It's okay, I'm only afraid

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It's okay, I'm only afraid.

-Cosa significa che è stato dirottato l'aereo?- stava alzando la voce. La stava alzando un po' troppo per i gusti di Harry, che era seduto sul sedile dell'aereo e teneva gli occhi chiusi.
-Mi spiace signore, ma hanno cambiato volo negli ultimi istanti. L'abbiamo anche annunciato, infatti molti passeggeri sono scesi- l'hostess provava a tenerlo calmo mentre gli intimava di sedersi.
-Ma i miei amici sono a Miami, non può essere che...-
-È colpa sua che era distratto- uno stwart si mise accanto alla donna -Doveva ascoltare e non stare con le cuffie mentre noi annunciamo qualcosa- gli ordinò di sedersi nuovamente e Louis, stanco di discutere, lo fece.
-Siamo nella merda- sentenziò Harry.
-Oh grazie, se non lo dicevi tu io di certo non ci arrivavo!-
-Smettila di alzare la fottuta voce- lo rimproverò Harry -Non siamo da soli, cazzo!- e come un uomo adulto di ventidue anni, Louis rispose nel modo più maturo che conosceva, ovvero imitando la voce del riccio mentre diceva quelle parole.

-Come passeremo una settimana insieme io e te?- chiese Harry stremato -Litighiamo ogni minuto della nostra vita, sarà impossibile- Louis storse il naso.
-Non litighiamo poi così spesso- incrociò le braccia al petto.
-Stiamo litigando anche adesso-
-Litighiamo perché siamo degli imbecilli e siamo in una situazione di merda- disse Louis -A proposito, tu cosa facevi mentre annunciavano il cambio rotta?- Harry lo guardò per un attimo senza rispondere, poi -Dormivo sicuramente- lui e il sonno pesante, pensò Louis. Il fatto era che, è vero, Harry e Louis litigavano spesso, ma tra loro c'era questo rapporto speciale, nel quale un attimo primo litigano e quello dopo sono abbracciati per terra e si stringono forte come se la vita dell'uno dipendesse dall'altro.

-Stiamo atterrando- disse il riccio e presto arrivò l'annuncio -Dove dormiremo?- pensò subito -O dove mangeremo?-
-Possiamo cercare un hotel-
-Stiamo atterrando vicino ad Hattinge, non so quanti hotel ci saranno lì-
-Chiediamo una casa a qualcuno-
-Ci costerà un sacco- disse Harry.
-A quello ci penso io, sai che non è un problema- infatti Louis economicamente stava abbastanza bene, aveva entrambi i genitori medici e sua sorella era una ballerina di alto livello, quindi i soldi non gli mancavano di certo.
-Beh è un problema per me- rispose Harry che, al contrario di Louis, aveva solo la mamma che lavorava in un negozietto in città e non guadagnava poi chissà quanto. Era partito con i soldi che aveva ricevuto dalla pasticceria in cui lavorava e, ad essere sinceri, bastavano solamente per la spesa. Ma a Miami non doveva pagare un appartamento, perché Zayn aveva casa lì.

-No, ci penso io e tu non fai storie. È anche colpa mia se siamo in questo casino- si guardarono ed Harry presto deviò il suo sguardo. Non sapeva cosa di Louis lo rendesse insicuro, però ogni volta che lo guardava sentiva le viscere contorcersi, come se il suo sguardo potesse leggergli dentro.
-Dormivo anche io-
-Esatto, dormivi. Io ero sveglio e pensavo ai cazzi miei. Quindi accetti e basta- Harry si arrese, anche perché non poteva fare molto altro, anche se avesse voluto aiutarlo non avrebbe potuto.
L'aereo atterrò e, dopo una decina di minuti, presero i bagagli e scesero, seguendo le indicazioni per arrivare ai treni e scendere al centro di Hattinge.
Louis chiamò Zayn.
-che significa che siete in Svezia?-
-Non lamentarti, non sei tu quello con le palle gelate. Eravamo venuti con i cazzo di vestiti estivi e stiamo gelando- Harry tremava infatti e Louis lo abbracciava per scaldarlo.
-Ma non vi hanno avvertito mentre salivate sull'aereo?-
-Hanno cambiato troppo tardi ed Harry dormiva e io ero perso nei miei pensieri-
-Harry dormiva? Su un aereo? Impossibile-
-E secondo te se sente una cosa simile non me lo dice- Zayn non rispose -Va bene, sono abbastanza incazzato e parlare con te mi altera ancora di più. Chiudo e vado via con il riccio qua accanto a me che sta diventando una stalattite- chiuse la chiamata ancora prima che l'altro potesse rispondere e prese Harry per mano, entrando nel primo treno.

-Non sai nemmeno dove va- buttò fuori il riccio mentre cercava il cessare il tremolio del suo corpo.
-Non voglio vederti morire di freddo. Preferisco andare dall'altra parte del mondo che guardarti in questo stato per colpa mia-
-Ti incolpi ancora? È anche colpa mia, lo sai!- ma Louis lo fece sedere nel primo posto libero e si mise a cavalcioni -Siediti normalmente- Harry gli mise le mani sui fianchi ma l'altro gliele tolse.
-Ti sto scaldando, sta fermo-
-No, sembra che siamo fidanzati e qui ci ammazzerebbero- lo tolse da sopra di lui e lo fece sedere accanto -Non fare lo stupido adesso, non siamo a Londra, non sappiamo come la pensano le persone. Soprattutto quelle sui treni- Louis lo guardò ed Harry abbassò lo sguardo -Non tutti ci accettano- sussurrò.
In realtà, forse, non si accettava nemmeno lui.
-Ti fasci la testa prima ancora di rompertela. Siamo in Svezia, non tra i cavernicoli. Forse sono anche più civili di noi- sospirò nell'osservare quanto fosse triste e infreddolito l'amico e allora lo abbracciò forte -Non voglio che vivi nella paura di essere chi vuoi- sussurrò al suo orecchio -Sei molto più di questo-
-Non lo so- sussurrò Harry -Certe volte il mondo può essere asfissiante- poggiò il naso sulla spalla di Louis e inspirò il suo profumo.
-Non annusarmi troppo, ti prenderesti la botta della canna che ho fumato prima-
-Hai fumato prima del viaggio- Louis sorrise ed Harry scosse la testa -Dovresti smetterla di farti di quella roba-
-Ma mi fa stare così beeeene- rise Louis e solleticò appena i fianchi del riccio, che si staccò in maniera pronta e un po' impacciata.

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