Capitolo 2

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Malaroja, così la compagnia di Vega mi ha marchiata fin dal primo anno di ESO, ovvero ben 6 anni fa

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Malaroja, così la compagnia di Vega mi ha marchiata fin dal primo anno di ESO, ovvero ben 6 anni fa.

Il termine Malaroja significa letteralmente "Cattiva Rossa" o "Brutta Rossa" e deriva dal fatto che, nel passato, sì credesse che i capelli rossi o arancio-carota delineassero le persone cattive, addirittura figli del diavolo. Durante la caccia delle streghe, queste persone finivano al rogo, proprio a causa di queste credenze.

Ovviamente oggi nessuno crede più a questa stupida diceria, ma torna sempre utile quando sì cerca di denigrare qualcuno che ha questa spiccata caratteristica fisica.

Qualcuno come me.

Capelli corti fino al collo rossi, con qualche lieve lentiggine in viso e gli occhi scuri.

Vega invece era il contrario: capelli lunghi biondi e occhi chiari. Sempre perfetta.

Ma se c'è qualcosa che la contraddistingue dalle solite adolescenti bionde e bulle, sono le sue capacità mentali.

Il detto bionda e stupida non ha alcuna valenza per lei: Vega è tutto fuorché stupida.

La tipica bulletta bionda, menefreghista dei voti, popolare e patita di cheerleading, tipica dello stereotipo americano, qui non esisteva proprio.

Vega ha un fisico snello e invidiabile, ma perché ha sempre praticato ginnastica artistica fin da piccola e sta sempre attenta a ciò che mangia. Nonostante abbia tranquillamente sia le capacità che il fisico per poter essere una cheerleader ( e dunque essere ancora più a stretto contatto con gli sportivi e i popolari della scuola), lei non ha mai mostrato di volerlo diventare.

Sì prende cura del suo aspetto fisico, del suo armadio, della sua cosmesi, ma soprattutto è estremamente attenta al suo andamento scolastico. Ha partecipato per ben 3 anni di seguito alle elezioni studentesche, vincendo sempre. Solo quest' ultimo anno ha deciso di lasciar perdere, solo perché così avrebbe avuto più tempo da dedicare sia per lo studio che per gli esami finali, nonché per l'ingresso in università.

Il senso di competizione l'ha sempre caratterizzata ed è proprio per questa ragione che io sono diventata il suo bersaglio preferito: Vega ha l'ambizione di voler e dover essere la migliore, in tutto.

E sì è ritrovata me come ostacolo per raggiungere quell'obiettivo: anche io sono molto attenta al mio andamento scolastico e questo suppongo l'abbia sempre infastidita.

Il fatto che ci sia qualcuno che può avere una possibilità di competere con lei la manda probabilmente in bestia, ed è così che poi reagisce: prendendo di mira il malcapitato, cercando di farlo affondare in tutti i modi verbali e fisici possibili.

Anche se non esplicitamente, è sempre stato chiaro che Vega confrontasse ogni suo minimo voto e ogni sua singola valutazione con quelle degli altri studenti, me compresa.

Il fatto di essere sempre ( o quasi) la migliore la fa sentire più importante, come se sia ad un gradino sopra degli altri.

Ed è evidente che il mio andamento scolastico sia di intralcio a questo suo modo di sentirsi.

Lei non è per nulla la tipica bulletta adolescente: è forse più pericolosa, sia per il suo essere più sveglia che l'essere attenta e meticolosa.

Durante la lezione rispondo ad una domanda posta dalla prof e con la coda dell'occhio la noto lanciarmi uno sguardo inquisitore, che mi studia da testa a piedi.

Il semplice fatto d'aver risposto ad un solo quesito l'ha fatta infastidire, perché chi ha risposto non è lei.

Al termine dell'ora, infatti, è lei a rivolgermi la parola con tono freddo e da vipera, proprio nel momento in cui sto per raggiungere la porta.

« Sempre la risposta da intelligente, eh? Malaroja »

Io la guardo e la vedo assumere un'espressione altezzosa, ma io, come sempre, decido di non rispondere e di proseguire per la mia via.

Appena fuori dal corridoio percepisco dei passi affrettati di scarpe con il tacco che mi insospettiscono: neanche il tempo di voltarmi e controllare che Vega alza la voce, irritata: « Dove credi di andare, stronza! »

Il suo grido attira qualche sguardo nella nostra direzione.

« Ci conviene andare via » sussurra Mila al mio fianco, intenzionata ad allontanarsi da quella situazione.

« io ti ho parlato, ti pare questo il modo di comportarti, cafona? »

I miei piedi sì fermano.

Nei primi due anni tendevo a risponderle qualche volta e sapevo bene come era andata finire: se rispondevo, tutto peggiorava.

Perciò avevo preso la decisione di ignorarla ogni volta, sperando che la smettesse.

Ma a quanto pare, più la ignoravo e più lei sembrava avesse un motivo per insistere e non mollare l'osso.

« No, Amalia, lascia perdere » mi prega Mila, avendo già capito le mie intenzioni.

Mi volto e fisso la bionda con i suoi tacchi.

« Guarda che urlare in un luogo pubblico è da cafoni » le dico con tono tranquillo e pacato, mentre in realtà dentro di me sto impanicando.

Neanche aspetto la sua risposta caratterizzata da altri insulti che ritorno a darle le spalle, andandomene via.

Mengual || Fermín Aldeguer [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora