Fu il completo caos. Tutti i marinai combattevano per la loro vita e, soprattutto, per la nave. Ma i nemici erano più forte, come se avessero avuto un allenamento severo e rigido. Alcuni degli avversari caddero, altri riuscirono a far cadere a terra e perdere per un breve momento i sensi. Ormai non si capiva più nulla. Kyle fissava la scena come se la tempesta precedente si fosse battuta di nuovo contro la nave, che stava mettendo a terra i suoi mozzi uno ad uno come un effetto domino. Ma doveva agire, contrattaccare e riuscire a vincere quella battaglia. John intuì immediatamente, passandogli al volo la spada e superandolo, facendo contrasto tra la seconda spada e la spada avversaria. Kyle partì dopo poco, in una danza mortale. I suoi movimenti erano precisi, attenti. Feriva in punti non mortali, poiché comunque era un capitano con un cuore. Lui feriva, non uccideva. Voleva far capire che anche se era spietato, aveva i suoi principi. Era così concentrato, così assorto nella battaglia, che un urlo lo fece istintivamente fermare e portare lo sguardo verso il punto d'origine dell'urlo.

«Fermi!»

Il suo urlò fece effetto, perché di colpo tutti gli uomini si bloccarono. Lo scenario era Mike, col corpo tremolante per la paura, bloccato con le braccia trattenute dietro la schiena, la testa portata indietro mentre una lama di una spada era posata contro il collo. L'uomo che lo tratteneva fissava con un sorriso vittorioso il capitano, come un leone che aveva catturato finalmente la gazzella che stava inseguendo da ore.

«Kyle, era da tanto che non ci si vedeva? Fammi pensare... Un anno? Tre anni?»

«Quattro. Che cosa ci fai qui?»

Si poteva notare benissimo come lo sguardo di Kyle trasmetteva rabbia e frustrazione, cosa che l'uomo difronte a sé ne godeva. Premette maggiormente la lama contro il collo di Mike, facendolo gemere dal dolore e chiudere d'istinto gli occhi.

«Volevo solo rivedere una faccia familiare. Vedo che hai già trovato un sostituto. Che tristezza, non pensavo che ti comportassi in questo modo. Mi hai deluso molto.»

«Che cosa vuoi? Sadist, so che vuoi qualcosa, altrimenti non mi avresti cercato. E non osare metterla in mezzo, o stavolta non sarò così clemente nei tuoi confronti...»

Per gli altri una minaccia simile avrebbe fatto paura, perché significava che se una prima volta non li ha ucciso, la seconda non ci avrebbe pensato molto ad uccidere. Ma Sadist rise divertito, la voce leggermente acuta e graffiata che riecheggiò per tutta la nave, mettendo maggiore paura a Mike.

«Ohoh, che il nostro capitano stia finalmente tirando fuori le palle? Non pensavo che stavolta avresti cercato di uccidere. Ma sai, per stavolta passo. Appena ho visto questa carne fresca, mi sono detto: Hey, perché non regalarsi un nuovo giocattolino? Per cui, mi prenderò questo ragazzo. Non ti dispiace sp-»

Non riuscì a finire la frase che una pallottola gli sfiorò la guancia, conficcandosi nel legno dell'albero. Questo lo fece divenire leggermente serio, conficcando la lama del pugnale in modo leggero all'altezza della spalla di Mike, in modo sì da ferirlo, ma non da colpirgli una vena importante, e d'istinto lo fece urlare di dolore e chiudere di scatto gli occhi. Se il suo scopo era quello di provocarlo beh, ci era riuscito. Lanciò verso i suoi mozzi il ragazzo, estraendo dalla cintura la spada e mostrando un ghigno malefico.

«Beh, a quanto pare hai davvero tirato fuori le palle. Che questa lotta all'ultimo sangue sia ora e per sempre!»

Fu una lotta violenta: spade che si scontrarono creando delle scintille, sguardi aggressivi e divertiti. In tutto ciò Mike era tenuto bloccato da un uomo ben piazzato, la sua presa era quasi una stretta mortale. Poteva percepire le ossa che si stava inclinando per la pressione, facendolo urlare di dolore. Ma di colpo, sentì la presa allentarsi di colpo, cadendo per terra col corpo del nemico che cadde a peso morto al suo fianco. Non riusciva ad elaborare l'accaduto. Perché l'uomo è caduto? Perché quei due si conoscevano? Si guardò intorno, lo sguardo che vagava. Fino a che non si posò su John, che impugnava una pistola a pietra focaia che ancora usciva un lieve fumo biancastro dal boccale della pistola. Non fu così contento di vederlo come in quel momento. Dalla ferita un sangue perlato uscì lento, e delle lievi fitte percepì dalla ferita che si propagavano per il corpo, facendolo sussultare e premere d'istinto la mano contro la spalla, emettendo lievi sospiri. Ma quello che percepì meglio, era l'urlo dell'uomo che poco prima lo aveva catturato e ferito in modo abbastanza grave, seduto per terra e disarmato, mentre Kyle lo guardava con sguardo gelido, pieno di odio e disgusto mischiati fra di loro.

