Cap. 41 - La cena di fortuna.

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Fu il tardo pomeriggio seguente, Ren entrò in ritardo al ristorante e Goro fu costretto a occuparsi della cassa, mentre Yusuke dimenava tra i tavoli. Solo quando ci fu un momento morto, in cui vi erano pochi clienti da servire e Goro fu libero di andare da Yusuke, che gli sussurrò nell'orecchio qualcosa di sconcio e lo fece arrossire sul viso, riguardo alla loro sfida.

Dopo che finì il suo turno alle nove di sera, dando il cambio al ritardatario Ren, Goro rientrò a casa e si stese sul letto, poi prese il telefono e di getto chiamò Makoto Niijima.

«Sì?», rispose al telefono.

«Ciao, visto che ho terminato il turno presto, per modo di dire, ti andrebbe di uscire stasera con me, saremo solo noi due», disse Goro.

«Oh? Non mi degni di un'attenzione e mi chiami ora che sei fidanzato con Yusuke? Non ci casco nella tua trappola! Lo so che è solo per riempire qualche tua voglia passeggera o peggio... avrai scommesso qualcosa, pianificato... ti sembra il modo di approcciarti a me, adesso?», gridò.

«Mi conosci, ma non credere che io dimentichi, mia Makoto. Quei momenti passati con te sono impressi sul mio corpo così come nella mia anima, vorrei scusarmi personalmente», rispose lui, con tono tranquillo.

Makoto corrucciò i lineamenti del viso ed esplose, «COME TI PERMETTI, SCREANZATO! Se vieni qui ti riempirò di schiaffi solo per avermi ignorato! Esigo le tue scuse, o tra me e te non ci sarà un'altra volta, anche di fortuna, che ti sia chiaro!».

«Sei ancora intenta a imporre il tuo potere femminile su di me?», Akechi si fece scappare una risata. Makoto rise insieme a lui con lo scopo di prenderlo in giro.

«Forse? Non ci sono ancora riuscita, almeno ti dimostrerò come sono meglio di te», disse lei.

«È da vedere. So di essere fidanzato, ma voglio distaccarmi per un po' sia da Ren che da Yusuke», rispose il detective.

A Makoto S'illuminarono gli occhi, «Ren, avrei tanto voluto passare il tempo con lui...».

«Lascialo stare, ora è in una fase di sola andata verso la follia senza un ritorno, credo che avrebbe bisogno di trovare meglio sé stesso... certo, non nel modo in cui sta facendo, ma...».

«Non importa, piuttosto, visto che ci siamo, che sia parte di un gioco tra te e Kitagawa mi va bene lo stesso. Mi sento sola, ho bisogno di sfogare un po' i miei genitali con qualche bel maschio come te», stuzzicò la bruna.

«Ah», Goro canticchiò, «Le sento... le tue mani sul mio petto e le mie labbra sulla tua micina non hanno prezzo se non lo senti davvero...».

«Goro Akechi!», urlò la bruna.

Makoto arrossì pesantemente sulle gote udendo le parole semi volgari del detective. Era a casa, nel salotto, beveva un tè da sola e contemplava il bel cielo stellato dalla finestra, poi quel volto disperso trovò lo spazio per un ghigno malizioso.

«Vuoi farti perdonare per la tua innata e sexy bisessualità? Vieni a casa, ho un corpo lucido e asciutto pronto per te... fammi vedere come io ti interesso meglio di quei due», stuzzicò di nuovo la ragazza bruna, allentando i sensi del detective, il quale subito lasciò la casa e s'incamminò verso la casa di Makoto.

Quindi pianificarono un appuntamento e chiusero la chiamata. Makoto si sentì sempre più ansiosa nel pensare a cosa sarebbe potuto accadere all'appuntamento con Akechi. Il rimorso della loro vecchia storia la divorava.

Si vestì comunque in modo provocante: un top corto fino all'ombelico color lilla abbinato a una mini gonna nera larga, senza biancheria sotto. In seguito, per completare il look indossò ciglia finte, trucco sugli occhi e un rossetto color rosso ciliegia sulle labbra; ogni elemento utile per fare mandare la mente perversa del ragazzo fuori dai cardini e istigarlo.

Akechi dal suo canto fece la seconda doccia della giornata e cercò di vestirsi in modo molto elegante con la camicia bianca, la giacca beige, la cravatta a strisce di Loki e i guanti neri di velluto. Batté le ciglia e i suoi occhi dal color rosso-marroncino si riflessero nella specchiera insieme a un ghigno malizioso e ingannevole.

