimo, Simone smette di respirare. È confuso ma più di qualsiasi altra cosa arrabbiato, ancor più di quanto non fosse Manuel prima. -Non mi interessa nemmeno sapere come lo sai- comincia con una calma che sente non appartenergli, al momento -Vogliamo portare avanti questa conversazione?-
Manuel annuisce, e sembra sicuro nei gesti, spavaldo come al suo solito, ma è turbato e Simone riesce a leggerlo meglio di chiunque altro.
-Bene- continua -Perché ti interessa?-
L'altro alza le spalle, il respiro giusto un po' pesante e le mani poggiate sui fianchi. -Ce deve sta' un motivo specifico?- chiede, e Simone lo percepisce già mettere le mani avanti, cominciare a fare cento passi indietro prima di riuscire a farne anche uno soltanto verso la sua direzione.
-Sì Manuel, mi devi dare una risposta!- sbotta quindi -Tu non mi hai detto di essere stato con Nina, mi pare-.
Manuel sbarra impercettibilmente gli occhi, l'espressione di qualcuno che è appena stato colto in flagrante. E perché sembri volerti giustificare? vorrebbe chiedergli Simone, ma sa che scapperebbe quindi non lo fa. -Come lo sai?-
Ha sentito Matteo parlarne con Ryan, in una di quelle stupide conversazioni che si hanno tra maschi quando un amico fa una conquista non indifferente.
-Non importa come lo so- risponde abbassando la voce -Importa che non sono venuto da te a farti 'sta scenata-.
E può quasi vederlo, Simone, cercare di trovare una scusa plausibile, aggrapparsi a qualsiasi cosa pur di non guardare in faccia l'elefante nella stanza.
-Mimmo non va bene per te- è tutto ciò che riesce a dire alla fine.
Simone sbuffa e vorrebbe ridere, ma in realtà ciò che esce è quasi un verso esasperato.
-Ma smettila di raccontarti stronzate. Sai qual è la differenza tra me e te?- domanda, ma non aspetta una risposta - Che io sono sceso a patti con me stesso e con i miei sentimenti tanto tempo fa, ma sto cercando di andare avanti perché è quello che tu hai voluto- continua puntandogli un dito contro il petto. Manuel si limita a guardarlo, la paura dipinta negli occhi. -Tu invece stai qui a farmi la morale da ipocrita quale sei e non vuoi ammettere la verità-.
-E quale sarebbe la verità- lo sente sussurrare, in totale contrasto con il tumulto che sembra percorrergli tutto il corpo -Visto che sai sempre tutto meglio de me-.
Simone sospira, improvvisamente stanco.
-Non so niente meglio di te, ma ti conosco e ti vedo ignorare questa situazione da mesi-.
-Stai a gira' intorno al punto della questione, Simò-.
Scuote la testa, a quel punto, chiude gli occhi per un attimo e cerca di calmarsi. -Rispondi tu ad una domanda, adesso. Fallo sinceramente però- chiede, poi torna a guardarlo -Sei geloso?-
Lo vede, lo sente, il momento in cui Manuel si blocca completamente. Le parole strozzate in gola, i pensieri ingarbugliati, qualsiasi impeto che muore sul nascere.
-Vedi, è questo il problema- borbotta quindi -Che non hai le palle-.
Fa di nuovo per andarsene di sotto, quando Manuel sembra sbloccarsi di nuovo. -Non t'ho detto di Nina perché non era importante- ammette.
Simone sospira, si poggia contro la porta e lo guarda, le mani dietro la schiena e le labbra arricciate. -Io non ti ho detto di Mimmo perché non volevo litigare- risponde, poi alza le spalle -Ma a quanto pare è stato inutile-.
Manuel abbassa lo sguardo e annuisce cupo, arriccia le labbra in un'espressione pensierosa. -La verità è che non ce sto a capi' un cazzo- bisbiglia quasi, tornando a guardarlo e a sedersi alla scrivania -E che quando Nina è arrivata in classe m'è sembrato quasi scontato che ce dovessi prova'. È quello che avrei fatto fino all'anno scorso-.
Simone si risistema sul bordo del letto, a quel punto, e sono uno di fronte all'altro. Lo guarda passarsi una mano tra i capelli con i gomiti poggiati sulle ginocchia, e sente ogni traccia di rabbia dissiparsi —perché è di Manuel che si tratta, e lui non riuscirà mai a trattarlo come se farlo stare bene non fosse una sua priorità.