«Osa ancora ferire il mio equipaggio e la morte sarà troppo lieve. Ti torturerò, perché è questo quello che si meritano gli assassini bastardi come te... ora vattene, prima che cambi idea.»

Mormorò, il tono della voce bassa e profonda, che colpì con violenza il nemico, facendolo arretrare ed urlare la ritirata al suo equipaggio. Loro, scettici, guardarono la ciurma di Kyle, come se la loro voglia di sangue fosse ancora visiva. Ma alla minaccia che ricevettero dal loro capitano obbedirono come cani bastonati, saltando nella loro nave e preparandosi a partire, susseguiti dal capitano che, con un po' di fatica, salì e guardò negli occhi Kyle, una scintilla di divertimento mista a rabbia si scontrò contro quella fredda e vendicativa.

«Beh, mio carissimo vecchio amico, qui per ora le nostre strade si dividono. Ma sai anche tu che un giorno, non domani ma in futuro, ci rincontreremo. Fino ad allora, che i ricordi ti accompagnino per tutto il viaggio!»

La sua voce riecheggiò per l'area circostante, mentre si avviò nella direzione opposta a quella di Kyle, assicurandogli che non l'avrebbe seguito per il momento. Poteva dire che finalmente si sarebbe rilassato, ma ora il pensiero era per il ragazzo, che tremava a causa della paura mischiata al dolore. I loro sguardi si incrociarono di nuovo.
Di nuovo quella sensazione.
Scacciò dalla testa quel pensiero, riponendo la spada nella cintura e si avvicinò con passo calmo a John e Mike, che se ne stava seduto in ginocchio con la mano di John che gli accarezzava la schiena per tranquillizzarlo. Non era messo bene, ma nemmeno in modo grave. Certo, la ferita era curabile, ci sarebbe rimasta la cicatrice. Ma quell'esperienza l'avrà destabilizzato, come una sorta di trauma. Qualche giorno di riposo e si sarebbe ripreso, questo ne era certo.

«Lascialo a me. Ci penso io a curarlo. Sai anche tu che ferite simili sono niente, non ti preoccupare John.»

Sebbene all'inizio l'idea non lo entusiasmò, John annuì, lasciando che Kyle portasse praticamente in braccio Mike. Non ne era affatto contento, ma vedeva bene come il giovane non riuscisse a parlare o anche solo a camminare. Era terrorizzato, aveva visto la morte a pochi metri di distanza, paziente e con lo sguardo vuoto, spento. Sperava di non incontrarlæ tanto presto, non ancora.

Una volta che furono in cabina, Kyle lo mise lentamente disteso sul letto, guardandolo con silenzio tombale. Non era uno di conforto, non lo era da anni ormai. Aveva perso quel lato "umano", non sapeva nemmeno come recuperarla. Ma ora doveva sforzarsi, tranquillizzarlo. Mike in tutto ciò fissava il vuoto terrorizzato, sentiva la bocca asciutta, il cuore che batteva all'impazzata, le mani tremare senza sosta. Stava avendo un attacco di panico. Fino a che non si sentì prendere saldamente per le spalle, venendo costretto a guardare negli occhi Kyle, che lo fissava in silenzio.

«Respira Mike, sei salvo. Fai respiri lenti e profondi. Va tutto bene ok? Sei al sicuro qui nella mia cabina ora che ci sono.»

Non riusciva a pensare, a proferire parola. Ma doveva calmarsi, in qualunque modo. Questo lo aveva notato bene il capitano, quindi con un gesto di mano iniziò a fare lunghi e profondi respiri, e ben presto Mike lo imitò. Notò come il corpo gradualmente si stava calmando, come il respiro si stava regolarizzando. Una volta che finalmente fu del tutto calmo, sentì come se il corpo dopo tanta tensione cedette, cadendo a peso morto in avanti, scontrandosi contro il corpo fermo di Kyle, che lo guardava con uno sguardo lontano. Ricordarla gli doleva, era come se gli strappassero la pelle a mani nude.

«Kyle?...»

La voce di Mike lo fece tornare sulla realtà, una realtà spietata. Lei non c'era più, era lontana da anni. Guardò dritto negli occhi il minore, posando istintivamente la mano sulla sua testa e gli diede leggere carezze, rimanendo in silenzio ma intuendo già la sua domanda.

«Lo conosco quell'uomo purtroppo. È un bastardo senza anima. Mi ha portato via la persona che amavo di più al mondo, l'unica persona che mi faceva sentire vivo, felice. È ora che tu sappia la verità sul perché sto facendo questo viaggio, sul perché sono così ossessionato nel cercare quel tesoro con tutto me stesso, rischiando la vita in questo oceano così grande.»

𝐀 𝐬𝐭𝐨𝐥𝐞𝐧 𝐥𝐨𝐯𝐞Where stories live. Discover now