«Bene, è ora di vincere la sfida, fai l'uomo, Principe Detective», ammiccò alla sua immagine riflessa, poi camminò spedito fuori dalla casa e chiuse a chiave, chiamò un taxi e si diresse da Makoto.

Lei già lo aspettava fuori casa sul vialetto, tenendosi stretta la gonna in mezzo alle gambe per non farla volare al vento leggero e mostrare le sue nudità. Deglutiva di continuo, non si sentiva pronta ad affrontare una serata con l'amante del suo ex fidanzato e il nervoso le pervase la testa.

Goro intanto era giunto a destinazione e si presentò a lei con un piccolo inchino.

«Buonasera, Makoto. Pronta per la nostra serata?».

Makoto rise imbarazzata e allontanò la mano. Nel mentre il taxi aspettava entrambi con impazienza. Goro allora la invitò a entrare nell'auto e dopo esserci salito anche lui ordinò al tassista di portarli in un ristorante alla moda per la loro cena.

Durante il viaggio, mentre Makoto osservava le strade da fuori il finestrino, Goro pian piano le scivolò le braccia sul busto, prendendola in custodia. La bruna balzò arrossendo, timidamente rise e cercò di ignorare la vicinanza tra lei e il detective.

Il taxi si fermò a destinazione e Goro pagò, poi si approcciò alla portiera dell'auto e fece scendere la ragazza, notando ancora quanto fosse bella, allettante e attraente, scendendo lo sguardo sulle sue gambe. Dopodiché lui l'accompagnò al ristorante, fermandosi davanti all'ingresso.

«Akechi?», gli toccò la spalla.

«Dimmi, Makoto», si voltò verso di lei.

Makoto lo osservò, dai suoi folti capelli castani ai misteriosi occhi, il suo corpo vestito di eleganza, le mani piene di desiderio e il sorriso per metà falso sulle sue sottili e allettanti labbra rese lucide dalla luce che lo illuminava. Un sogno, Goro Akechi.

«Ehm. Questo posto è molto elegante, di classe, non so se ne sono all'altezza», balbettò.

Akechi allargò il sorriso e le prese le mani. La avvicinò a sé e scivolò la mano destra sulle parti superiori del suo corpo sfiorando di poco il suo seno semi scoperto, «Questa serata sarà speciale per entrambi. Dovevo dimenticare Yusuke? Oh, e chiamami Goro».

Makoto non resse l'agitazione, quel tocco la mandò in estasi.

Il momento però non durò molto, uno dei camerieri li raggiunse e gli mostrò il posto del loro tavolo, facendoli allontanare dall'entrata del ristorante. Akechi obbedì subito e si trascinò la ragazza con sé, facendola sedere al suo posto.

«Sono un pochino imbarazzata a uscire con te, G-Goro», bisbigliò Makoto, voltandosi di spalle.

«Una semplice cena, ah? Ho visto cosa non indossi sotto i vestiti», la stuzzicò, ridendo.

«COSA?! MA COME HAI FATTO A VEDERMI?!», sbraitò lei, coprendosi le cosce di più con la gonna, esplodendo dalla vergogna.

«Semplice, sono un detective. Ogni minimo dettaglio non sfugge alla mia vista, e vorrei parlarti con la massima sincerità: dopo questa cena vorrei tanto esplorare quella meraviglia che mi nascondi con gelosia sotto la gonna... se me lo permetterai, ovviamente».

«Stai scherzando?! Sei un maiale!», esclamò lei, completamente rossa su tutta la faccia.

«Che accuse gravi...».

Goro alzò il sopracciglio destro e lei arrossì ancora di più sul viso. Agitata si alzò e corse via, ma cadde sui tacchi appena uscita fuori dal locale e Goro la seguì, la aiutò a rialzarsi, la imprigionò tra le braccia, si approcciò al suo viso e la baciò intensamente.

Makoto ricambiò, ma poi allontanandosi apparve un ghigno sulle sue labbra.

«Dobbiamo ancora cenare, non siamo già al dolce, Goro», disse.

«Certo, ma non in queste condizioni», il detective si tolse la giacca e la fece indossare alla ragazza, poi rientrarono nel locale.

Il Ritorno di Goro AkechiWhere stories live. Discover now