Benvenuta a Los Angeles , Pantera

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" Allora Mel,come ti senti?"
"Come dovrei sentirmi mamma?" le risposi annoiata mentre guardavo i palazzi davanti a me diventare a poco a poco più grandi e vicini 
"Non saprei tesoro : felice?".

D'accordo sta delirando.
"No, mamma, tutto tranne che felice, mi manca Lizzye e non comprendo il perchè di questo trasferimento drastico!" mi rivolse un'occhiata, -per non dire un'occhiataccia- e per l'ennesima volta ribadì gli insulsi motivi di quella decisione che mi era costata una migliore amica e Elijah Stok , insomma parliamo di Stok qualsiasi ragazza di San Diego avrebbe fatto follie pur di infilarsi nel suo letto; nel letto del mio ragazzo, o meglio, ex ragazzo, non ci credo alle relazioni a distanza e la mia gelosia ossessiva altrettanto.
"Inoltre esiste chapsnap o come si chiama, puoi parlarci li con Lizzye" i suoi discorsi da mamma moderna erano pessimi , per non dire squallidi come chapsnap.
"Mamma!"
"Niente mamma Melody Bennett, prenditi il buono di questo trasloco, Los Angeles è bellissima, inoltre a me quel Elisha non piaceva per niente" probabilmente non ha tutti i torti poiche' Elijah è proprio il contrario del ragazzo ideale tirato a lucido da presentare alla mamma; dal momento che se iniziava un discorso di diciassette parole diceva "cazzo" almeno ventuno.                                  " Si mamma grazie per avermi ricordato i tuoi onnipresenti pareri" le risposi acida .
Le restanti che ore di viaggio le trascorsi ad ascoltare Drake per non incombere nei discorsi che mia madre teneva al telefono con Danielle la sua migliore amica di Los Angeles, ricordavo di averla vista solo poche volte quando ero bambina quindi non avevo molti ricordi, almeno fisici , mia madre mi raccontò che era sposata da molti anni e che aveva due figli e una splendida casa da classica borghesina medio-alta nel centro  di Los Angeles . Esausta dalle ore di viaggio mi appisolai.
" Siamo arrivate Mel" esordì il sergente Bennett interrompendo il mio pisolino e accostando davanti ad una villetta verde pastello ,ero stanca morta e non pensi tempo a fiondarmi sulle mie valigie per scendere e sistemarle ,mentre avevo la testa immersa tra le cataste di valigie e borsoni sentii il rumore di un auto parcheggiare nel vialetto mandai al diavolo le valige presa dalla curiosità di sapere chi fosse, scorsi una Mercedes nera, estremamente elegante da cui uscì un uomo altrettanto elegante dagli occhi blu come l'oceano della California e capelli corvini come il cielo a mezzanotte, che enunciò un cordiale :"Buonasera Signora Bennett, spero che il viaggio sia andato bene, ad ogni modo benvenute a Los Angeles" mia madre gli sorrise spontanea "Grazie mille" dopodiché l'omone in questione porse le porse un mazzo di chiavi  "Ecco a lei , vi auguro una buona permanenza" le sorrise questo "Grazie".
Quando varcai la soglia della porta venni colta da una piacevole vista di una casa non molto grande , che sembrava fatta  su misura per due persone : le pareti erano di un bianco gesso , un soggiorno che si presentava piccolo ma accogliente era abbellito da un piccolo caminetto e da due vetrate che davano sul lato del giardino ben curato ; senza perdere troppo tempo mi diressi al piano di sopra andando alla ricerca della mia stanza, ricordai le parole di mia madre: "ultima porta in fondo al corridoio a sinistra" arrivai a passo spedito davanti alla porta e , presa dalla curiosità la spalancai. La prima cosa che vidi fu un bellissimo rosa antico: le pareti , un letto a baldacchino era al centro della stanza, una scrivania occupava un piccolo spazio sulla parete sinistra, mentre la parete opposta alla porta d'ingresso era interamente ricoperta da un armadio, bianco con grandi ante specchiate che donavano un tocco elegante ma sofisticato all ambiente , la testiera del letto era una libreria di legno, bianca come l'armadio. Dopo svariati minuti di contemplazione mi diedi da fare disfando le valigie.
Dopo appena una mezz'ora ero sotto la doccia , che faceva scivolare via le preoccupazioni di una giornata troppo intensa; tornai in camera , infilai il pigiama e scesi al piano di sotto dove mia madre era intenta a preparare le tortillas. " Allora Mel , che ne pensi ?" mi chiese riferendosi alla casa "È davvero carina mamma" le dissi sorridente "Ne sono felice , sai quanto è importante per me la tua opinione , vero Milly ?" da piccola mi chiamava sempre così " Ti voglio bene mamma" le dissi ridacchiando " Anche io Milly, ora prepara la tavola , è quasi pronto".
Circa due ore e molte tortillas dopo me ne stavo distesa a fissare il soffitto sul letto , la verità è che era molto euforica all'idea di un nuovo inizio, ma allo stesso tempo pensavo a quanto mi sarebbero mancate le mie vecchie abitudini , la mia stanza e Lizzye , ma, grazie al cielo quella sera il sonno mi prese prima delle troppe paranoie e sognai nuovi inizi e uniformi blu.