-E cosa è cambiato dall'anno scorso?- domanda piano, per paura di spezzare quella parvenza di serenità che sembra essersi ristabilita.
L'altro fissa gli occhi nei suoi in un sospiro e scrolla le spalle. -Tu- dice poi, come se la risposta fosse ovvia. Come se fosse sempre stata quella —come se fosse sempre stato lui.
-Perché c'hai ragione, Simò. C'avevi ragione pure tutte le altre volte- continua, stavolta senza guardarlo -So' geloso-.
Ed è stranissimo quello che succede a Simone. Il modo in cui gli sembra di spezzarsi e poi tornare intero, ché la verità la conosceva già eppure si aspettava di dover percorrere l'ennesimo tunnel senza uscita, portare avanti l'ennesima discussione senza risultato. Che era già pronto a rifiutare la cena e mettersi a letto con il cuore pesante e la testa piena di domande.
-Ah- è però tutto ciò che riesce a dire.
Manuel ridacchia e gli dà una sberla giocosa sul ginocchio. -È la terza volta che me lo chiedi e mo dici solo "ah"?!-
-Beh non— non me lo aspettavo, devo ammettere- ribatte, passandosi le mani sulle cosce in un gesto nervoso.
L'altro stringe le labbra e sospira, annuisce piano come se lo stesse facendo tra sé e sé, poi si sistema sul letto accanto a lui, piegando una gamba sotto l'altra per fronteggiarlo. -Io lo so che non ho fatto altro che creatte confusione da quando me conosci-
-Vabbè, mo non esagerare- lo interrompe per un attimo -Mi hai dato anche tante cose belle, altrimenti non saremmo qui adesso-.
Manuel non sembra lasciarsi convincere, ma Simone lo conosce talmente bene da sapere anche questo —che raramente riesce a darsi credito e che, in realtà, la sfacciataggine che mostra agli altri è un muro che ha costruito tra lui e le sue insicurezze.
-Il fatto è che c'ho paura- continua poi -E non tanto del fatto che me possano piace' anche gli uomini. C'ho paura perché ero serio quando t'ho detto che con te è diverso-.
Ha lo sguardo basso e gioca col piumone tra le mani con nervosismo, ma Simone non osa interromperlo. -Ed è diverso perché me sento diverso io-.
-E che c'è di male?-
-Niente- risponde subito Manuel -Ma ho passato la vita a cerca' di convincermi che non c'avrei mai avuto bisogno de nessuno. Poi sei arrivato te e ho capito che non è così-.
Simone ha la gola secca, il cuore che minaccia di uscirgli dal petto, e vorrebbe dirgli che anche lui è una presenza indispensabile nella sua vita —la sua metà mancante—, ma non riesce a parlare.
-E va bene se te sei andato avanti- riprende quindi Manuel, gli occhi che parlano e raccontano tutto il contrario di ciò che sta dicendo. -Cioè lo posso capi' se adesso Mimmo te piace davvero e— e non me vedi più com-
E Simone lo bacia. Perché lo aspetta da mesi, e ha passato giorni interi a cercare di ricordare il sapore di quell'unica notte, tentando di ignorare la disperazione nell'accorgersi che il ricordo vivo, prima o poi, sarebbe svanito. Lo bacia piano, gli circonda il viso con le mani e chiude gli occhi, sentendolo sospirare contro la sua bocca. Spera, in un attimo di lucidità, di non dover imprimere a fuoco nella propria memoria anche questo momento —spera di non avere mai paura che si dissolva.
Quando si staccano, Manuel sorride. -Certo che se volessi fa' un passetto indietro invece che anda' avanti sarei contento, comunque- scherza.
Simone scoppia a ridere di una felicità che non pensa di aver provato prima, poi gli poggia la fronte tra il collo e la spalla.
-Anche io ho bisogno di te, Manuel- ammette piano, risollevando appena il volto -Più che di qualsiasi altra persona-.
L'altro gli carezza la guancia con una dolcezza che mai gli ha visto addosso.
-E menomale, Simò-.

Ma ci sei tu (mi rimani tu) | Simone + ManuelWhere stories live. Discover now