Andiamo

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Neanche mi accorgo del tempo che passa. Sono seduta e mi tocco piano mentre lo guardo lavorare, penso che allora è questo che sono le relazioni degli adulti, una brace nel bassoventre che si prepara a essere rivoltata e far partire l'incendio in tutto il corpo.

Alessandro chiude una cartellina e mi guarda. Ha finito.

"Andiamo."

Si alza, si avvicina, io resto ferma a guardarlo e ora che sono seduta mi sembra ancora più alto, più grande. Mi sollevasse tra le sue braccia e mi portasse via, nel letto che mi ha mostrato in foto, tra le lenzuola che aspettano di essere intrise del nostro sudore e dei nostri umori.

Si mette in ginocchio, mi apre le gambe. La porta è ancora socchiusa e io la guardo, aspettando che entri qualcuno e veda Alessandro che si china e mi dà un bacio delicatissimo là sotto, dove sono bagnata e sensibile e piena di voglia. Tremo tutta, lui malizioso dà una leccata lentissima e io sento una scarica elettrica per tutta la schiena. La sua barba mi struscia sulle cosce, sopra i segni rossi di dove ho passato la notte a pizzicarmi per lui ieri.

Dopo avermi assaggiata Alessandro ammira la sua opera: le mie cosce ma anche io tutta, abbandonata su questo divano che avrà il mio odore per sempre, con gli occhi lucidi e il corpo tutto in fiamme che aspetta solo di poterlo servire.

Sorride. Dio perché non mi prende subito? Adesso. Se non mi scopa io muoio, lo sento. Ho bisogno di essere riempita dal suo cazzo, tirata per i capelli fino al culmine del piacere finché non mi si rigirano gli occhi e piango perché godo troppo. L'orgasmo di prima mi ha fatto bollire il sangue, ne voglio ancora, di più.

Fammi venire, Alessandro, ti prego. E invece andiamo.

*

Vive vicino, andiamo a piedi. So che lungo la strada abbiamo parlato ma non ho idea di cosa ha detto, di cosa ho detto: il cervello è migrato in mezzo alle gambe, in ogni centimetro di pelle che accidentalmente sfiora la sua.

Anche per le scale mi fa andare avanti, resta due o tre gradini indietro e allora ho quest'idea deliziosa di alzarmi la gonna, così mi vede bene il culo e comincia a venirgli l'acquolina.

"Sei diretta, eh?"

Mi prende in giro ma da come gli vibra la voce si sente che gli piace, che gli piaccio, che pure lui sta pensando solo al momento in cui mi avrà legata al letto e potrà usarmi come vuole. Me l'ha promesso.

L'appartamento è luminoso e spazioso, con la cucina a vista che è una cosa odiosa ma potrei perdermi a immaginare tutte le cose deliziose che può farmi su quell'isola, e non parlo di cibo ovviamente.

"Dove mi vuoi?" gli domando, con un tono più spavaldo di come realmente mi sento.

Sto impalata nel mezzo del suo salotto e lentamente sto realizzando che ho seguito uno sconosciuto a casa sua, nessuno sa con precisione dove sono, e se da un lato questo è elettrizzante, sentirmi vulnerabile è eccitante e meraviglioso, c'è ancora una piccolissima parte del mio cervello ancora razionale che comincia ad avere paura.

L'orgasmo nel suo ufficio mi ha annebbiato la mente ma gli effetti stanno piano piano svanendo.

Non è che ho fatto una cazzata?

Alessandro mi viene vicino e la sua bocca si posa sulla mia, dapprima con delicatezza, poi con la punta della lingua mi lecca il labbro inferiore, io rabbrividisco e subito apro le labbra, vado incontro alla sua lingua con la mia e ci baciamo fino a che non mi gira la testa per la mancanza di ossigeno. Ansimo, lui mi mordicchia il labbro inferiore, mi bacia di nuovo, mi rendo conto che le sue mani grandi attorno alla mia vita mi tengono praticamente in piedi.

"Prima, voglio che mandi la posizione a una tua amica," mi mormora all'orecchio.

Allora forse non è un pazzo e non ha in programma di uccidermi. Che, francamente, glielo lascerei pure fare, a patto che prima mi scopi.

Mi tremano le dita mentre prendo il telefono dallo zaino. Alessandro mi rigira tra le sue braccia, stringendomi da dietro in modo da vedere lo schermo. Con la sua erezione pressata contro il fondo della schiena apro Whatsapp, la chat di gruppo con Laia e Francesca.

"Che gli dico?"

"Le hai già parlato di me?"

"Più o meno." È una bugia. Non ho detto niente a nessuno, come potevo? Non ho le parole per raccontare tutto quello che voglio.

"Di' quello che vuoi."

Mando la posizione e poi l'emoji accaldata, cinque volte, così le mie amiche sicuro capiscono. Laia è compulsivamente online e risponde subito.

AHAHAHAH brava zoccola goditela

Alessandro sbuffa una piccola risata, io chiudo il telefono, le sue mani scendono sulla chiusura della mia minigonna. La slaccia, la spinge in giù e quella mi scivola lungo le cosce, leggera leggera finisce a terra. Le dita bollenti di Alessandro risalgono lungo la mia pancia, arricciando la magliettina leggera. Me la sfila, poi mi slaccia il reggiseno mentre io mi sfilo i piedi dalle scarpe.

Sono nuda e lui è vestito e dietro di me e questa cosa mi sta facendo impazzire.

Alessandro stringe una mano intorno alla mia che ancora tiene il telefono, la solleva e capisco al volo che cosa desidera: il telefono si sblocca con il riconoscimento facciale, apro la fotocamera anteriore e per un attimo neanche mi riconosco, così arrapata e languida e calda tra le sue braccia.

Scatto.

"Sei stupenda."

Mi morde sul collo e scatto. Mi stringe le tette e scatto di nuovo, angolando il telefono in giù in modo da prendere bene le sue dita affondate nelle mie morbidezze, il capezzolo che spunta tra il pollice e il medio.

In tutto questo il mio culo si muove da solo, strusciandosi piano piano contro di lui disegnando piccoli cerchi leggeri e disperati.

Alessandro si stacca.

Mi giro a guardarlo. Non resisto e gli chiedo:

"Ti ho fatto una bella sorpresa?"


Diario della mia LinguaWhere stories live. Discover now