Solo in quel momento capii. 

«Detective, puoi credere a quello che vuoi, ma dovresti accettare che io, una donna, possieda non solo una carriera, ma anche un'intelligenza di gran lunga più elevata della tua» risposi sogghignando per poi strattonare il mio braccio dalla sua presa salda. 

Durante il corso della mia vita avevo incontrato svariate volte persone come quel detective. 

Quelli che si consideravano forti uomini che avevano avuto tutto dalla vita e che pretendevano che il mondo continuasse a dar loro tutto. 

Privilegiati uomini bianchi che non comprendevano quanto la vita delle donne fosse complicata e difficile. Avevo lavorato duramente, più di chiunque altro, pur di costruirmi una meravigliosa carriera alle spalle e per non dipendere da nessuno. Non odiavo gli uomini, anzi, ma non li ritenevo necessari per la vita di una donna. 

Quel detective non accettava il fatto che io mi fossi presa gioco di lui e soprattutto davanti a tutti i suoi colleghi. 

Dovevo già badare a tutte le mosse che Alejandro compiva, non avevo tempo di dare peso anche a quella persona. 

Mi diressi su un'auto della polizia che il capitano mi aveva gentilmente fatto preparare e i poliziotti che mi avrebbero accompagnata si misero nei posti anteriori mentre io mi sedetti in quelli posteriori. 

«Scusi, agente?» la voce della poliziotta mi fece distogliere lo sguardo dalle strade di Los Angeles. 

«Chiamami Claire e dammi pure del tu» risposi sorridendole lievemente. 

I capelli erano acconciati in uno chignon ordinato e nessuna traccia di trucco compariva sul suo viso. 

«Oh, certo. Volevo chiederti il percorso che hai compiuto per diventare un agente segreto di così tanta fama.»

«Oh, be', non penso di essere così tanto famosa» risposi sentendomi leggermente in imbarazzo. 

«Scherzi? Tu sei la "mentirosa" ogni agente e detective sul suolo americano sa chi sei» rispose con uno sguardo di ammirazione che intravidi dallo specchietto.

«Forse hai ragione...» continuai ridendo leggermente. 

«Ho innanzitutto preso il diploma in Texas e poi ho deciso di frequentare la facoltà di legge a Stanford, qui in California. Dopo aver conseguito la laurea, mi sono iscritta all'accademia della DEA in Virginia per poi diventare agente speciale sotto copertura. Vuoi specializzarti anche tu?» 

«Ho già lavorato sotto copertura e ho anche frequentato un corso. Mi è piaciuto particolarmente e stavo pensando di dedicarmi totalmente a quello» spiegò mentre continuava a tenere gli occhi sulla strada. 

A quelle parole sorrisi. 

Mi ricordava me quando avevo deciso di intraprendere quella strada. Avevo avuto le idee chiare sin da quando avevo nove anni. Da quel fatidico giorno, avevo deciso che sarei voluta diventare come quegli agenti che mi avevano salvata e lavorare come agente sotto copertura era la decisione migliore. Avrei potuto interpretare un personaggio diverso praticamente ogni anno e per quel periodo non avrei dovuto pensare a nient'altro che al mio lavoro.

Arrivammo davanti alla porta del pronto soccorso e, non appena l'agente che sedeva precedentemente nel posto del passeggero mi aprì la portiera, cambiai totalmente espressione. 

Iniziai a lamentarmi dell'estremo dolore che provavo e mi appoggiai quasi totalmente all'agente. 

Entrammo all'interno dell'ospedale e un'infermiera accorse velocemente da noi. 

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