Ucciso per il gusto di farlo

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Appena il ragazzo rallentò per immettersi nel vialetto davanti al garage chiuso, Dennis spense il più velocemente possibile la macchina e scese, raggiungendo in pochi passi l'auto di Liam che si trovava ancora a bordo.

E proprio mentre il ragazzo stava per aprire la portiera, Dennis gliela chiuse bruscamente in faccia facendolo sobbalzare: «Ma che cazzo?!»

Dennis si abbassò all'altezza del finestrino, fissando i suoi occhi scuri e strizzati in quelli azzurri di Liam, che piano piano lo riconobbe: «Ma sei tu! Cioè, quello che veniva al bar, che succede?»

Dennis non rispose, ma si limitò solo ad allargare le sue sottili labbra pallide in un sorriso largo e inquietante.

Liam, confuso da quello strano silenzio e dalla reazione del ragazzo, cercò nuovamente di aprire la portiera, dicendogli che doveva scendere e che se doveva dirgli qualcosa di essere veloce. Di tutta risposta, Dennis gli mostrò un grosso coltello da cucina, uno con la lama larga, lunga e col manico in legno, come quelli usati per tagliare la carne.

Liam alla vista di quel coltello sbiancò, spaventato dalle dimensioni, e fu allora che la portiera del guidatore finalmente si aprì, permettendo a Dennis di avvicinare il coltello alla gola del ragazzo che smise momentaneamente di respirare.

«Adesso io e te ci facciamo un bel giretto, ok?»

Detto questo costrinse Liam a scendere dalla macchina e a salire sulla Station Wagon parcheggiata poco più indietro, lo spinse nel sedile del passeggero e poi lo raggiunse sistemandosi al posto del guidatore, dopodiché mise in moto e si allontanarono.

Durante il viaggio, Liam rimase impietrito al suo posto, saettando gli occhi da Dennis al coltello, terrorizzato da quello che sarebbe potuto succedere. Dennis dal canto suo guidava silenzioso e tranquillo, diretto a una zona boschiva che conosceva e che era da molto chiusa al pubblico. Con una mano reggeva il volante e con l'altra il coltello che roteava tra le sue dita secche come fosse una majorette, lo posava sulle gambe solo per cambiare marcia.

Dopo circa quindici minuti interminabili, finalmente la macchina entrò un un vialetto che si interrompeva poco prima dell'inizio del bosco, dove il sentiero era coperto da grossi cespugli e rovi.

Dennis mise in folle, tirò il freno a mano e spense la macchina, poi costrinse Liam a scendere dalla macchina e a camminare fino all'interno del bosco, lontano da occhi indiscreti.

Sebbene le speranze del ragazzo di essere stato visto durante il rapimento fossero alte, Dennis sapeva che nessuno aveva assistito alla scena: conosceva bene quella zona perchè, nei giorni precedenti, aveva seguito di nascosto Liam e aveva imparato che, oltre ad essere un quartiere principalmente abitato da anziani, nessuno dopo una certa ora metteva il naso fuori di casa. In conclusione, nessuno li aveva visti.

E anche se qualcuno per un ignoto motivo fosse uscito, vedendo la macchina di Liam fuori nel vialetto, non avrebbe mai avuto il sospetto di qualcosa.

A un certo punto, sicuro di essere nel fitto del bosco, Dennis diede un calcio dietro a Liam e lo scaraventò per terra, poi accarezzando coi polpastrelli la lama del coltello iniziò a ridacchiare a bocca chiusa, stringendo gli occhi verso la sua preda con il destino ormai segnato.

«Ma insomma, tu non sei normale! Che cosa vuoi da me? Il portafogli? Il mio cellulare?»
«Voglio te.»
«Perchè? Non ci conosciamo, che cosa ti ho fatto, spiegami?»

Dennis non rispose, ma si mise a prenderlo a calci, colpi terribilmente forti da togliere il fiato a Liam. Venne colpito al fianco destro, alla spalla destra e allo stomaco, rimanendo raggomitolato al terreno confuso e spaventato.

Sulle tracce di Dennis LoganWhere stories live. Discover now