CAPITOLO 6

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Giugno 2022

Che hai?» chiese Enea vedendomi piombare nella sua stanza alle nove di sera.

Ero appena rientrata a casa dopo la visita dal ginecologo e avevo solo voglia di piangere e restare abbracciata a lui per tutta la notte. Tutti quegli anni a ripetermi che anche le altre ragazzine della mia età avevano i miei stessi problemi o magari altri più gravi; a cercare di tamponare gli effetti di quel ciclo ballerino e degli sbalzi ormonali e poi i dolori, all'improvviso. Dovevo operarmi e togliere quella cisti che non sarebbe stata né la prima né l'ultima probabilmente e poi iniziare una massiccia cura ormonale per sedare gli effetti della sindrome da ovaio policistico. Ero sconvolta e anche se lì, in quello studio medico, avevo fatto finta di niente, leggere la pietà negli occhi di mia zia Aida dopo aver chiesto al dottore se avrei avuto problemi ad avere dei figli, fu la stoccata peggiore.

«Non ho voglia di parlarne. Posso restare con te?»

Posò il libro di Ragioneria sul comodino e spalancò le braccia. «Invece credo che dovresti buttarla fuori. Hai litigato di nuovo con tuo padre?» chiese.

Gattonai sul suo letto e lo zittii portandogli le dita alle labbra. «Non ho voglia di parlarne!» dissi. «Voglio solo restare qua, con te.»

«Ok, ok.» disse stringendomi.

Poi mi venne un dubbio e saltai. «Oh, scusami, forse dovevi vederti con... Insomma con lei

Enea scosse il capo e mi strinse più forte. «Ma ti pare che lascerei la mia amica in queste condizioni per uscire con la mia ragazza?» disse ironico.

Sorrisi e mi tuffai letteralmente addosso a lui, raggomitolandomi tra le sue braccia.

«Grazie Delfino!»

«Sei proprio una ragazzina, lo sai?»

Sollevai il capo e lo fissai. «Ti odio quando mi chiami così!»

Lui sogghignò. «Non la sopporti proprio Eli, vero?»

Mi rigirai insofferente dandogli le spalle. «Non è così. È solo che non la vedo adatta a te. Cioè, capisco che a furia di vedervi tutti i giorni tra università e piscina, uno alla fine ci prova pure a costruire un rapporto più intimo, visto che avete tante affinità, ma mica per forza uno deve essere compatibile.»

«Ok, mi pare giusto. Ma perché queste cose non me le dici guardandomi in faccia?» chiese.

Il cuore mi arrivò in gola, accantonai per un attimo i miei problemi e assecondai l'orgoglio. Sedetti a gambe incrociate fissandolo dritto negli occhi. «Mettiamola in questi termini. Io e te, ci vediamo praticamente sempre, dormiamo insieme, ci raccontiamo ogni cosa, anche la più sconcia, mica stiamo insieme, ma soprattutto, non sentiamo proprio la necessità di qualcosa di più, vero?»

Enea si irrigidì di colpo e interruppe il contatto visivo con me. «Beh, sì, effettivamente, potresti avere ragione. A stento riesco a sopportare la versione amica di te, figuriamoci altro.»

«Potrei? Cristo Enea, che significa?» sbottai afferrandogli la mascella e girandolo a forza in modo che tornasse a guardarmi.

Sollevò le mani in segno di resa. «Ok, ho capito che vuoi dire, però ora sono qui, non sono con la mia ragazza, quindi che importa? Ma tu non stavi male per qualcosa?»

I miei occhi lo scrutavano, mentre lui fuggiva. Ricaddi sdraiata e mi rannicchiai sotto le lenzuola. Enea si sdraiò accanto a me e mi abbracciò forte. «Perché non mi parli?» mi sussurrò dolcemente in un orecchio.

Mugolai, aggrappandomi alle sue braccia.

«Ari, non mi piace questa cosa. Ti ho mandato almeno venti messaggi stasera e tu non ne hai letto nemmeno uno. Che è successo?» chiese.

AnankeWhere stories live. Discover now