𝕾𝖑𝖞𝖙𝖍𝖊𝖗𝖎𝖓 𝕳𝖔𝖓𝖔𝖗 ~ 𝕿𝖔𝖗𝖙𝖚𝖗𝖆

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Cominciò con un dolore al braccio, lento e costante poi iniziò a sentire la sua voce. Era come un sibilo ma aveva la potenza di un urlo. Se la sentì scorrere dentro, andando ad attaccare quella parte di lui per cui non aveva un controllo, quella parte rotta che sarebbe sempre stata la sua rovina, non importava quando Evan provasse a fargli credere il contrario.
Vieni con noi sussurrava la voce.
Vieni adesso.
All'inizio si convinse di poterla ignorare poi iniziò ad essere doloroso, non riusciva a farla smettere, infondo non voleva nemmeno che lo facesse.
Quando quella sera lasciò la villa dei Rosier dopo due anni in cui gli era sembrato di poter avere una vita normale, in cui era stato bene per la prima volta dopo tanto tempo, sapeva che qualunque cosa fosse successa non sarebbe più potuto tornare indietro. Aveva lasciato un biglietto sul suo letto, spinto dal desiderio di non abbandonare Evan di nuovo, non senza una spiegazione. Erano delle scuse, perché alla fine l'aveva deluso, come aveva sempre deluso tutti quelli che lo circondavano, a partire da suo padre come quest'ultimo gli aveva più volte ricordato nel corso degli anni. Non era colpa delle persone ma solo sua, era lui quello sbagliato e voleva che Evan lo sapesse. Voleva che sapesse che, nonostante non avrebbe dovuto, per lui aveva fatto tutto quello che si poteva fare, che era stato l'unico a provare a salvarlo e che lui gli aveva voluto bene come nessun altro. Gli chiedeva anche di non venirlo più a cercare, perché dopo quello che stava per fare sapeva che l'amico l'avrebbe odiato e non voleva che questo accadesse. Era egoista certo, ma voleva che Evan non sapesse, che finalmente potesse avverare il suo sogno e scappare da quel mondo crudele in cui erano finiti. Se fosse restato alla fine sarebbe morto, come Regulus, loro tre non erano mai stati destinati ad essere felici ma Barty voleva che almeno lui lo fosse, sentiva che era l'unica cosa che poteva concedergli e ignaro della promessa che lo riguardava si illudeva che l'amico se ne andasse, che non rimanesse con lui anche dopo l'ennesima delusione.
Per tutta la vita rimpianse quella notte e quelle a venire. Lo aveva condannato, e la sua punizione era stata quella di sopravvivere.
Fu tutto molto veloce, l'istinto che lo materializzò esattamente nel punto in cui si trovavano Bellatrix Lestrange e altri e in cui i Paciok stavano per essere torturati. Si unì agli altri mangiamorte, infliggendo colpi spietati ai due maghi. Provò piacere nel farlo, come se aspettasse quel momento da tutta la vita, il sibilo nella testa che cresceva. Poi una mano gli si appoggiò sulla spalla e come un bagno d'acqua gelida lo risvegliò dal trance che aveva avvolto quei momenti.
Due iridi scure incontrarono le sue e il mondo gli cadde addosso.
- Evan - fu un sussurro prima che dei lampi bianchi gli attaccassero e l'altro mandasse delle maledizioni verso di essi.
Gli auror gli avevano trovati e Evan invece di scappare lo difese rendendosi complice e colpevole di azioni che non aveva commesso. Un lampo bianco lo colpì e si smaterializzò sotto gli occhi sgranati di Barty che riuscì all'ultimo a stringerli la mano e partire con lui. L'attimo successivo erano in un luogo che Barty non riconosceva. Erano in un vecchio salone e Evan era steso a terra mentre si tastava il fianco ferito. Provò ad avvicinarsi a lui per aiutarlo ma uno sguardo glaciale lo bloccò.
- Cosa credevi di fare ?- era arrabbiato ma sotto tutta quella rabbia Evan era semplicemente terrorizzato. Si era rovinato, quella sera aveva segnato la sua condanna, la fine di ogni sua speranza.
Barty non rispose ma gli si inginocchiò di fianco.
- È stata la lettera vero? - si sentiva uno stupido e la consapevolezza di quello che aveva fatto lo travolse.
- Io gli ho torturati Ros - era un'ammissione, come se prima di quel momento non se ne fosse reso conto
- Mi è piaciuto farlo - ammise dopo sotto lo sguardo sempre più provato dell'altro. Poi perse definitivamente ogni brandello di lucidità e gli saltò addosso
- Che cazzo hai fatto?- la bacchetta di Evan volò fuori dalla sua traiettoria e lui gemette di dolore quando il colpo dell'altro lo schiacciò a terra premendo sulla ferita.
- Davvero Barty? - gemette - Che cazzo ho fatto io? - anche lui ora era completamente impazzito, il terrore e la consapevolezza più dolorosi della ferita che aveva sul fianco.
