Capitolo 2°: 𝕊𝕒𝕤𝕤𝕠𝕝𝕚𝕟𝕚

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Da quel giorno si formò un nuovo gruppo di amici, eravamo quelli rimasti alla festa, quindi all'incirca una ventina. Non vidi più quel ragazzo e la cosa non mi pesava tantissimo, ma raccontai di lui a Sam e ai miei genitori.
Sembrava un buon amico, ecco.

-Ragazzi, che ne dite se stasera usciamo a mangiarci una pizza?- scrisse un tipo di nome Max sul gruppo della compagnia.
-Per me e Amy va benissimo - scrisse la mia migliore amica.
-Pensi che ci sarà anche quel ragazzo?- chiesi
-Ma scusa non vi siete scambiati i numeri?-
-No, non ci abbiamo pensato.-
-Due idioti! Proprio fatti l'uno per l'altra -
-Hey! Non mi piace, scema! È solo un bravo amico, sai che non ho amici maschi, sarebbe bello averne uno-
-Io non penso ti veda come un'amica-
-Ma smettila!-
-Comunque- disse lei
-Come si chiama? Magari lo troviamo su Instagram-
Silenzio tombale.
-Amy...?-
Mi misi le mani tra i capelli e accennai un sorriso divertito.
-Non dirmelo...NON VI SIETE NEMMENO DETTI I NOMI!-
Scoppiai a ridere: -Non ci abbiamo pensato!-
-Non possiamo nemmeno chiamare a "Chi L'ha Visto", non abbiamo foto, non sappiamo il nome...-
-Sono proprio stupida!- continuai a ridere.
-Si che lo sei.- sorrise anche lei.

Verso le 19:00 cominciammo a prepararci, dato che l'appuntamento era alle 21 e Sam non riesce a non fare ritardo.
Dopo un'ora e mezza io ero già pronta e, stranamente, anche Sam lo era.
-Sam, sbrigati ti aspetto giù!-
-Ferma! Io sono pronta, scendiamo insieme.-
La guardai pietrificata e stranita.
-Cosa c'è? Sono i capelli? Ho il trucco sbavato? Le scarpe non si abbinano al top? Oppure...-
-Samantha Evans! Tu non stai facendo ritardo per la prima volta in tutta la tua vita!?- cominciai a squadrarla dalla testa ai piedi per vedere se fosse veramente lei o l'avesse rapita qualche alieno.
-Zitta e scendi, Amy!-

Arrivate fuori dalla pizzeria, riconoscemmo alcuni del gruppo e li raggiungemmo:
-Ciao ragazzi! Avete prenotato dentro o fuori?- chiesi.
-Hey! Abbiamo prenotato fuori, aspettiamo gli altri e andiamo- rispose una ragazza di nome Ester.
Ad un certo punto, vidi arrivare un ragazzo con un giubbino di pelle nero che si incamminava a testa bassa verso di noi. Man mano che camminava cominciai a vedere dei tratti del suo volto: era lui.
Salutò gli altri e si incamminò verso di me.
-Ciao, pazza.- disse in tono giocoso
Così mi aveva chiamata quel pervertito della festa.
-Ciao, ragazzo che ascolta Ryan Cold.-
Continuò a guardarmi con un sorrisetto stampato sulle labbra.
-Ancora non mi hai detto come ti chiami- dissi io, incuriosita.
-Forse è meglio così- rispose lui.
Si avvicinò leggermente a me, ma senza invadere troppo il mio spazio e lo sentii sussurrare:
-È più misterioso, non credi?- sorrise.
Automaticamente sorrisi anche io, ma la cosa fu parecchio involontaria.
-Amici, giusto?- chiese Sam in tono parecchio ironico.
La guardai come per zittirla e lei fece una risatina sottobanco.