La mattina seguente la mia ansia mi diede la splendida emozione di una sveglia forzata alle 4:00, stufa di rigirarmi nel letto indossai le mie Jordan feci le scale e uscii, d'altronde la magia di Los Angeles era meglio visibile di notte , mi incamminai lungo il marciapiede sulla destra ed ammirai le villette a schiera e i giardini immacolati, regnava uno splendido silenzio ma l'aria fresca di settembre non andava a braccetto con i miei pantaloni della tuta che, nonostante la felpa più grande di almeno tre taglie lasciava scoperta una buona parte delle cosce , improvvisamente un grido mi riscosse dai pensieri e percepii il freddo sin dentro le ossa , una pessima idea,  talmente pessima che mi nascosi in un vicolo  " Portman! dove hai intenzione. di andare ?" una voce maschile mi fece tremare le ginocchia " Sta zitto Carter! È fottutamente colpa tua !" una seconda voce più bassa e mascolina della precedente mi fece sobbalzare " Va a farti fottere !''riprese parola la prima voce " Senti, Portman, è tutto sotto controllo, il tuo segreto è al sicuro con me" cercò di raggirarlo , me ne accorsi dal tono di voce beffardo di chi , tradendo le sue stesse parole avrebbe presto detto tutto ,"Non mi fido della tua faccia da stronzo" riprese la voce baritonale, "Hey piccolo Portman , vacci piano con le parole " sentivo quelle voci sempre più vicine " Ascoltami bene , razza di coglione , cerca di tenere a freno quella boccaccia" la voce roca e baritonale divenne un ringhio rabbioso a cui segui un indietreggiare di passi , mi immobilizzai e scorsi le figure dei due ragazzi, quando uno si girò all'improvviso "Guarda, guarda e tu che ci fai qui tutta sola dolcezza?" a parlare fu un ragazzo dai capelli rossi , non era molto alto e il fisico robusto tradiva il suo viso dai tratti delicati , quasi fanciulleschi, ma aveva un 'aria minacciosa e non poco, "Carter ma con chi cazzo stai parlando?" il ragazzo dalla voce roca gli si palesò dietro ed io ne fui inspiegabilmente rapita  ; era biondo, biondo cenere e due smeraldi verdi come un bosco durante la pioggia gli contornavano il viso mascolino dai tratti rudi, "Andiamo Portman , a farsi fottere le divergenze , condividiamo questo zuccherino " il rosso ,parlava di me.
Le mani cominciarono a tremare e strinsi i pugni per non darlo a vedere maledicendomi mentalmente per essere uscita, sentii l'aria venirmi meno quando fece un passo di troppo verso di me "Come ti chiami dolcezza?" il suo tono era schifosamente languido e mi fece rabbrividire "Carter , io non credo che sia il caso " gli disse l'amico in tono minatorio " È perchè mai Portman? Sentiamo." Il biondo con due smeraldi al posto degli occhi mi lanciò un' occhiata complice , ma tutto accadde troppo velocemente e solo pochi attimi dopo   il rosso era a terra, privo di sensi " Oddio ! Che hai fatto!?" gli gridai in preda al panico più totale "Lo hai ucciso?! " d'accordo stavo decisamente delirando ma non mi importava "Sta calma moretta paranoica era solo un pugno" disse prendendosi gioco del colore dei miei capelli " Chi sei?"
" Nemmeno un grazie ragazzina? " chiese ridacchiando " Ti ho detto di dirmi chi sei! " probabilmente dovevo essere sotto l'effetto di qualche droga e anche bella pesante poiché il mio metro e sessanta scarso mal si addiceva alla sua stazza imponente " Calma pantera, a quanto pare ti ho appena salvato il culo e mi ripaghi in questo modo? La prossima volta lo lascio fare" disse sghignazzando " Non ci sarà una prossima volta, grazie , almeno credo , ciao" lo salutai ancora scossa " D'accordo , ciao pantera " disse tra le risate per poi scomparire con i suoi smeraldi .

Lasciandomi li. Sola e stordita.

Angeli di ChampagneWhere stories live. Discover now