- Sei tu quello che è scappato nella notte lasciando un fottuto biglietto Barty - gli urlò addosso
- Sei tu quello che ha appena ammesso di aver torturato delle persone e essersi divertito nel farlo quindi davvero Barty? Vogliamo davvero chiederci che cazzo ho fatto IO ? -
- smettila - lo pregò l'altro
- Di fare cosa? Dirti le cose come stanno? - - Ros basta, ti prego - Evan si bloccò di colpo. La mente andata ad anni prima su un treno, lo stesso tono disperato e poi quello che ne era seguito.
- Ok - sussurrò poi mosse lentamente una mano ignorando il dolore e la mise tra i capelli di Barty, in un gesto ormai diventato familiare dopo gli ultimi mesi di convivenza.
- Va tutto bene - continuò - Ce la caveremo - .
Non capì che Barty stesse piangendo finché una sua lacrima non gli bagnò il viso. C'era qualcosa in quegli occhi verdi bagnati dalle lacrime che sembrava surreale e Evan si rese conto che non l'aveva mai visto piangere da dopo l'incidente.
- Sono un mostro - lo sentì sussurrare, e vide tutto il dolore di quell'ammissione.
- Risolveremo tutto - disse allora - E quando sarà finita ti riporterò qui, nessuno starà piangendo e sarà tutto bellissimo proprio come ho sempre immaginato -
Barty lo guardò confuso prima di realizzare l'implicazione di quella frase.
- Questa è ... - ma non fece in tempo a finire la frase perché dietro di lui apparvero tre uomini e loro due dovettero scappare.
Il Signore Oscuro stava cadendo. Era questa l'informazione che non avevano messo in conto nei loro piani, il 31 Ottobre era scomparso e ora tutti davano la caccia ai suoi seguaci.
Passarono delle settimane prima che Evan prendesse una decisione.
Salvalo
questa era la promessa che aveva fatto e l'avrebbe mantenuta ora più che mai. C'era una unica cosa da fare per sistemare tutto e lui ne era consapevole come lo era del fatto che Barty l'avrebbe odiato per questo.
Quella sera firmò dei documenti, era già pesto fuori quando li lasciò sopra il tavolo dell'appartamento squallido in cui si erano nascosti, poi si smaterializzò a casa Crouch. Non ci era mai stato prima ma Barty in passato gliela aveva descritta e seppe come trovare ciò che gli serviva. Era un tavolo da trucco riempito di ogni sorta di unguento. Aprì uno dei cassetti del mobile e ci infilò una lettera sperando che la signora Crouch fosse l'unica a trovarla. Dopodiché si smaterializzò nuovamente stavolta ad un altro scopo.
Due cose potevano succedere quella notte, lui avrebbe potuto uccidere Malocchio Moody, l'auror che gli dava la caccia da settimane, oppure lui l'avrebbe ucciso. In entrambi i casi alla fine sarebbe sparito e prima aveva avuto una promessa da mantenere.
Salvalo. Era consapevole di aver preso una scorciatoia ma anche sicuro della sua scelta. L'avrebbe salvato, nessuno parlava di dover salvare anche se stesso però.
L'auror non tardò ad arrivare. Era un uomo basso e ricoperto di cicatrici, con piccoli occhi azzurri che sembravano quasi stonare con l'ineleganza del resto del suo aspetto. Non aspettò che Evan lo attaccasse e si mise a lanciarli maledizioni. Era bravo ma anche Evan lo era e dopo i primi colpi Moody si tenne una mano sull'occhio dove il ragazzo lo aveva appena colpito.
- Piccolo bastardo - urlò infuriato mentre una nuova sfilza di incantesimi gli veniva gettata addosso. Evan iniziava a sentirla, la vittoria, una possibilità di sopravvivere e ne venne disperatamente accecato commettendo l'errore di esitare. E fu allora che l'auror, improvvisamente consapevole della fine che l'avrebbe atteso altrimenti, usò una maledizione senza perdono.
- crucio - Evan cadde a terra contorcendosi dal dolore mentre Alastor Moody si rialzava a fatica.
- Questo è per i Paciok - la sua voce era carica di dolore per le troppe vittime alle quali aveva assistito in quella guerra.
- Dovresti andare in prigione ma Azkaban per quelli come te è come una riunione di famiglia, non è vero ?-
- C'è chi è disposto a pagare per avere l'onore di ucciderti,sai? È facile far passare tutto per un incidente durante una guerra - Moody lo osservò attentamente prima di avvicinarsi e scostargli leggermente la giacca.
- Ma tu sei già ferito e morirai lo stesso - lo guardò duramente prima di dargli un colpo secco alla testa e lasciarlo lì.
Evan lottò contro l'incoscienza, consapevole che se avesse chiuso gli occhi non gli avrebbe aperti mai più. Poi accadde, smise di lottare, dopo tutta una vita passata a farlo lasciò stare e provò pace. Aveva mantenuto la sua promessa e Barty si sarebbe svegliato con un'eredità tutta sua e un alibi perfetto.
L'hai salvato gli disse la voce di Regulus e lui morì sapendo che sì, ce l'aveva fatta.

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