La porta aperta

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« Don't go, you're half of me now
But I'm hardly stood proud
I said it, almost »

[Repeat until death - Novo Amor]


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Il ragazzo vestito di nero faceva paura.

C'era qualcosa di mostruoso, nel modo in cui inclinava con attenzione la testa da un lato mentre camminava, quasi stesse riflettendo sul modo giusto con cui afferrargli la gola per non farlo gridare troppo forte.

Faceva paura il suo bastone: una testa di corvo dal becco aguzzo intrappolata in un groviglio di lunghissime dita guantate, che lo squadrava dalla penombra come attraverso una gabbia impenetrabile dalle sbarre nere.

Era una figura alta, minacciosa, con una lunga giacca che sbatacchiava nel vento freddo del porto e sembrava mescolarsi a tratti con il buio incombente della sera sempre più fitta.

Ma la cosa più terribile di tutte erano gli occhi.

Occhi duri come la pietra. Crudeli. Abissi senza luce.

Dello stesso castano intenso dei suoi, realizzò Kaz con orrore. Era come se si stesse tuffando in un riflesso grottesco di quello che era e sarebbe potuto essere. Un universo distorto nel modo peggiore, accartocciato da mani maldestre in una forma vagamente umana.

Kaz si sentì arretrare, il respiro arrancante, la testa che girava.

Jordie aveva detto che sarebbe tornato subito, giusto? Era solo andato a riempire la saccoccia dell'acqua alla fontana scassata dietro alla macelleria e poi sarebbe tornato subito per proteggerlo.

Jordie avrebbe cacciato via i fantasmi.

L'avrebbe salvato.

In strada non c'era nessun'altro. Quinto Porto era popolato solo dal fruscio sinistro dell'acqua sporca contro i moli e dall'ammiccare fiacco della luna dietro nastri di nubi torbide. Quel ragazzo era spuntato dalla chiazza d'ombra tra due lampioni, zoppicando silenziosamente lungo la via malamente piastrellata. Kaz avrebbe potuto giurare di non averlo visto passare nell'intervallo di luce precedente, e fosse stato generato dall'oscurità stessa, come uno spirito incorporeo fatto soltanto di tenebra.

Kaz voleva scappare. Correre via. Iniziare a urlare. Ma Jordie gli aveva detto di restare dov'era, di non dar fastidio agli sconosciuti, che non ci avrebbe messo più di cinque minuti. Di tenere la testa bassa e di non preoccuparsi.

Cinque minuti.

Kaz non aveva un orologio. Non lo sapeva quanto fosse passato. Aveva troppa paura per riuscire a quantificarlo con la lucidità necessaria. La notte di Ketterdam sembrava intrecciare la sveltezza di un respiro con l'esasperante cadenzamento delle ore. A volte Kaz aveva la sensazione che anche gli anni si piegassero sotto l'alito insistente dell'aria salmastra, come se la città risvegliasse i morti e svelasse vortici di dimensioni segrete.

Il ragazzino lanciò uno sguardo repentino al vicolo in cui si era infilato suo fratello poco prima, il cuore che sbatteva ansioso nell'impazienza di vederlo tornare. Poi tornò a concentrarsi sul ragazzo in nero, che avanzò di un altro passo calmo per fermarsi a poca distanza da lui e sovrastarlo.

Si guardarono attraverso lo spesso strato di semibuio.

Kaz sentiva il freddo arrampicarglisi lungo la schiena come uno sciame di insetti.

Pensò di chiamare a voce alta suo fratello, ma Jordie non avrebbe potuto fare in tempo, se quel ragazzo l'avesse aggredito d'improvviso. Doveva aspettare che tornasse da solo, che affrontasse lo sconosciuto e lo cacciasse via.

La porta aperta [Six of Crows - Kaz Brekker OS]Where stories live. Discover now