Ci sedemmo al tavolo e il ragazzo senza nome si sedette proprio davanti a me.
Ero seduta all'ultimo posto del tavolo e la mia migliore amica era a capo tavola, proprio accanto a me.
Non parlavamo. Avvertivo solo il suo sguardo fisso su di me.
Finimmo di mangiare e decidemmo di andare nella piazzetta a pochi metri da lì.
Quando arrivammo, vidi Jessy che fece uscire dal suo zainetto una piccola cassa per la musica, la accese e tutti cominciarono a ballare e cantare. Uno del gruppo, di nome Adrian, mi prese la mano e mi fece fare una giravolta su me stessa. Non potei fare a meno di ridere: infondo non aveva fatto nulla di male. Continuammo a ballare, come tutti, ma all'improvviso sentii qualcuno afferrarmi l'altra mano e tirarmi verso di lui, obbligandomi a lasciare la mano di Adrian. Ovviamente era lui.
-Che ti prende?- chiesi, abbastanza perplessa.
-Che c'è? Non vuoi ballare?-
-Si, ma...-
Non mi diede il tempo di completare la frase che cominciò a farmi girare e ballare: era parecchio bravo. Mi guidava lui, io lo seguivo e basta.
Mentre ballavamo, mi fece una domanda.
-Posso chiederti una cosa?-
-Certo, dimmi-
-Hai mai avuto un ragazzo-
-Ecco, sinceramente no. Mai avuto, perché?-
-Semplice curiosità-
Poi sentimmo la canzone cambiare...
Stetti in silenzio per circa dieci secondi e poi esclamai:
-Ma è Ryan Cold!-
-E lo sai che canzone è?- mi chiese.
Feci cenno di no con la testa.
-È la mia preferita-
Parlava di "Stars In The Rain".
Cominciarono tutti a cantarla, dato che era molto famosa in quel periodo.
Guardavo lui che la cantava con un'energia che non avevo mai visto da parte di nessuno e mi guardava in un modo che nessuno aveva mai fatto.

Dopo un po' arrivo il momento di tornare a casa.
-Sam, ti accompagno io?- le chiesi.
-No, no, tranquilla. Ecco, vedi... C'è Max che vorrebbe riaccompagnarmi a casa e mi ha detto che ha una moto e tu sai che amo le moto e poi è stato molto gentile e...- era davvero imbarazzata e quando lo è diventa più logorroica del solito...penso di aver capito anche il perché.
-Samantha! Ho capito, tranquilla. Fai la brava, dopo parliamo- la rassicurai.
-Sam, vieni?- chiese Max che era già sulla moto.
-Si, si, arrivo!- rispose lei.
Poi, mentre camminava all'indietro, la vidi appoggiare il destro sul cuore:
era il nostro segno per dire "ti voglio bene" fin da quando eravamo molto piccole. Ricambiai e la salutai.
-Vuoi che ti accompagni?- mi chiese il ragazzo che ascoltava Ryan Cold.
-Veramente ho la macchina parcheggiata qui vicino, quindi non c'è bisogno- dissi io.
-Allora lascia che ti accompagni almeno alla macchina- sorrise.
E sorrisi anche io.
Parlammo del più e del meno, camminando e ridendo. Stavo bene, lo ammetto.
Vidi che ogni volta che vedeva un sassolino a terra, lo calciava. Ogni volta che ne vedeva uno...Bum! Un calcio. E esso volava lontano, lontano, finché non si vedeva più.
-Piacerebbe anche a me volare grazie solo a una piccola spinta, ma purtroppo è più complicato di così - disse lui.

-La macchina è dietro l'angolo, grazie per avermi accompagnata-
Sorrisi e mi girai, ma lui mi afferrò la mano molto dolcemente e mi disse:
-Aspetta, rimani ancora un po'-
Rimasi immobile mentre le nostre mani erano ancora unite.
-Devo andare, scusami- lasciai la presa, ma mi afferrò nuovamente la mano:
-Per favore- mi pregò.
-È tardi, devo proprio andare, scusami-
-Va bene, ci vediamo in giro quindi?-
-Si spera! Non ho il tuo numero e non so il tuo nome.-
-Se è destino ci rincontreremo, pazza-




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⏰ Last updated: Aug 23, 2023 ⏰

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