Welcome to Hell!

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Ariete
Oggi sarà difficile concentrarsi su tutto ciò che ha bisogno della vostra attenzione. Forse avete solo bisogno di prenderla con calma in modo da recuperare le vostre energie. Fate quel tanto che basta per mantenere la vostra coscienza pulita, non è il caso di esagerare. Prendete un buon libro e una tazza di tè. Posto preferito di oggi: divano.


Maddalena sospirò e lasciò cadere il telefono sul letto, accanto a lei. Ma che cavolo di oroscopo era quello? Magari avesse potuto decidere di rimanere sul divano...

«Hai intenzione di restare nascosta sotto le coperte per il resto della giornata?»

La voce del padre la riportò alla realtà.

«In realtà volevo chiamare le mie amiche per passare a prendermi.» Fece una pausa. «Già,» aggrottò le sopracciglia e fece una smorfia, «non lo posso fare. Chissà perché?»

L'uomo si staccò dallo stipite della porta al quale si era appoggiato e si sedette sul letto, accanto alla figlia.

«Avessi potuto fare diversamente, l'avrei fatto, lo sai.» Accarezzò con affetto i capelli rossicci della figlia. «Facciamo una scommessa?»

«Tipo?»

«Secondo me, fino alla prossima settimana avrai già nuovi amici. Ti conosco, tu da sola non sai stare,» sorrise con tenerezza e le baciò la fronte. «Se ho ragione io, mi devi un gelato grandissimo.»

Lei ridacchiò. «Forse... Ma se così non fosse, il gelato me lo compri tu, e farò in modo di costarti caro.» Le scommesse del padre erano rimaste le stesse di quando lei era una bambina, forse anche per questo ci stava al gioco. Le ricordava tempi bellissimi. 

«Affare fatto!» Il padre si alzò e si avviò verso la porta. «Ti porto io, poi torni da te, così impari meglio la strada. Sbrigati.»

«Mi hanno ritirato la patente e io non lo so? Perché non posso andare con la mia di macchina?»

«Davvero?» Un'espressione divertita e quasi incredula comparve sul volto dell'uomo. «Ti devo ricordare la tua ultima avventura con la macchina? Quella finita senza uno specchietto? Fammi questo piacere, dai. Oggi impari la strada, domani vai da sola, ok?»

Non aveva senso insistere. A diciott'anni avrebbe dovuto essere considerata maggiorenne, adulta, capace di badare a se stessa. Poteva votare, ma non poteva decidere se prendere la sua macchina o farsi accompagnare dal padre. Che fine aveva fatto la libertà di decisione?

Fate quel tanto che basta per mantenere la vostra coscienza pulita.
Ecco. Fai un respirone.
Zen
. Era Zen.

«Tesoro, se non ti sbrighi faccio tardi al mio primo giorno di lavoro!»

«Se fossimo rimasti a casa nostra, non sarebbe successo» borbottò. «Arrivo!»

Zen.

O forse no.

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Non voleva entrare, ma doveva. Restò ferma lì per un attimo, la testa stretta tra le spalle magre, le mani ben ancorate nelle tasche del giacchetto, come se volesse proteggersi da tutte quelle vibrazioni negative che quel posto emanava. Solo a lei quell'edificio sapeva da monastero di clausura nelle cui segrete venivano praticate torture fisiche di una crudeltà inaudita? Ok, forse stava un po' esagerando. Magari non era proprio così, magari era solo la sua mente che partoriva quei pensieri tetri. Fece un respiro profondo.

Tutti intorno erano impegnati a farsi affari loro, nessuno badava a lei. Perché avrebbero dovuto? Chi la conosceva? Nessuno, appunto.

Si fece coraggio e si infilò nel fiume umano che si riversò attraverso le porte dell'istituto, e si lasciò trascinare per un po'.

Save meWhere stories live. Discover now