giornata uggiosa

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oggi penso a chi scrive. a chi lavora. a chi vive.
so per certo che spesso le persone non si accontentano, o non sanno vedere il bello nel semplice, nel povero, nel piccolo.
a me piace
mi piacciono tante cose
ma sopratutto mi piace quando le nuvole dicono che sta per piovere, e tira quel venticello un po' umido.
mi piace la luce bianca, senza il giallo del sole a tingere di mediterraneo e misterioso latino i muri incurati. quei muri del mio quartiere che tra pietre e tufo celano i segreti di millenni di storia, di storie, di qualcosa che non so riassumere in altre parole oltre a "vita".
mi piace guardare fuori e godermi le carezze del vento, mi rilassa e sono sicura che a tutti piaccia essere accarezzati. mi piace vedere il balcone di mia madre, pittoresco come tutto il mio quartiere. con quelle sue piante grasse, quel suo basilico, quei vasi colorati e quelle ceramiche che mia madre ha voluto trasformare in vasi. mi piace quel pezzo di magna grecia, una testa di una statua greca di non so che secolo, con una cavità nel cranio, dove ovviamente mia madre ci ha messo la piantina. magari dovrebbe stare in un museo, ma secondo me è meglio se sta sul mio balcone. e poi quella piantina è speciale, ha un fiore che quando c'è il sole si apre, ed è di una bellezza spettacolare. rosa con degli accenni di bianco. è una pianta grassa, di quelle con le spine, ma ha il fiore.
la bellezza occidentale ed i canoni estetici veramente non contano nulla, perché la vera bellezza non è oggettiva, non ha limiti, ed è la più bella e la più unica che si possa immaginare.
sono concetti detti e ridetti, ma non è mai abbastanza.
questa è la mia piccola felicità, e potrei scattare una foto, potrei fare un video, ma non mi va. allora lo scrivo, mi piace scriverlo, e con l'immaginaziome lo puoi sentire bene anche tu.

questo balcone, io dico che appartiene a mia madre perché è lei che ci stende i vestiti, però appartiene anche a mio padre perché è lui che quando prendemmo la casa mi disse "quando sono uscito a fumare sul balcone, mi sono sentito proprio un papa".
mio padre tornerà a momenti. come molti operai che vedo dall'alto di questo balcone tornare a casa, sporchi, stanchi, sudati e con una faccia di chi, ancora oggi, ha portato il pane a casa con tanta fatica.
mio padre sarà uno di quelli, lo è sempre stato. lo vedrò tornare sporco e stanco, con lo stesso sguardo dell'uomo che ho incrociato alle 13 mentre andavo a fare la spesa.
oggi tornerà molto tardi, credo alle cinque. sono una persona semplice, a pensarci mi vien da piangere. chissà perché..
ma sì che lo so perché. è perché non credo sia giusto, mio padre, debba darsi tanto da fare per giusto 50 euro alla giornata. per un lavoro che non sa mai quando lo chiameranno di nuovo, e non potrà mai prendersi le ferie perché non basta mai. le persone semplici devono fare soldi. devono faticare. devono sopportare. devono tornare tardi a casa per pranzo, stanchi morti e affamati, che appena finiscono di mangiare possono riposarsi.
io sono fiera di mio padre, e di mia madre, e di mia sorella che ha saputo laurearsi in corso, e di questa mia terra e questo mio quartiere.
e della ruggine sul balcone, che ha un po' quel colore scuro sul marrone, il mio colore preferito.
a me sembra il marrone nasconda la storia delle persone. la storia del cuore. il marrone è un colore gentile, dolce. è il colore del caffè, del cioccolato, del cacao anche se è stupido dirlo dopo il cioccolato. è il colore dei miei occhi, e di quelli di mia madre e mio padre, è il colore della terra e delle radici. è il colore più bello del mondo secondo me, e nessuno me lo potrà mai levare.
alla fine non so come finire, in realtà non voglio ma è una necessità. dico che alla fine mi piace questa giornata uggiosa, esco ad incontrare un'amica e vedo una ragazza con un micio sul seno, le faccio "ma che picciiiino" e lei scoppia in un sorriso che non stona per niente con questa giornata bianca, per niente triste.
è questo che mi piace delle giornate ad Andria, che vado in giro per prendere un gelato senza un soldo, il portafoglio dimenticato a casa, un po' come la mia testa che pensa troppo.
dimenticata a casa

chiudo con un motto fin troppo reggae per me, sono una finta fancazzista.
stay free
stay... me?
grammaticalmente scorretto ma l'hai capito il senso?

ehh, boh? troppa serietà fa male uagliòWhere stories live. Discover now